Scienza e Tecnologia
SPERIMENTAZIONE FARMACI: QUEL TAVOLO MINISTERIALE CHE NON DECOLLA
Tempo di lettura 5 minutiIl tavolo appare tutt'ora contrastato dall'attuale ministro Lorenzin: “non da seguito al percorso iniziato per motivi che dovrà spiegare seriamente"
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10 anni faon
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cmarchegiani
di Cinzia Mrachegiani
Una storia strana e nebulosa cala il sipario sulla prosecuzione del Tavolo tecnico scientifico sui metodi alternativi sostitutivi alla sperimentazione animale che l’ex Ministro della salute Renato Balduzzi aveva avviato e inaugurato nel corso della suo mandato assieme alla collaborazione preziosa del Partito Animalista Europeo. Ad oggi purtroppo nulla più si è mosso in questa direzione che vede primeggiare un atteggiamento di fermo e chiusura verso tutti quei metodi che ad oggi dovrebbero avviarsi verso un normale processo e progresso nella scienza nella sperimentazione dei farmaci. Metodi alternativi e validi che sono giustificati non solo verso la tutela degli animali da salvaguardare (e invece usati come cavie nei centri di ricerca), ma soprattutto cercando di scardinare l’ormai antiquato sistema che predilige la sperimentazione animale, di fatto superata dallo studio della genetica degli esseri umani, ma che forzatamente cerca ancora sostentamento nelle ricerche sui farmaci.
”Il tavolo ministeriale- conferma il presidente del PAE, Stefano Fuccelli– è stato bloccato dal precedente direttore generale, dott.ssa Gaetana Ferri, rimosso dopo l'iscrizione sul registro degli indagati dalla Procura di Roma a seguito della denuncia del Partito Animalista Europeo per omissione d'atti d'ufficio, già indagato dalla medesima Procura per il coinvolgimento nello scandalo dei trafficanti di virus, il suo successore anch'esso pro vivisezione continua ad ostacolare il regolare svolgimento del Tavolo nonostante la formale istanza inoltrata nel mese di novembre 2014.”
Per questo motivo nella data del 29 gennaio 2015, lo stesso movimento ha diffidato legalmente il nuovo direttore generale della Direzione Generale sanità animale e dei farmaci veterinari, dott. Silvio Borrello alla prosecuzione del Tavolo tecnico scientifico sui metodi alternativi/sostitutivi alla sperimentazione animale. Stefano Fuccelli spiega questo importante processo di crescita non solo culturale ed etico, ma soprattutto scientifico in cui si dovevano trovare i punti da cui partire con scienziati e ricercatori esattamente nel tavolo ministeriale appare tutt'ora contrastato dall'attuale ministro Lorenzin: “non da seguito al percorso iniziato per motivi che dovrà spiegare seriamente, non vorrei che la pressione delle lobby abbiamo imbavagliato questa opportunità per migliorare le prestazioni dei farmaci troppo spesso messi in commercio e altrettanto ritirati perché scoperti dannosi solo dopo il post marketing. Troppi interessi ruotano intorno alla sperimentazione animale, dal profitto e non certo per un miglioramento della salute umana alla protezione legale.”
Il cuore di questa battaglia di crescita scientifica e non solo etica punta i riflettori sulla sperimentazione animale che, dal canto suo, ha mostrato e mostra ogni giorno le sue sconfitte nel campo medico. Lo stesso Fuccelli spiega:” La sperimentazione animale permette alle aziende sia di commercializzare qualsiasi sostanza anche nociva e mortale per l'uomo, sia di non esserne poi responsabili in caso di danni o disastri farmacologici poiché la sua produzione e diffusione nell’ambiente sono avvenute a norma di legge. Milioni di decessi in tutto il mondo ma nessuno è mai andato in galera grazie all'alibi della vivisezione, questo è l'unico motivo per cui non viene abolita.”
Il PAE chiede di calendarizzare sin da subito ed in streaming i prossimi incontri al fine di permettere a tutti i membri di lavorare proficuamente verso lo stesso scopo: affinché si possa accelerare il progresso scientifico, tutelare maggiormente la salute pubblica e conseguire un risparmio di spesa:”Il Tavolo è il luogo istituzionale più accreditato alla discussione di un argomento che riguarda non soltanto il benessere degli animali ma soprattutto la tutela della salute pubblica. Continuare a perseverare nel sottrarsi al confronto conferma l'insussistenza scientifica della loro teoria…e dal profilo scientifico avvenuto purtroppo sono bastate soltanto tre sedute di confronto tra le due commissioni di scienziati e ricercatori, pro e contro il modello animale, per far congelare la prosecuzione del Tavolo visto l'imbarazzante impasse in cui si sono venuti a trovare i pro-vivisezione.”
