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STAMINA: STORIE UNICHE CHE RICHIAMANO LE ISTITUZIONI AL RISPETTO DELLE LEGGI

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Tempo di lettura 12 minuti Mentre è partita la denuncia penale depositata alla Procura di Brescia da parte della famiglia del piccolo Daniele Tortorelli

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Grazie alla diffida del Patto di Solidarietà, le associazioni dei malati Movimento Vite Sospese sono state ascoltate dalla Commissione Conoscitiva, mentre è partita la denuncia penale depositata alla Procura di Brescia da parte della famiglia del piccolo Daniele Tortorelli. Ad una attenta lettura, l’audizione al Senato di Luca Pani, direttore dell’AIFA apre scenari nebulosi, per lui, l’ispezione agli Spedali Civili di Brescia dovevano essere eseguite per verificare le norme di un laboratorio GMP, perché la metodica stamina è ad uso industriale, producendo l’ordinanza che ha bloccato la lista delle infusioni ma criticata dagli stessi giudici che producono sentenze a favore dei malati: “lì non vi è alcuna sperimentazione o produzione di farmaci, ma solo cure compassionevoli ad uso non ripetitivo”

di Cinzia Marchegiani

Guardiagrele – Luce. Si vede luce in fondo al tunnel di questi malati. Davanti al loro diritto inalienabile sono state fornite ogni sorta di giustificazione soprattutto da parte dei medici che fino a poco tempo fa, non solo hanno infuso con il metodo Stamina, ma ne hanno certificato l’assenza degli effetti collaterali. Ora per alcuni sono diventate improvvisamente sostanze segrete, e per questo invocato il diritto di obiezione di coscienza. L’inchiesta di Raffaele Guariniello alla Procura di Torino ha illuminato il codice deontologico. Un mondo strano e alquanto pieno di evidenti contraddizioni ha guidato questa tragistoria, che fortunatamente è costellato da importanti documenti….troppo importanti e chiarificatori di cui i responsabili, soprattutto ministeriali, fanno fatica a ricordare o al massimo dicono che sono datati. Il più importante è il comunicato 173 dell’ISS cronologicamente inserito successivamente all’ordinanza dell’AIFA che attesta “senza ombra di alcun dubbio” l’esatto contrario dei i Nas e dell’AIFA: l’analisi delle provette sequestrate al nosocomio Bresciano hanno stabilito che vi erano cellule staminali vitali, valide per qualsiasi uso terapeutico.” Ma andiamo per gradi. Di nuovo una sentenza di un giudice del lavoro, commissaria gli Spedali Civili di Brescia. Noemi, la dolce e piccola Noemi affetta dalla terribile Sma1, ha finalmente ottenuto dal tribunale de L’Aquila la sentenza che “ordina” con urgenza la terapia incaricando Enrica Molino, la biologa di Stamina Foundation, a nominare i membri più idonei dell’equipe medica, oltre che dettare le tempistiche e le modalità di esecuzione del trattamento, utilizzando la struttura e le apparecchiature degli Spedali Civili di Brescia. Il provvedimento tra l’altro ordina agli Spedali Civili di Brescia di non ostacolare le attività della futura equipe formatasi e la sua efficacia decorrerà a partire dal 25 luglio 2014.
Andrea Sciarretta, papà della piccola Noemi aveva lanciato la proposta di fare uno studio e valutazione “pre e post trattamento” (perché non è stato mai fatto?) da medici super partes, poiché Noemi non è stata mai sottoposta alle infusioni. Per questo, il gruppo dei Consiglieri del M5S in commissione Sanità al Consiglio Regionale della Lombardia hanno lanciato l’appello affinché questa proposta venga accettata, Paola Macchi ne spiega le motivazioni: “Ci è stato chiesto di fare da portavoce di un genitore di un paziente. Siamo stati contattati dal papà di Noemi, il suo è l'ennesimo caso di ordinanza di un giudice che dice di fare le infusioni, anche se in questo caso ė diverso perché lei non ė mai stata trattata con Stamina. La proposta del papà di Noemi è stata di approfittare di questo trattamento, in quanto un'osservazione super partes consentirebbe di fare chiarezza. Le responsabilità sono politiche e siamo noi che dobbiamo dare una risposta ai pazienti e ai loro parenti.”

