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9 anni faon
Redazione
Bellegra e Olevano (Rm) – Il play out ha regalato un’enorme (e ingiusta) delusione al Serpentara. Il club di Bellegra e Olevano è retrocesso dopo il 2-2 di San Severo, al termine di una gara incredibile in cui i pugliesi sono andati avanti di due reti nel primo tempo e sono stati acciuffati da una doppietta di Delgado, poi nei supplementari una doppia (molto dubbia) espulsione ha tagliato le gambe al Serpentara che aveva bisogno della sola vittoria per salvarsi. «A 24 ore di distanza ho ancora un nodo allo stomaco – dichiara il presidente Luciano Ferro – Siamo usciti sconfitti senza aver perso, una sensazione allucinante. Una gara in cui all’inizio ci sono tremate un po’ le gambe e successivamente abbiamo “divorato” l’avversario costringendolo ai supplementari. Poi abbiamo perso per infortunio il nostro bomber De Julis, per un’espulsione Del Duca e poi ancora per un altro rosso, stavolta inspiegabile, l’altro difensore Ilari eppure in 9 contro 11 nel secondo tempo supplementare il San Severo ha a lungo tremato perché non ci siamo arresi mai. Così retrocediamo dopo aver fatto la bellezza di 34 punti in 19 giornate di campionato (le ultime due del girone di andata e le 17 del ritorno, ndr) e portandosi dietro anche il rimorso di aver perso punti in casa pesanti nell’ultimo periodo. Abbiamo collezionato 41 punti e nei nove gironi della serie D non c’è una sola squadra che abbia giocato un play out da quart’ultima con 41 punti e addirittura in sette gironi saremmo stati salvi direttamente. Nel girone G, quello che sarebbe dovuto essere il nostro girone, 41 punti sarebbero valsi l’undicesimo posto in classifica. In compenso, in questi mesi, abbiamo scritto pagine emozionanti e vissuto soddisfazioni senza pari come le vittorie ottenute sui campi delle prime della classe in Basilicata e Puglia o a Taranto, in uno stadio con oltre 10mila tifosi che pensavano di passeggiare contro il “piccolo” Serpentara. Un orgoglio enorme – continua il presidente – ci ha accompagnato in questi mesi, il poter raccontare a chiunque chi eravamo e da dove venivamo: noi, i più piccoli del girone, una cenerentola che per cinque mesi è stata la regina del campionato. Molto spesso le sconfitte insegnano più delle vittorie e riescono a dare una voglia, una determinazione e una motivazione superiore alle insidie più grandi. Non dimenticherò facilmente l’amarezza e le lacrime che ho visto negli occhi di chi in questa società ha lavorato e dato l’anima per tutto l'anno, vale a dire i giocatori, il mister Foglia Manzillo, mister Centra, mister Cera e poi Gioacchino, Gianmarco, Stefano, Peppe, Vittorio e tutti gli altri. Una menzione particolare voglio farla per Walter Falanesca, mio compagno di viaggio da anni, e Duilio Clarice, instancabile tuttofare di qualità, oltre che per Maurizio Proietti, professionista e conoscitore come nessun altro. Abbiamo lavorato tantissimo per il nostro territorio: non è stato facile, dovendo superare decine e decine di difficoltà inimmaginabili e anche voltafaccia, tradimenti e rinnegamenti a tutti i livelli, ma per fare i conti con questi personaggi ci prenderemo il giusto tempo, non ci siamo dimenticati… Ho ricevuto tanti e messaggi e telefonate da domenica e a tutti questi amici assicuro che il Serpentara non solo non è morto, ma è più vivo che mai: abbiamo tutti i parametri per rientrare in una classifica di merito per un eventuale ripescaggio in serie D, percorreremo tutte le strade possibili per poter mantenere questa categoria, perché abbiamo dimostrato di poterla fare e con l’esperienza di quest’anno ci possiamo stare più che bene e non per la sola salvezza. Ora abbiamo solo bisogno di qualche giorno di riposo, di riflettere su alcune cose: oggi sappiamo su chi possiamo contare e invece da chi dobbiamo stare molto alla larga. Infine – conclude Ferro – un ringraziamento enorme va a quei tifosi che ci seguono e ci amano con i fatti e non con le chiacchiere, a quelli che anche domenica si sono sobbarcati oltre 700 chilometri per ammirare il Serpentara: per loro lotteremo ancora per riprenderci quello che è nostro».
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