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di Silvio Rossi
Un aforisma di Talleyrand, reso famoso in Italia da Giulio Andreotti, che l’ha utilizzato come un mantra, recita “il potere logora chi non ce l’ha”. Infatti, colui che è stato uno dei più longevi politici della Repubblica, ha fatto logorare decine di colleghi di partito o di suoi avversari.
Matteo Renzi, che della vecchia scuola democristiana è stato un allievo molto attento, ha assimilato la lezione, pronto a utilizzarla nel momento in cui le condizioni politiche lo pongono in una situazione di vantaggio.
Dopo la “salita al trono” dell’allora sindaco di Firenze, in molti scommettevano nella spaccatura del PD, convinti che la minoranza bersaniana non avrebbe accettato il cambio di strategia politica del partito. In effetti, tensioni e malumori, dal momento della successione a Letta, fino alle recenti approvazioni delle riforme, ce ne sono stati. Spesso i più strenui sostenitori dell’ala più a sinistra, da Fassina a Civati, da Cuperlo a Mineo, hanno minacciato uscite, spaccature, rese dei conti.
Se però analizziamo la situazione politica di questi ultimi tredici mesi, ci accorgiamo che uno dei partiti che ha subito meno defezioni è stato proprio il Nazareno. Se nel PD molti annunciano uscite, ma nessuno imbocca definitivamente la porta, nelle altre formazioni, anche senza annunci, le scissioni sono all’ordine del giorno.
SEL ha visto una decina di parlamentari, con in testa Gennaro Migliore, confluire nel partito di Renzi. Stessa cosa avvenuta per Scelta Civica. Per quanto riguarda i Cinquestelle, le defezioni c’erano prima di Renzi, ci sono oggi, e probabilmente continueranno a esserci, finché non resteranno soltanto Grillo e Casaleggio.
Delle tensioni dentro Forza Italia, ne abbiamo parlato molto. Tra Verdini e Fitto c’è più distanza di quella che separa l’estrema sinistra con l’estrema destra del fronte parlamentare. Ultima in ordine di tempo, anche la Lega sta affrontando il problema “divisioni”.
Tra Salvini e il sindaco di Verona Tosi non corre buon sangue. Quest’ultimo non ha digerito la deriva populista che il segretario ha impresso alla formazione, con l’alleanza di Casapound. Un partito come la lega, per sua natura, riesce a rimanere unito se mantiene un’attenzione forte nei temi più consoni (tutela del nord, controllo dell’immigrazione, federalismo), ma rischia molto se si avventura in politiche troppo schierate a destra o a sinistra. Con le ultime decisioni il rischio è di presentare due liste contrapposte, facendo il gioco del centrosinistra.
Se una nave cambia repentinamente la sua direzione, i passeggeri che si trovano sul lato esterno rischiano di essere sbalzati fuori. Rischio che è più attenuato se la nave è grande, perché la stazza attenua parzialmente lo scarto. Se la nave è più piccola invece, chi si trova dal lato opposto alla virata, rischia più facilmente di finire in acqua.
Per questo motivo il Partito Democratico si è potuto permettere modifiche della propria politica che hanno lasciato conseguenze non drammatiche, mentre la stessa azione a via Bellerio può avere conseguenze letali.
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