Sindacati: Cgil, Cisl e Uil frenano su pensioni minime

 

di Paolino Canzoneri

 

Che i sindacati si opponessero da subito sul complesso filtro del riccometro che dovrebbe stabilire l'aumento delle pensioni minime era scontato. Il confronto è aperto con un bivio fra l'incremento delle pensioni minime e l'aumento delle quattordicesime. Il nostro premier pensando agli oltre un milione di pensionati con anzianità avanzata e reddito familiare più basso avrebbe preferito proseguire con gli 80 o 50 euro in più aveva sostenuto: "Per incrementare il Cantiere sociale, nella prossima legge di stabilità provvederemo ad una misura di equità sulle pensioni minime e metteremo nuove risorse sul contrasto alla povertà". Facendo i conti con le magre risorse disponibili e con i musi duri dei sindacati tutti, al momento, l'intervento sulle minime è da contestare poichè in molti casi quel tipo di assegno non è coperto dai contributi versati nel corso degli anni lavorativi quindi sarebbe una misura non equa.

 

Mentre l'introduzione della cosiddetta "quattordicesima" ossia l'assegno in più da incassare a luglio che da 750,00 euro passerà a 1000,00 euro appare più congeniale per i leader di  Cgil, Cisl e Uil. Il ministro Giuliano Poletti commenta: "Abbiamo bisogno di fare un intervento sulle pensioni minime, o lo facciamo incrementando e allargando la quattordicesima, o lo facciamo in un’altra maniera, ma abbiamo bisogno di dare più soldi alle pensioni più basse. La lista delle misure in cantiere, comunque, è quella che abbiamo anticipato nei giorni scorsi e comprende: l’Ape, l’anticipo pensionistico, come strumento di flessibilità ma anche come una sorta di ammortizzatoresociale per i lavoratori disoccupati e quelli in esubero; l’aumento fino a circa 125,00 euro l’anno per la «quattordicesima», con ampliamento della platea dei beneficiari di circa un milione di persone, per effetto dell’innalzamento del limite di reddito da 1,5 a 2 volte il trattamento minimo (circa 13 mila euro l’anno); il passaggio dalle ricongiunzioni onerose al cumulo gratuito dei contributi; il bonus di tre mesi per ogni anno lavorato durante la minore età per i cosiddetti precoci; la previsione di requisiti meno drastici per il pensionamento dei lavoratori usuranti; l’abolizione delle penalità esistenti per le pensioni anticipate sotto i 62 anni di età. E se questo è il pacchetto, il sindacato ci sta." Paletti precisi e idee chiare anche da Carmelo Barbagallo segretario dell'UIL: "Riteniamo che debba essere affrontata e chiusa la partita degli esodati, allargata la platea dei lavoratori usuranti, rese gratuite le ricongiunzioni e definito il capitolo dei lavoratori precoci nel senso che chi ha 41 anni di contributi deve poter andare in pensione senza alcun’altra condizione. Inoltre, bisogna rivalutare le pensioni in essere facendo leva sulla «no tax area» e sulle quattordicesime. Mentre per l’Ape, i lavoratori più deboli devono poter andare in pensione prima e senza l’aggravio di oneri aggiuntivi". Il presidente del Consiglio Matteo Renzi in vista del Referendum sembra volenteroso nell'apparire più accondiscendente e più disposto ad ascoltare i sindacati e conviene magari forzatamente sul fatto che da un lato la forma di estensione dell'assegno aggiuntivo o bonus di 80 euro svuoterebbe troppo le casse dello Stato e dall'altro la complessità di affidarsi al "riccometro" Isee quale filtro di misura per stabilire reddito e patrimonio familiare sarebbe altrettanto troppo complesso e pieno di insidie.