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Editoriali

STAMINA: PRENDERE O LASCIARE

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Tempo di lettura 4 minutiAl metodo Stamina dovrebbe essere concessa una opportunità dal "pubblico". Prendere o lasciare, al nuovo comitato l'ardua sentenza.

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di Alberto De Marchis

Stamina muove e smuove tumultuosamente gli animi. Sembrerebbe che le infusioni agli Spedali Civili di Brescia siano state interrotte dopo che il comandante dei Nas, generale Cosimo Piccinno, nel corso di un’audizione in commissione Sanità del Senato per l’indagine conoscitiva sul caso Stamina, ha segnalato la presenza nel laboratorio bresciano di un biologo abilitato alla professione, ma non iscritto all’Albo come invece obbligatorio per legge.

 All’indomani dell’audizione del comandante dei Nas nella commissione di Palazzo Madama lo scorso 5 febbraio, Belleri chiede per mail a Vannoni di documentare l’iscrizione della Molino all’Albo dei biologi.

Ormai da mesi si sta svolgendo una vera e propria battaglia contro il metodo stamina. Mentre i malati muoiono, mentre le famiglie con bambini piccoli e malati rimangono appesi ad una flebile speranza, ci si aggrappa con le unghie e con i denti a cavilli impossibili. Non bisogna assolutamente bloccare la coltura di cellule di 3 donatori già conservate in laboratorio.

 "Ieri si è espresso il giudice di Trapani – afferma ha affermato Vannoni – e oggi sia Erica Molino sia Manuela Martano erano in laboratorio a Brescia, impegnate nella coltivazione di cellule»

Intanto Nature, che precedentemente aveva attaccato Mauro Ferrari, presidente designato del nuovo comitato chiamato a esprimersi sul metodo Stamina, col senno del poi rivisita le sue dichiarazioni.

Stamina finisce nell'occhio del ciclone quando inizia ad incontrare il settore Pubblico. Quando, cioè, Vannoni e Andolina, riescono a portare agli Spedali civili di Brescia, il trattamento originale di Stamina. Viene legittimato l’uso delle cellule trattate secondo le procedure di Vannoni all’interno di una struttura sanitaria nazionale. Tutto avviene nei margini di una convenzione tra Vannoni e la Regione Lombardia, che apre al professore la possibilità di somministrare le proprie staminali in qualità di cure compassionevoli.

Ma sul nome "Medestea" c'è qualcosa che odora di business, lo stesso business di privati che contrasta il metodo stesso. I conflitti d'interesse sono il fango chè stato gettato addosso ad un metodo che andrebbe velocemente messo alla proova come sostanzialmente ammesso anche da Camillo Ricordi per verificarne la reale efficacia. Speriamo non si stia giocando sulla pelle dei malati che vogliono guarire da malattie incurabili. I conflitti d'interesse e la fame di business sono il veleno dei malati. 

Medestea, che si occupa di commercializzare integratori e prodotti cosmetici, ma anche, a quanto pare, di cellule staminali. E se Medestea finanziasse Stamina perché intenzionata, in un futuro prossimo, ad aprirsi al mercato delle staminali in Cina? O ci si concentra sul pubblico oppure sul privato. 

Al metodo Stamina dovrebbe essere concessa una opportunità dal "pubblico". Prendere o lasciare, al nuovo comitato l'ardua sentenza.

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