I quesiti che ora emergono sono troppi e lasciano altrettanti vuoti. Pazienti che hanno seguito una terapia in un ospedale pubblico non sono stati monitorati adeguatamente, i controlli medici e strumentali sono stati fatti altrove, ma le cartelle cliniche incomplete delle valutazioni pre e post infusione sono state acquisite come prove inconfutabili dal magistrato Guariniello, che ora ha chiesto il rinvio a giudizio per Vannoni, Marino Andolina tralasciando fuori i medici che hanno provveduto materialmente a somministrare le terapie.

Tutt’oggi c’è una sperimentazione da avviare e stranamente ancora il comitato scientifico non si pronuncia, mentre nella semplicità si poteva monitorate i pazienti. Le ombre che emergono provengono dalle stesse audizioni al Senato nella Commissione Conoscitiva del 6 febbraio 2014. Il Direttore dell’Aifa, Luca Pani rilascia la sua versione istituzionale, in merito all’ispezione avvenuta nel laboratorio di Brescia istituita, ispezione che poi ha prodotto un’ordinanza di blocco della manipolazione delle cellule staminali:“Va evidenziato che cio` che sta facendo la Stamina Foundation e` senza dubbio, al di fuori dell’uso per singolo paziente del decreto ministeriale del 5 dicembre 2006 e dell’articolo 28 del Regolamento. 

Questo metodo, oltre a non esistere scientificamente, e` finalizzato senza alcun dubbio all’uso industriale (perche´ pretende di curare ogni malattia neurodegenerativa, e non solo) e deve essere sottoposto a tutta la disciplina finalizzata al rilascio dell’Autorizzazione all’immissione in commercio (AIC), ad iniziare dalla sperimentazione clinica. Tale autorizzazione e` competenza dell’Agenzia europea dei medicinali (EMA), perche´ le terapie cellulari, come quelle oncologiche e quelle per le malattie avanzate, sono centralizzate a livello europeo; quindi il Regolamento sarebbe in piena validità.” Pani cita la direttiva europea, Regolamento (CE) n. 1394/2007 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 13 novembre 2007 sui medicinali per terapie avanzate recante modifica della direttiva 2001/83/CE e del regolamento (CE) n. 726/2004 (Testo rilevante ai fini del SEE), ma la stessa però al punto 6 recita: “Il presente regolamento è una lex specialis, che introduce disposizioni aggiuntive rispetto a quanto stabilito nella direttiva 2001/83/CE. Ambito di applicazione del presente regolamento dovrebbe essere la disciplina dei medicinali per terapie avanzate che sono destinati ad essere immessi in commercio negli Stati membri, preparati industrialmente o nella cui fabbricazione intervenga un processo industriale, conformemente all’ambito di applicazione generale della legislazione comunitaria in materia farmaceutica di cui al titolo II della direttiva 2001/83/CE. 

