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Siamo tutti Charlie Hebdo finchè non sfottono noi

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Tempo di lettura 3 minutiL’Italia è finita nel mirino della spinosa satira del settimanale francese con il terribile terremoto che ha scosso il Centro Italia

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di Angelo Barraco
 
Roma – “Ricordo una battuta di un grandissimo uomo di teatro il quale diceva: "Prima regola: nella satira non ci sono regole". Disse Dario Fo nel corso di un’intervista rilasciata a Daniele Luttazzi per il programma Satyricon, nel 2001. Questo principio è seguito alla lettera dal settimanale satirico francese Charlie Hebdo, che puntualmente mette sotto la lente d’ingrandimento la politica, la religione e gli accadimenti di tutto il mondo. L’Italia è finita nel mirino della spinosa satira del settimanale francese con il terribile terremoto che ha scosso il Centro Italia che ha cagionando la morte di 290 persone e un copioso numero di sfollati. Una vignetta intitolata “Sisma all’italiana”, raffigurante un uomo esteticamente trasandato, senza scarpe, con la barba lunga e con su scritto “Penne al pomodoro”; accanto a lui una donna corpulenta, anch’essa trascurata e con le forme del corpo e del viso apparentemente provato da fattori esterni e su di essa la scritta “Penne gratinate”; infine vi è un cumulo di macerie con delle gambe che fuoriescono, il sangue ben visibile e la scritta “Lasagne”. Una vignetta pubblicata nell’ultima pagina di un numero che riporta in prima pagina una vignetta sul burkini. La reazione dei social è stata rapida e molti si sono  indignati per tale vignetta, ritenendola una vera e propria mancanza di rispetto, sottolineando di essere fieri per non essersi associati a suo tempo all’ondata mediatica e social “Je suis Charlie Hebdo” in cui vi era massima solidarietà nei riguardi del quotidiano a seguito dell’attentato terroristico del 7 gennaio del 2015, dove morirono dodici persone, e undici rimasero ferite. Nelle vignette antecedenti all’attentato, Charlie Hebdo aveva scherzato su possibili attacchi terroristici, dopo l’attentato tutti si sono sentiti vicini al quotidiano, manifestando solidarietà, abbracciando sui social una catena fatta di slogan, foto con una matita spezzata e condivisioni che apparentemente mostravano una conoscenza in merito ai contenuti che il settimanale pubblicava, compreso il pesante  humor nero sulla cultura Islamica. Adesso quegli stessi italiani che si sentivano “Charlie Hebdo” si sono indignati, si sono sentiti offesi da quelle vignette che raffigurano il terremoto, dimostrando che la vicinanza compassionevole iniziale era prettamente relativa e dettata dalla necessità di aggregarsi ad un gruppo di supporto del momento e non alla voglia stessa di conoscere l’elemento in oggetto che ha portato alle gravi conseguenze dell’attentato alla redazione giornalistica. Oggi emerge  il concetto italiota per eccellenza “Siamo tutti Charlie Hebdo finchè non sfottono noi” e così il marasma oceanico si è scatenato sui social e si grida allo scandalo, venendo meno alla coerenza. Il Sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha reagito “Ma come cazzo si fa a fare una vignetta sui morti! Sono sicuro che questa satira sgradevole e imbarazzante non risponde al vero sentimento dei francesi. Ben venga l'ironia, ma sulle disgrazie e sui morti non si fa satira e sapremo mostrare come il popolo italiano sia un grande popolo, lo è stato nell'emergenza e lo sarà nella ricostruzione”. Il deputato del PD Michele Anzaldi ha dichiarato “La vignetta è vergognosa e indegna. Come il mondo intero non ha aspettato un attimo ad esprimere vicinanza, in maniera forte e concreta, dopo la drammatica strage nella redazione del giornale satirico francese, così oggi ci aspettiamo che la Francia, a partire dalle sue istituzioni, prenda le distanze da una vignetta che rinnova il dolore nelle tante famiglie italiane che hanno subito il grave lutto del terremoto. Servono le scuse”. Giorgia Meloni invece ha scritto su facebook “Non fa ridere, non è sagace, non c'è neppure del "sarcasmo nero". È solo brutta. Si vede che l'ha fatta un cretino. Mi spiace non siano riusciti più a trovare vignettisti capaci”, Barbara Saltamartini “E' ignobile e offensiva per i nostri morti del terremoto. Questa non è satira ma spazzatura”.

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