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Esteri

SIRIA, KOBANE: DONNA CURDA SI FA ESPLODERE PER RESPINGERE L’ISIS

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Tempo di lettura < 1 minutoDurante l’assedio della città al confine con la Turchia, arriva il gesto di disperazione di una combattente. Domenica, uccisi 19 curdi e 27 jihadisti solo a Kobane.

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di Maurizio Costa

KOBANE – Durante un assalto dell’Isis per conquistare l’importante città di Kobane, situata al confine tra Siria e Turchia, una donna curda si è fatta esplodere per cercare di arginare l’avanzata dei miliziani dell’autoproclamato califfato islamico.

La città di Kobane, roccaforte curda, nelle ultime settimane viene attaccata senza sosta dall’Isis: i miliziani provano a conquistarla da Est, da Ovest e anche da Sud, con attacchi terrestri e bombardamenti, che sfiniscono la popolazione curda.

L’Isis ha già conquistato la Montagna di Mishtenur, che affaccia direttamente su Kobane, e ha intenzione di prendere tutta la città per avere un buon appoggio vicino al confine con la Turchia.

Domenica, i miliziani jihadisti, a un solo chilometro dalla città, non vengono fermati dagli attacchi aerei statunitensi. L'avanzata continua e la città è sempre più vicina. Il problema è che non c’è nessuna strategia che unisca l’aviazione americana con i combattenti curdi. Un vero disastro che non fa altro che accentuare il caos in Siria.

In questa situazione di disagio arriva l’attacco kamikaze di una donna curda, preoccupata per le sorti del suo popolo. La combattente si è fatta esplodere ad Est della città di Kobane. Questo è il primo esempio di questo genere: non era mai capitato che una donna curda facesse un attentato kamikaze. Una pratica, tra l'altro, utilizzata soprattutto tra i jihadisti.

Nella sola giornata di domenica, sono morti nei combattimenti 19 curdi e 27 miliziani dell’Isis.

Intanto, dopo la scelta del Parlamento turco di partecipare alla distruzione dell’Isis, i membri del califfato hanno lanciato un colpo di mortaio in territorio turco, ferendo cinque persone. Un gesto pericoloso, che ha portato all’evacuazione della zone di confine da parte della Turchia.