Solo il caso ha voluto che i nubifragi abbiano colpito la provincia di Trapani, dove solo l’1,2% degli abitanti vive in zone soggette a medio-alto rischio di allagamento e lo 0,8% in zone ad elevato o molto elevato rischio di frane (fonte: ISPRA).
Ben diverse sarebbero state le conseguenze, se l’evento estremo si fosse abbattuto sulle province di Palermo (dove il medio-alto rischio idraulico interessa il 9,3% della popolazione ed il rischio frane tocca il 2,8% degli abitanti) o Messina, dove il medio-alto pericolo idrogeologico coinvolge il 9,7% degli abitanti, di cui il 2,4% è a rischio di frane.
“Tali dati – indica Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) al nuovo Governo – evidenziano, da un lato, la necessità di aumentare la resilienza delle comunità attraverso la realizzazione di adeguate infrastrutture, capaci di trattenere le ondate di piena, dall’altro, di provvedere celermente all’approvazione della legge contro l’eccessivo consumo di suolo, che giace da anni nei meandri parlamentari.”
L’attuale condizione idraulica conferma la visione profetica, espressa dal principe, Fabrizio Salina, ne “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: “…questo clima che c’infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi; li conti, Chevalley, li conti: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle teste… e poi l’acqua che non c’è o che bisogna trasportare da tanto lontano che ogni sua goccia è pagata da una goccia di sudore; e dopo ancora le piogge, sempre tempestose che fanno impazzire i torrenti asciutti, che annegano bestie e uomini proprio lì dove una settimana prima le une e gli altri crepavano di sete…”.
“A 64 anni dalla pubblicazione del libro, nulla è cambiato” conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.