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4 anni agoon
Dopo la secca bocciatura della politica e dei romani, l’ipotesi “Raggi bis” viene impallinata da Enrico Stefàno, uomo di spicco del MoVimento e della maggioranza capitolina. «Prima di parlare di Raggi Bis Tris, secondo, terzo e quarto mandato», attacca, «mi sarebbe piaciuto avviare una seria riflessione interna per discutere di cosa a Roma ha funzionato e cosa no, di quali e quanti errori sono stati commessi». Basta «con i post trionfanti sull’ordinaria amministrazione, col vittimismo, le manie di persecuzione e il mito dell’onestà». Della serie, c’eravamo tanto amati.
Pesa lo sfogo del Presidente della commissione alla Mobilità, che secondo i bene informati avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di assessore ai trasporti al posto della Meleo e di Calabrese. E ora rischia di spaccare la base e mandare in frantumi la maggioranza, facendo saltare i piani della Sindaca. «Vi prego di contestare quanto da me scritto nel merito, se possibile argomentando», cioè, tradotto, non rispondete a vanvera o con i insulti, consuetudine tipica dei militanti grillini quando vengono criticati.
Regola Terzo mandato. «Oggi c’è una regola nel MoVimento, giusta o sbagliata, ma c’è. Vogliamo aprire una riflessione su questa regola? Sicuramente ce ne sarebbe bisogno», scrive Stafàno, «sono d’accordo che debba essere rivista, non sono una persona dogmatica ma assolutamente pratica. Ma non a dieci mesi dalla tornata elettorale e quando si è coinvolti in prima persona. Sindaci che proposero la stessa cosa qualche anno fa furono cacciati dal MoVimento e accusati di poltronismo, mi chiedo, cosa è cambiato oggi?».
Raggi bis. «Prima di parlare di Raggi Bis, Tris, secondo, terzo e quarto mandato, mi sarebbe piaciuto avviare una seria riflessione interna e un ampio dibattito per discutere di cosa a Roma ha funzionato e cosa no, di quali e quanti errori sono stati commessi (perché ne sono stati commessi) e come evitare di ripeterli in futuro. Degli obiettivi raggiunti e quelli mancati. Tanto per dirne una da oltre due anni siamo senza Assessore ai Rifiuti. E, solo dopo questo percorso, decidere di passare oltre i due mandati attraverso una sana votazione, e ancora, soprattutto, scegliere il candidato sindaco attraverso le famose “comunarie”. Perché possiamo anche togliere il limite dei due mandati ma magari attraverso una selezione e dibattito interno troviamo qualcun altro bravo da valorizzare». Avrebbe «voluto mettere le idee al centro prima delle persone. Fare un percorso “dal basso”, coinvolgendo chi ha capacità e voglia. Che poi sono i principi dai quali è nato il MoVimento. Siamo nati per rompere gli schemi», si sfoga, «non per riproporre la brutta copia di quelli vecchi».
Sul merito. «Al di là degli errori», recita la nota, «che per carità tutti abbiamo commesso, e del fatto, che va riconosciuto a Virginia, di averci messo la faccia in situazioni sicuramente difficili, quello che è mancato in questi anni è stata una visione e idea di città, del ruolo al quale vuole aspirare la Capitale di un Paese del G7. Ci (ri)presentiamo ai cittadini con i post “trionfanti” di strade asfaltate, alberi potati, ceppi tagliati, panchine riparate e roba simile? Ovvero l’ordinaria amministrazione? Ritengo invece che dovremmo aspirare a ben altro e andare oltre. Come la città di Roma vuole rispondere alle sfide che avremo davanti in questi decenni, dai cambiamenti climatici alla crisi economica, come colmare rapidamente il gap infrastrutturale e tornare di nuovo ad essere competitivi e creare lavoro. Di tutto questo non vi è assolutamente traccia nel dibattito cittadino, va detto in tutti i partiti».
Basta col vittimismo. «Non se ne può più con questa retorica del passato, con questo vittimismo, con le manie di persecuzione. Basta con questo mito dell’onestà, mentre il Presidente dell’Assemblea Capitolina sta a processo per corruzione. Ora, un’ultima preghiera. Dopo questo mio post, verrò tacciato nell’ordine di essere: Lombardiano, Renziano, Rettiliano ecc. Vi pregherei, a chi non la pensa come me (ci può stare non ritengo di avere la verità in tasca) di contestare quanto da me scritto nel merito, se possibile argomentando». E ancora: «molti di quelli che oggi sono stati folgorati sulla via del “Raggi-Bis” e fanno un post al giorno in suo sostegno con paragoni improbabili sono personaggi che fino a l’altro ieri remavano contro e chiedevano la sua testa. Mi chiedo quindi che credibilità possono avere queste persone e soprattutto chi si vuole ricandidare supportato (almeno in parte) da queste persone».
Lo sfogo non è passato inosservato ma rischia di ricordare «quello di Pasquale Amitrano (alias Carlo Verdone) in Bianco Rosso e Verdone (1981)», secondo il giornalista Giacomo Di Stefano, «che durante il viaggio subisce angherie e disavventure e infine sbotta con un monologo difficilmente comprensibile», prima ancora di aprire una discussione politica. L’accostamento appare azzeccato, infatti, oggi Stefàno critica ma fino a ieri affermava che andava tutto bene, madama la marchesa, adesso si scaglia contro i «post trionfalistici», quando egli stesso ha inondato la sua bacheca con messaggi di quel tipo. Come la mettiamo? «Stefàno arriva a scoppio ritardato sulla Sindaca», afferma il dem. Stefano Pedica, «dopo cinque anni si accorge dei suoi disastri». «Qualunque siano le ragioni alla base dell’atto accusatorio (e auto accusatorio) una cosa è certa: non gli si può dare torto», affonda la deputata azzurra Annagrazia Calabria. «Pur di restare ai posti di comando», prosegue, «i grillini hanno accettato di veder distruggere sotto i loro occhi la Capitale d’Italia, negando l’evidenza di un Città ridotta ai minimi termini. Se nel M5S ci fossero stati più onestà intellettuale, più coraggio e più amore per Roma, la giunta Raggi non sarebbe arrivata fino a questo punto. Dopo 5 anni tragici, le critiche e le lacrime di coccodrillo grilline hanno il sapore di una beffa».
Al netto degli elogi e critiche, il vero merito di Stefàno, considerata anche la tempistica, è quello di aver rimesso in discussioni gli accordi chiusi a tavolino nei piani alti del MoVimento, costruiti intorno alla figura della Raggi e consacrati da Luigi Di Maio in primis. E non è poco. Ora bisognerà vedere quanto la sua posizioni pesi, nell’alveo laziale, e quanto la base romana abbia recepito. Oggi si chiude la votazione nella piattaforma Rousseau. Due i quesiti posti: «Uno relativo alla modifica del mandato zero per i consiglieri comunali», che, se approvato, consente la ricandidatura della Raggi, «e uno relativo alle alleanze delle liste del Movimento 5 Stelle a livello comunale con i partiti tradizionali». Scrive il blog delle stelle.