Interessante l’intervento della dottoressa Valeria Roni, Laurea in Scienze Biologiche Università di Padova, al DEA in Biologia e dottorato di ricerca in Scienze Oncologiche che conferma, come anche tantissimi altri ricercatori con esperienze a livello mondiale, che la ricerca con animali è una vera e propria offesa all'onestà scientifica. La stessa dr.ssa Roni spiega in termini specifici che la sperimentazione animale è ormai un cammino lontano dalla scienza che miri ad una vera conoscenza è primitiva perché si basa sul modello animale, quando oggi abbiamo a disposizione una conoscenza biomolecolare e soprattutto genetica che ci ha portato a comprendere una regolazione genica molto complessa e che dimostra che, anche se abbiamo delle sequenze che collimano tra specie diverse, è la regolazione a monte del gene che cambia completamente:”In questo caso, alla luce delle nuove conoscenze scientifiche viene confutata tutta la traslazione specie/specie..anzi occorre porci in un approccio scientifico ancora più rigoroso, tanto che si è arrivati ad nuova scienza, la farmacogenetica, cioè lo studio di farmaci specifici per il singolo individuo, poiché due individui anche se uguali ad esempio donna/donna, o gemelli hanno genomi leggermente diversi, e rispondono in modo diverso al trattamento farmacologico. E allora, possiamo ancora paragonare noi e la nostra risposta al trattamento farmacologico a quello che avrebbe un’altra specie!? Qui ci sono i meccanismi regolatori che saltano completamente e ci differenziano. E’ un errore scientifico nel voler creare ancora il modello animale soprattutto nel creare modelli di malattie (per far ammalare gli animali e poi studiarci sopra). Per esempio nelle malattie neurodegenerative, che sono geneticamente molto complesse, abbiamo una cascate di geni, non un gene solo, che lavorano, una pathway al cui interno, anche se molto conservata tra l’umano e la specie di riferimento, si hanno evidenti variazione di regolazione. Perciò alla luce della regolazione genica, la sperimentazione animale crolla, e come scienziata non potrei sostenerla, perché occorre avere onestà scientifica.”
La sperimentazione animale oggettivamente pone in discussione i molteplici farmaci immessi in commercio e poi costantemente ritirati o rimodulati perché il post marketing (sperimentazione di massa) dimostra le carenze dei trials clinici. E’ questione di onestà scientifica che è sotto gli occhi di tutti, basta leggere il comunicato della stessa AIFA che spiega quando un farmaco viene ritirato: «In realtà, l’introduzione di un nuovo medicinale sul mercato porta con sé sempre una quota di azzardo che purtroppo si gioca sulla pelle dei pazienti. I dati a disposizione al momento di capire se vale la pena metterlo a disposizione della comunità sono sempre limitati a ciò che siamo in grado di valutare in un ambito sperimentale. Spesso si è in condizioni distanti dalla pratica clinica di tutti i giorni, dove sono molteplici i fattori che entrano a complicare lo scenario del nuovo intervento terapeutico. L’enfasi data al ritiro di un farmaco nasconde però l’incapacità di percepire, da parte degli operatori sanitari e del pubblico, la necessità di una revisione “continua” del profilo beneficio/rischio di ogni medicinale. Una lettura più critica consentirebbe forse al prescrittore, al dispensatore e al pubblico una diversa predisposizione ad un ruolo attivo nella farmacovigilanza, attraverso la segnalazione delle reazioni avverse (vecchie e nuove). Nessun farmaco può considerarsi scontatamente sicuro, anche se sostenuto alla base da risultati recenti e da un utilizzo consolidato. La rivalutazione del profilo beneficio/rischio di un medicinale non è quindi un’ammissione implicita di colpa né una sorta di testimonianza di una sistema che fallisce la sua missione di evitare rischi inutili.»
E allora perché non si vuole fare un confronto e tessere un percorso per progettare un tavolo ministeriale con un parterre di scienziati che possono attivare un contributo di spessore promotore di un grande cambiamento scientifico e culturale? La domanda legittima è insistente e cerca una spiegazione logica e seria che giustifichi la motivazione di questa censura ostacolata a livello istituzionale. Ci vorrebbe onestà scientifica, poiché ancora ad oggi si vede mettere in commercio farmaci anche sperimentati solo 6 mesi e poi ritirati dopo anni di post marketing alla faccia della sicurezza del cittadino…ma intanto le casse di chi l’ha prodotto sono state ben rimpinguate. Allora è lecito chiedere un cambiamento di rotta? Lorenzin se ci sei batti un colpo.
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