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Chiara Rai
Roma – Il quadro politico è chiaro. E’ bene sapere come stanno i sondaggi così non si rischia di immaginare qualcosa che non esiste. Il professor Monti non sta dimostrando ne di essere un rivoluzionario e neppure di avere quella giusta dose gentleman che si poteva avvertire quando ancora teneva la bocca chiusa e faceva il tecnico, cioè il suo mestiere. Mario, lo si sta comprendendo bene in questi giorni, non ha neppure quella giusta fama e nomea estera che tanto va sbandierando a i quattro venti. Monti non ce la può fare, prenderà si e no un otto per cento (ora è al 9,9 per cento) di consensi se riuscirà ad andare meno in televisione e tornare a guardare il popolo con occhio austero e credibile cercando, nel frattempo, di tenere a bada lo spread da qui al 24 febbraio.
Bersani è in netto vantaggio e probabilmente sarà lui il prossimo presidente del consiglio se farà attenzione a non scivolare con esagerate aperture al professore, il quale, anche ieri a Ballarò, non ha perso occasione per dargli una bacchettatina cortese. Sicuramente lo strilletto fatto a Bersani non ha avuto tanta efficacia quanto la martellata riservata al Cavaliere che continua a salire la vetta. Più Monti lo bastona, più Berlusconi prende consensi. In fin dei conti il professore continua a parlare di Eurozona mentre i due veri competitor di queste elezioni politiche sfornano ricette, per dei versi, condivisibili per rimettere in piedi il Paese.
I cuscinetti di Pd e Pdl potrebbero avere delle buone incastrature, ognun per sé ben inteso. Vendola si sta dando da fare, tra paragoni con la sua Puglia e storie di dotto ed educato cambiamento. C’è solo da pregare che non si faccia prendere da qualche particolare voglia che potrebbe ridurre quello 0,2 per cento di crescita di consensi che sta avendo in questa settimana. Chi perde un decimo di punto è la Lega che se non si inventa qualcosa rischia di presentarsi alla stregua dei conti nikkiani e portare poca sostanza a Berlusconi che comunque continua a salire dello 0,3 per cento arrivando al 18,2 per cento di consensi. Ancora abbondantemente distante dal 30,5 di Bersani che però perde esattamente ciò che acquista il Cavaliere: lo 0,3 per cento.
Chi ha intenzione di astenersi è piatto ghiotto di Cinque Stelle (dato al 14,02 per cento) che continua a pescare a retata tra gli sfiduciati come fossero web fish con al posto del cervello un microchip. Piccolo ma significativo incaglio è il movimento di Oscar Giannino che grazie alle sue proposte di protesta attraverso una riforma economica con tutti i crismi, riesce ad accattivare chi di Grillo non ne vuol neppure sentire parlare.
Cala dello 0,2 per cento Rivoluzione Civile di Ingroia, al 4,6per cento. Calo di un decimo anche per l’UDC, ora al 4,2%, al limite della soglia di sbarramento per la Camera.
Guadagna consensi La Destra di Storace (all’1,4%, +0,2%).
Pierluigi si dedica a fare il “padre”, è orientato al lavoro, è semplice e per il momento ritiene di non perder tempo a pettinar le bambole.
Silvio è proiettato verso una difficile ma possibilissima rimonta, lui al contrario di Monti, se vuole salire ancora deve apparire in televisione perché ha sempre qualche numero da tirare fuori dal cilindro. E’ un fagocitatore di consensi e certamente ci aspetterà ancora una interessante e rovente competizione politica.
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