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Cronaca

SIMONETTA CESARONI PT 3: FEDERICO VALLE

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Tempo di lettura 3 minutiSecondo l’accusa, Vanacore avrebbe provveduto nell’occultare le tracce del delitto dopo essere entrato nell’appartamento e aver scoperto quanto accaduto

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di Angelo Barraco
 
Roma – La morte di Simonetta Cesaroni è tutt’oggi avvolta da una fitta cortina di mistero e malgrado i processi, le condanne e le assoluzioni, non è dato sapere chi è stato l’esecutore materiale dell’omicidio, né tanto meno si conosce il movente. Nella prima parte della nostra inchiesta, abbiamo analizzato la scena del delitto che si presentò sotto gli occhi dei testimoni in quel fatidico 7 agosto del 1990, in Via Carlo Poma n°2 a Roma. Abbiamo parlato dell’attività lavorativa che svolgeva Simonetta, di cosa stesse facendo quel giorno e di come l’apertura di quelle quattro mandate ha rappresentato un cambiamento radicale nella vita di molte persone. Nel secondo speciale dedicato a Via Poma abbiamo parlato di Pietrino Vanacore, primo soggetto che finisce sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori. L’uomo viene scarcerato il 23 aprile del 1991 e la sua posizione archiviata a seguito dell’esito negativo degli esami sul sangue rinvenuto sulla porta della stanza dove è stata rinvenuta cadavere Simonetta. Ma quando tutto sembrava essersi placato, Pietrino Vanacore viene indagato nuovamente, ma questa volta per favoreggiamento del presunto autore del delitto. Gli inquirenti puntano l’attenzione su Federico Valle, nipote di Cesare Valle, l’architetto presso cui Vanacore aveva trascorso la notte tra il 7 e l’8 agosto. Secondo l’accusa, Vanacore avrebbe provveduto nell’occultare le tracce del delitto dopo essere entrato nell’appartamento e aver scoperto quanto accaduto. Le accuse nei confronti di Federico Valle si basano su delle dichiarazioni pervenute agli inquirenti nel 1992 da un certo  Roland Voller, un pluripregiudicato. L’uomo raccontò agli inquirenti che nel maggio del 1990, nel corso di una telefonata presso una cabina telefonica, un’interferenza lo mise in contatto con una donna, tale Giuliana Ferrara, l’ex moglie di Raniero Valle, quest’ultimo figlio dell’architetto Cesare Valle citato poc’anzi. L’uomo riferì che tra i due si istaurò un’amicizia e che la donna aveva confidato inoltre che era preoccupata per il figlio Federico che soffriva per la separazione dei genitori e per tale ragione si era ammalato di anoressia. L’uomo ha riferito inoltre che il 7 agosto, nel corso di una conversazione, la donna avrebbe riferito che il figlio si  recò in Via Poma a trovare il nonno ma non era ancora tornato a casa. Ma le dichiarazioni dell’uomo si arricchiscono di particolari poiché racconta che, sempre la stessa sera, la donna era sconvolta poiché il figlio Federico era tornato sporco di sangue e con un taglio sulla mano. L’uomo sosteneva inoltre che l’Avv. Raniero, padre di Federico, avrebbe avuto una relazione con una ragazza di vent’anni che lavorava agli Ostelli della gioventù e il movente dell’omicidio di Simonetta rappresentava una punizione che il giovane voleva dare al padre. Ma le dichiarazioni di Voller cadono come un castello di carta poiché Giuliana Ferrara ammette di conoscerlo ma nega di essersi mai confidata con lui e nega di aver parlato telefonicamente con Voller la sera del 7 agosto del 1990. Emerge inoltre che l’avvocato Raniero aveva si una relazione, ma con un’altra donna. Subentrano anche gli esami del dna sul sangue rinvenuto all’interno della stanza. Dagli esami emerge che il sangue di Federico Valle  è incompatibile con il sangue presente sulla porta. In merito alle tracce di sangue presenti sulla porta, i consulenti del PM avevano mosso delle criticità sui risultati poiché il sangue poteva anche essere dovuto alla commistione. Il sangue di Simonetta Cesaroni era del gruppo  0, Gm a+ b+  DQ alfa 4-4. Il gruppo sanguigno di Valle invece A DQ alfa 1.1/1.1. Il sangue rinvenuto sulla porta appartiene ad un gruppo A,Gm a+, DQ alfa 1.1/4, individuo di sesso maschile. Il tutto è stato esaminato con il sistema HLA-DQ alfa. 

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