Dovrebbero essere esclusi dall’ambito di applicazione del presente regolamento i medicinali per terapie avanzate preparati su base non ripetitiva conformemente a specifici requisiti di qualità e utilizzati in un ospedale all’interno dello stesso Stato membro, sotto l’esclusiva responsabilità professionale di un medico, in esecuzione di una prescrizione medica individuale per un prodotto specifico destinato a un determinato paziente, assicurando al tempo stesso che non siano violate le pertinenti norme comunitarie relative alla qualità e alla sicurezza.” Il mistero diventa ancora più nebuloso se si analizza il comunicato 348 del 23 gennaio 2014 dell’AIFA che anticipava la suddetta relazione di Luca Pani al Senato (avvenuta il 6 febbario 2014):”Per i profili di propria competenza, l’AIFA ribadisce quanto segue: [L’AIFA comunicò prontamente all’Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia – che a giugno del 2011 chiedeva chiarimenti sulla possibilità di utilizzo di cellule staminali prodotte secondo la “metodica Stamina” presso il proprio Laboratorio di cellule staminali – che tale utilizzo non poteva essere autorizzato in quanto, dai dati disponibili, non risultava che le cellule prodotte con “metodo Stamina” fossero ottenute nel rispetto delle Norme di Buona Fabbricazione (GMP). L’AIFA non ha mai autorizzato i trattamenti secondo il “metodo Stamina”, anche perché nessuna autorizzazione è prevista dal Decreto del Ministro della Salute Turco-Fazio del 5 dicembre 2006, “Utilizzazione di medicinali per terapia genica e per terapia cellulare somatica al di fuori di sperimentazioni cliniche e norme transitorie per la produzione di detti medicinali”, che l’Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia ha dichiarato di seguire come riferimento normativo. Il suddetto decreto, infatti, non prevede alcuna autorizzazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco, ma solo la pregressa trasmissione all’AIFA di autocertificazione del possesso dei requisiti da parte dell’Azienda. L’Agenzia, dopo aver ricevuto l’autocertificazione del possesso dei requisiti da parte dell’Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia, si è così espressa “fermo restando la responsabilità delle affermazioni rese e di quelle del direttore del laboratorio di produzione, al fine di evitare ogni ritardo che potrebbe compromettere il buon esito della procedura, e nell’esclusivo interesse dei pazienti, si comunica che non si ravvedono ragioni ostative al trattamento indicato”. L’AIFA si attivò prontamente – a seguito dell’istanza di collaborazione inoltrata dal Comando dei Carabinieri per la tutela della salute, NAS di Torino nell’ambito dell’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Torino – partecipando al sopralluogo ispettivo in data 8-9 maggio 2012 per verificare l’attività di produzione e somministrazione di cellule staminali mesenchimali a pazienti in cura presso l’Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia. In considerazione della gravità delle censure sollevate a seguito dell’ispezione, il Direttore Generale dell’AIFA, Prof. Luca Pani, dispose, con l’ordinanza n. 1/2012 del 15 maggio 2012, il divieto immediato di effettuare: prelievi, trasporti, manipolazioni, colture, stoccaggi e somministrazioni di cellule umane presso l’Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia in collaborazione con la Stamina Foundation ONLUS”]

Questa ordinanza, come citato dall’Aifa, si basa ai sensi e per gli effetti dell’articolo 142 del D. Lgs. 219 de/2006 e s.m.i. che riguarda: [Divieto di vendita e di utilizzazione ritiro dal commercio e sequestro del medicinale, che così recita: 1. L’AIFA vieta la vendita e la utilizzazione del medicinale e dispone il ritiro dal commercio dello stesso, anche limitatamente a singoli lotti, se a giudizio motivato della stessa, ricorre una delle condizioni di cui al comma 2 dell’articolo 141 ovvero risulta che non sono stati effettuati i controlli sul prodotto finito, o sui componenti e sui prodotti intermedi della produzione, o che non sono stati osservati gli obblighi e le condizioni imposti all’atto del rilascio dell’autorizzazione alla produzione o successivamente, o il medicinale presenta difetti di qualità potenzialmente pericolosi per la salute pubblica. 2. L’AIFA può disporre altresì il sequestro del medicinale, anche limitatamente a singoli lotti, quando sussistono elementi per ritenere che solo la sottrazione della materiale disponibilità del medicinale può assicurare una efficace tutela della salute pubblica. 3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 si estendono, per quanto applicabili, anche alle materie prime farmacologicamente attive.]
Quindi ricapitolando, l’Aifa giustifica al Senato la suddetta ordinanza applicata ad un ospedale italiano come una norma che prevede il sequestro di materiale da destinare al commercio. La stessa anomalia, citata più volte nelle inchieste dell’Osservatore d’Italia, è stata posta dall’Avv. Tiziana Massaro, che in audizione al Senato con l’associazione Movimento Vite Sospese ha prodotto una documentazione autorevole alla Commissione Conoscitiva su Stamina che tra l’altro proprio in questi giorni si è ancora in attesa che venga acquisita in toto e non in parte.
Elisa Visconti Salvi di Alleanza Italiana entra in merito alla vicenda del piccolo Daniele Tortorelli, unico caso al mondo di un bimbo dell’età di 7 anni con la Nimann Pick che ha beneficiato, dimostrato dalle proprie cartelle cliniche, delle infusioni con il metodo Stamina:”è partita la denuncia penale da parte dei Tortorelli seguiti dal nostro avvocato penalista Natasha Gheda, che già precedentemente aveva diffidato la commissione scientifica, esortandola a coinvolgere nell’indagine conoscitiva del caso stamina ‘le associazioni di malati’, atto che ha consentito al Movimento Vite Sospese di essere audito in Senato lo scorso 9 luglio 2014. La denuncia è stata già depositata presso la procura di Brescia, denuncia che scatenerà una serie di azioni da parte delle nostre associazioni di contenimento e controllo. Se sarà necessario faremo intervenire anche l’Anti Trust.” Riguardo all’Ordine dei medici di Brescia che ha chiesto al ministro Lorenzin un atto politico-istituzionale che porti alla sospensione dei trattamenti Stamina, in attesa delle determinazioni del comitato scientifico ministeriale, la stessa Visconti chiarisce lo stato dei fatti:” Evidentemente il Presidente dell’Ordine dei Medici sta chiedendo al ministro cose impossibili, visto che sono le leggi già in essere Turco/Fazio e Balduzzi a determinare quali malati, in che circostanza, motivo e in che modo, hanno diritto di sottoporsi al metodo Stamina in regime compassionevole, come altre metodiche ad oggi già utilizzate, e ad oggi sono gli stessi organi istituzionali, a violare ripetutamente le medesime. Alleanza Italiana, come le associazioni facenti parte del Patto di Solidarietà, stanno costantemente richiamando al loro dovere attraverso azioni di ordine legale, diffide, esposti compresa la medesima proposta di legge che stiamo continuando a promuovere e che è già arrivata ad oltre 40000 adesioni, nonostante non sia mai stata trattata dalla stampa nazionale”.


Il dottor Stefano Di Ottavio faceva parte del Comitato Etico degli Spedali Civili di Brescia. Sarebbe interessante conoscere in che modo prima le infusioni venivano somministrate senza problemi di codice deontologico che ora hanno invece sollevato, sapendo che alla Commissione al Senato lo stesso Di Ottavio ha dichiarato (31Marzo 2014): “L’imposizione di trattamenti medici attraverso ordinanze, cui non è possibile obiezione di coscienza, in quanto non prevista in questi casi, dal nostro ordinamento, mina i fondamenti stessi dell’agire professionale e della nostra ragion d’essere come Ordine dei Medici, aprendo scenari che dovrebbero allarmare la società civile.” Stranamente il 7 maggio 2014, in un’intervista spiega lo stesso Di Ottavio che l’obiezione di coscienza invece è legittima:” mai viste simili imposizioni dai giudici.” Stamina ha recitato un repentino cambiamento di leggi e di ruoli, fino a giustificare le mancate somministrazioni al fatto che il preparato era segreto, come se per magia fosse cambiato il protocollo di preparazione…eppure lo stesso Fulvio Porta, direttore dell’Oncoematologia Pediatrica e coordinatore del progetto di collaborazione con Stamina in Commissione in Regione Lombardia ha spiegato che “delle due provette analizzate dall’Istituto Superiore di Sanità sono state evidenziate cellule mesenchimali, al 90% erano vive, non è stato trovato veleno di serpenti”. E’ stato detto tutto il contrario di tutto, smentendo anche le stesse azioni, pur di rappresentare una realtà che le stesse famiglie dei malati e le associazioni hanno rispedito al mittente per la mancanza di serietà… Prima o dopo, questi medici hanno seguito un codice deontologico non consono a quello dichiarato, ora occorre capire quale delle due azioni è stata lesiva per i malati stessi. Si alle infusioni di Noemi, che sia fatta una pre e post osservazione clinica, come era dovuto sin dall’inizio, per etica, per scienza, per dovere di critica, che siano indicati medici in grado per esperienza a valutare queste malattie rare e degenerative…in Italia abbiamo il dr Marcello Villanova che dal nostro giornale aveva invitato al confronto scientifico.

Cosa sta aspettando il nostro Ministro della Salute, che tale verifica venga imposta dal magistrato di turno o che gli Spedali Civili riportino la famiglia Sciaretta in un aula del tribunale? 

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Nobody Wants to Die, il videogame thriller in salsa cyberpunk

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Nobody Wants to Die, titolo sviluppato da Critical Hit Games disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, è un’avventura di stampo noir ambientata nella città di New York del 2329. Protagonista dell’avventura è il detective James Karra che si trova a dover indagare su una serie di misteriosi omicidi. Il poliziotto però non è solo, ma dovrà affrontare le indagini assieme alla giovane collega Sara Kai, suo braccio destro nonché personaggio fondamentale nel corso della storia. Fin dai primi passi mossi in questo thriller decisamente molto curato per quanto riguarda l’aspetto grafico, siamo rimasti affascinati dall’atmosfera da detective story in stile Blade Runner, dove però il focus devia totalmente dalle dinamiche di combattimento che ci si aspetterebbe. Nel corso di tutta la durata di Nobody Wants to Die, infatti, non si incontrerà alcuna sequenza di combattimento. Un vero peccato perché a nostro avviso qualche sparatoria avrebbe sicuramente messo più pepe al tutto. Come si può intuire, quindi, i cardini della produzione sono racchiusi tutti in tre elementi: storia, personaggi e ambientazione. A livello narrativo l’avventura ha inizio con il detective James Karra che torna a lavorare in polizia dopo un recente incidente in seguito al quale sembra aver avuto delle conseguenze sulla sua salute psichica. Proprio nel suo giorno di riposo viene incaricato dal suo capo di indagare sul presunto suicidio di uno degli uomini più ricchi di New York, Edward Green. L’uomo si accorgerà ben presto però che il caso affidatogli non è quel che sembra e, in compagnia della sua collega, Sarah, si troverà invischiato in un intrigo politico estremamente pericoloso e complesso.

Fra livelli che si sviluppano in verticale man mano che aumenta il tenore di vita dei cittadini, auto volanti che affollano i cieli ed enormi insegne luminose a fendere l’oscura decadenza di una metropoli in cui piove sempre o quasi, l’ambientazione di Nobody Wants to Die si ispira in maniera palese a Blade Runner ed è ovviamente un peccato che la si possa solo ammirare da lontano. Sono presenti infatti sequenze in cui il protagonista si ritrova a contemplare il profilo della sua New York e il traffico che scorre fra i palazzi, magari mentre si affaccia dallo sportello aperto della sua stessa auto volante. Tuttavia, una volta messo in moto il veicolo, l’atto di viaggiare verso una qualsiasi destinazione viene rappresentato in maniera automatica, senza la possibilità di pilotare il mezzo. Di fatto i momenti in cui viene concesso di esplorare lo scenario sono pochi e limitati, a dimostrazione di come il contorno scenografico dell’avventura sia appunto questo: un semplice sfondo, pensato per arricchire e contestualizzare un gameplay che di fatto si limita all’analisi delle scene del crimine o ai puzzle che concludono un’indagine andando a sommare i vari elementi. A livello di giocabilità, una volta giunti sulla scena del crimine si può azionare un dispositivo in grado di “riavvolgere il tempo” e rivelare elementi da approfondire e visualizzare, ricorrendo anche ad apparecchi come la fotocamera, la lampada UV e il visore a raggi X per ricostruire di volta in volta ciò che è accaduto e chi ha fatto cosa. Questa parte dell’esperienza è piacevole e molto ben coreografata, ma come detto risulta parecchio guidata. L’interfaccia del gioco, infatti, dispensa suggerimenti in continuazione, al punto che la modalità di visualizzazione teoricamente deputata a fornire dei consigli si rivela inutile. Viene detto fino a dove far scorrere il tempo, che strumento utilizzare e quando, rendendo futile persino la ruota di selezione dei dispositivi; e così anche il gameplay stesso di Nobody Wants to Die si rivela semplicemente funzionale alla narrazione e nient’altro.

L’ambientazione oscura scelta dal team polacco è di certo la componente meglio riuscita dell’intera produzione perché, al netto delle sue evidentissime ispirazioni, riesce a far emergere una discreta personalità all’interno delle suggestioni cyberpunk grazie ad un retro-futurismo datato ma efficace: l’impatto scenografico prestato da Blade Runner è qui mescolato ad un’estetica anni Quaranta, generando una dose di malinconia mista a tristezza nell’osservare auto volanti e dal design antiquato sfrecciare tra le piogge acide di una notte perenne. La colonna sonora doom jazz accompagna le elucubrazioni di un protagonista costretto a vivere per sempre nonostante la mancanza di stimoli reali, tratteggiando i confini di un universo in cui l’immortalità non è un dono, ma una condanna a vivere con i propri rimorsi. L’Unreal Engine 5 è qui utilizzato per donare un elevato grado di dettaglio ad ambientazioni contenute e ben diverse tra di loro, con un preset “Qualità” che fa sfoggio di un ray tracing corposo e di un’illuminazione efficace, mentre quello “Prestazioni” – che mantiene stabilmente i 60 fps – smorza il colpo d’occhio facendo calare la definizione e riducendo i giochi di luce. Tirando le somme possiamo dire che questo Nobody Wants to Die è nel complesso un’avventura a base narrativa caratterizzata da un’affascinante ambientazione cyberpunk, che attinge a piene mani da alcune opere piuttosto celebri, come il già citato Blade Runner, per raccontare una storia interessante e coinvolgente, costruita interamente sui due protagonisti. È vero: il gameplay si limita all’analisi delle scene del crimine e gli sviluppatori non hanno osato sconfinare, infarcendo anzi le meccaniche investigative di suggerimenti contestuali che rendono l’esperienza parecchio guidata, ma non per questo meno piacevole. Se quello che si cerca è un titolo tranquillo, con un’ambientazione molto suggestiva e che sia privo di una componente action, allora Nobody Wants to Die è il titolo che fa per voi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5
Sonoro: 8
Gameplay: 7
Longevità: 6,5

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise

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Threads in forte ascesa, superati i 200 milioni di utenti

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Threads, l’ultimo nato fra i social di Meta, ha superato il traguardo dei 200 milioni di utenti. Lo ha affermato con un post online Adam Mosseri, capo di Instagram, sulla cui rete Threads si basa. L’annuncio arriva un giorno dopo che Mark Zuckerberg aveva dichiarato durante una call sugli utili di Meta, che l’app stava per raggiungere i 200 milioni di utenti. In passato, il fondatore di Facebook ha più volte ipotizzato che Threads mira a diventare un social da un miliardo di iscritti. “La mia speranza è che Threads possa ispirare idee che uniscano le persone e che questa straordinaria comunità continui a crescere. Grazie a tutti per aver investito il vostro tempo e fornito feedback che rendono questo posto migliore per tutti” ha scritto Mosseri dal suo profilo su Threads. Come concorrente di X, l’app deve ancora risolvere alcune lacune che la differenziano ancora dal colosso guidato da Elon Musk. Come scrive Engadget, la stessa Meta è conscia del fatto che l’algoritmo che presenta i post in tempo reale di X sia molto più veloce di quello su Threads. “Non siamo ancora abbastanza veloci, e stiamo lavorando attivamente per migliorare” ha proseguito Mosseri. In ogni caso i numeri parlano chiaro, Threads in poco tempo sembra aver conquistato un elevato numero di utenti e sembra che il fenomeno sia destinato a crescere. Riuscirà a diventare la nuova punta di diamante di Meta? Lo scopriremo solo seguendo gli sviluppi e la crescita di questo giovanissimo social media.

F.P.L.

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Luigi’s Mansion 2 HD, il titolo icona del 3DS torna su Switch in alta definizione

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Luigi’s Mansion 2 ritorna, a più di 10 anni dalla sua uscita originale su Nintendo 3DS, in versione rimasterizzata per Nintendo Switch. Questa nuova edizione in alta definizione del piccolo capolavoro del colosso nipponico offre l’opportunità di rivivere una delle avventure più amate del fratello di Mario, con una veste grafica rinnovata e alcune migliorie tecniche. Ma come si comporta questo titolo del 2013 nel panorama videoludico attuale? Analizziamo nel dettaglio questa riedizione per scoprire se il fascino di Cupavalle resiste ancora alla prova del tempo oppure è destinato a soccombere sotto il peso degli anni. Seguendo in modo abbastanza diretto dal primo episodio, uscito su Game Cube nel lontano 2001, Luigi’s Mansion 2 HD (al tempo Luigi’s Mansion 2 o Luigi’s Mansion Dark Moon negli Usa) catapulta i giocatori nuovamente nell’avventura con un incipit decisamente semplice: dopo la vittoria dell’idraulico in verde nel primo capitolo, i fantasmi si sono acquietati e vivono in serenità con gli umani, permettendo al Professor Strambic di continuare i suoi studi con grande efficienza. Un “misterioso intervento esterno”, però, distrugge e frammenta la pietra a forma di luna che teneva sotto controllo gli spiriti, mandandoli in agitazione e costringendo lo scienziato a chiedere il soccorso del miglior acchiappafantasmi in circolazione. Così in men che non si dica quel fifone di Luigi si trova nuovamente impegnato a catturare spettri con aspirapolvere alla mano e gambe tremolanti. Questa volta però non si troverà più in una sola, vasta, magione, ma dovrà spostarsi in differenti aree per recuperare i pezzi del cristallo, scoprire chi si nasconde dietro le quinte e ripristinare tutto alla normalità, assicurandosi che nessuno dei suoi amici sia finito nei guai. Il tutto è possibile grazie al genio di Strambic, che oltre a essere il massimo esperto di fantasmi è anche riuscito a sviluppare una tecnologia chiamata “pixeltrasporto”, in grado di muovere Luigi da una parte all’altra del mondo sfruttando schermi e telecamere come veicolo. Da qui inizia un’avventura tendenzialmente in linea con gli altri episodi, che vede il buon Luigi esplorare ogni angolo delle location da lui visitate alla ricerca di tesori, chiavi, fantasmi e segreti: insomma, tutto il necessario per proseguire di livello in livello e soddisfare le richieste di Strambic. Idealmente la progressione ricorda un po’ quella di un metroidvania, in quanto c’è la libertà di muoversi in aree tutto sommato limitate, da sbloccare di volta in volta, mentre vengono mostrati al tempo stesso tanti passaggi apparentemente inaccessibili, muri misteriosi che sembrano nascondere qualcosa, stanze prive di accesso o sistemi di controllo che sembrano non rispondere alle sollecitazioni di chi gioca.

Luigi questa volta avrà insomma un bel da fare dovendo ripuloire ben cinque magioni infestate nel tentativo di ricomporre la pietra a forma di Luna e domare gli ectoplasmi aiutato dal fido aspirapolvere Poltergust 5000, versione potenziata del modello 3000 comparso in Luigi’s Mansion, e da una torcia multifunzione. Sulla carta per avere la meglio basterebbe “sparaflashare” gli evanescenti invasori per poi pescarli con l’aspirapolvere assecondando i loro movimenti. Nella pratica, però, i dispettosi fantasmi faranno di tutto per vendere cara la melma ricorrendo a trucchetti, armature o alla forza bruta: tutte cose che costringeranno i giocatori a indebolirli, aggirarli o quant’altro prima di poter procedere con la cattura. Su 3DS, come accennato, queste meccaniche soffrivano un poco i limiti del sistema di controllo, ma qui sono una vera goduria e bastano davvero pochi minuti per prenderci la mano e farsi trascinare dalla moltitudine di interazioni escogitata da Next Level Games e Nintendo per spremere fino all’ultima goccia le possibilità del Poltergust 5000 e il pensiero laterale dei giocatori. Il Poltergust 5000 nasce per aspirare i fantasmi, OK, ma nulla vieta di invertire il flusso e/o sfruttarlo per sollevare tappeti, afferrare tende, tovaglie e in generale passare al setaccio le magioni infestate svelandone i vari segreti o espugnandone le ricchezze in modo da potenziare il proprio arsenale. Sempre grazie all’aspirapolvere si può, ad esempio, afferrare oggetti congelati e trasportarli fino alla fiamma più vicina, oppure gonfiare dei palloncini e creare una piccola mongolfiera per raggiungere aree altrimenti inaccessibili; e queste sono solo alcune delle tante interazioni possibili per sfruttare o aggirare i limiti fisici del gioco. La torcia a sua volta non si limita a rendere vulnerabili gli spiriti ma consente di attivare interruttori e meccanismi, mentre l’Arcobaluce – sorta di versione “mariesca” degli ultravioletti – è in grado di svelare porte e oggetti nascosti aggiungendo di fatto una dimensione extra all’avventura, obbligando così il giocatore a prestare particolare attenzione a tubi mancanti, zerbini e persino ai complementi d’arredo apparentemente asimmetrici. Attorno a queste dinamiche gli sviluppatori hanno costruito un sistema di enigmi incredibilmente sofisticato; le missioni inizialmente appaiono circoscritte, ma col procedere del gioco diventano sempre più elaborate facendo “esplodere” il level design delle singole magioni e servendo alcune delle boss fight più creative mai viste in un videogioco Nintendo. Di contro il cuore dell’esperienza resta la caccia, e anche sotto questo aspetto dopo le prime semplici battute è necessario ricorrere all’astuzia e a tutte le opportunità offerte dai propri strumenti, senza contare le occasionali disinfestazioni da ragni, piante carnivore e altre simpatiche creaturine che infestano le aree di gioco.

Se il titolo originale ha proposto una più che discreta esperienza portatile, in questa occasione è opportuno chiedersi se e quanto abbia giovato la transizione a una nuova piattaforma. La risposta è a nostro avviso: decisamente più performante ma meno “peculiare” rispetto alla piccola console portatile della grande N. A livello puramente visivo, nulla da dire: pur non raggiungendo le vette di Luigi’s Mansion 3, questa edizione HD del secondo capitolo risulta comunque molto curata, potendo godere di modelli e texture ricreati da zero e un impatto scenico dovuto al cambio di proporzioni dello schermo decisamente più efficace. Molto bene invece per quello che concerne il lato controlli, che tornano a contemplare l’utilizzo dell’analogico destro (assente su 3DS) per rendere più agile il movimento che su portatile risultava piuttosto sacrificato. Forse il cambiamento più importante che il gioco ha vissuto in positivo. Esplorazione e combattimenti risultano quindi più fluidi e divertenti, così come tutte le prove “speciali” che vedono variare il gameplay. Dove si paga lo scotto è nella trasposizione dell’esperienza “stereoscopica” originale: in particolare basta vedere i boss, comunque tuttora apprezzabili, per cogliere come la messinscena sia frutto di un design collegato allo speciale effetto visivo offerto dallo schermo superiore di Nintendo 3DS, risultando sacrificata, se non quasi banalizzata, quando riprodotta in modo tradizionale. E’ necessario, quando si parla di Luigi’s Mansion 2 HD evidenziare due note sulla longevità e il multigiocatore. Per quanto concerne la durata, il titolo si assesta sui livelli del terzo capitolo, quindi intorno alle 10/15 ore per una partita classica, salendo se si va alla ricerca del completismo, sebbene il tutto possa risultare un po’ allungato per via del continuo “vai e vieni” dovuto alla struttura a missioni. Per quanto riguarda il multigiocatore tocca constatare come il tutto sia in linea con il titolo d’origine, mancando quindi di una modalità storia cooperativa e limitandosi invece alla Torre del Caos in cui collaborare fino a 4 giocatori, in wireless locale o online, per superare le tante e appassionanti sfide proposte. Tirando le somme, poter tornare a giocare a Luigi’s Mansion 2 HD è sempre un piacere, soprattutto perché in termini di level design, struttura degli enigmi e gestione dell’arsenale è sicuramente il capitolo più interessante della serie, persino al netto del terzo. In più il salto in avanti per quanto riguarda il sistema di controllo offerto a suo tempo da 3DS rappresenta una vera benedizione, persino più gradita del passaggio all’alta definizione. Certo, aggiornare anche il sistema dei salvataggi sarebbe stato un gradito cambiamento, ma tutto sommato non possiamo lamentarci. Tuttavia tra gioco base, contenuti extra e tutte le cose da fare per completare il titolo al cento per cento, ci sarà da spassarsela davvero per molte ore.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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