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di Emanuel Galea
Contestualizzando la vecchia canzone, magari sostituendo “lire” con “euro”, ci si trova perfettamente d'accordo nel condividere la dichiarazione di Giorgio Squinzi: "Il Paese ha subito un grave arretramento ed è diventato più fragile, anche sul fronte sociale".
A Squinzi fa eco l’ufficio studi degli industriali:"i danni sono commisurabili solo con quelli di una guerra".
La canzone “Se avessi mille lire al mese !” ricorda lo swing italiano degli anni 30 e 40 e pertanto l’avvicinamento dei due periodi contingenti non risulta affatto surreale.
Il 15 dicembre, sempre su queste pagine ho scritto un altro articolo intitolato RENZI E LETTA ED I LORO "VORREI MA NON OSO . La Legge di Stabilità stava ancora in itinere. Si sentivano i tuoni di Renzi seguiti da fumate di pace dal narghilè di Letta. S’intravedeva il disagio degli Alfaniani, l’inquietudine del vecchio apparato PD ed i segnali con l’alfabeto morse provenienti dalla Germania, tutti ingredienti che non promettevano niente di buono.
Oggi il re è nudo. La legge “Dimensione Italia” è senza veli e sta facendo trasparire tutte le sue vergogne.
I “forconi” non si arrendono e domenica saranno davanti al Papa. Il cardinale Bagnasco benedice la protesta e la giudica più che giusta. Sindacati, partiti, casalinghe, industriali , commercianti e consumatori si alzano in un coro all'unisono un grido d’insoddisfazione.
Da Letta e Renzi ci si aspettava molto di più. Non hanno osato davanti alle lobby che tengono incatenata l’economia del paese. Lo scandalo condono “ slot machine” è la prova del nove. L’ultimo strappo sulle slot machine, stanziando meno fondi ai Comuni virtuosi è una dichiarazione dell’impotenza della politica.
Ha ragione da vendere Giorgio Squinzi. Da questa classe politica c'e' poco da sperare. E’ stata solo una vana illusione pensare che finalmente si dicesse la parola “fine” all’odioso furto del finanziamento pubblico. La stella nascente Renzi ed il nuovo che avanza Letta hanno dovuto rallentare il passo e seguire i vecchi saggi.
Ahimè, anche su questo fronte c'e' da registrare una completa delusione. Finta e parziale cancellazione, diluita nel tempo. Resiste ancora il finanziamento ai gruppi parlamentari, alle partecipate, all’editoria. C’era da aspettarselo, i partiti sono attaccati a questi privilegi come le telline o meglio le cozze agli scogli che per rimuoverle, il più delle volte, occorre romperle e raschiare bene.
Della legge elettorale ne hanno fatto un campo di battaglia e della spending review non rimane che Carlo Coffarelli con la sua Commissione ed il suo apparato.
Notizie di oggi ci dicono che per il 2014 il Consiglio Superiore della Magistratura ha già preventivato un aumento delle sue spese pari al 34%, questo mentre l’azienda Italia languisce e mette all’asta quel poco che le è rimasto, la Telecom docet.
Alle Camere si dibatte sulla stabilità, sulle riforme, sul lavoro. I burocrati oltr'Alpe preparano altri paletti da sottoporre a Roma. E’ una storia senza fine.
Non c’è più spazio per rimedi palliativi, a mali estremi, estremi rimedi. Aggredire la spesa pubblica seriamente è diventata un’emergenza. Chi ignora ciò si assume una grossa responsabilità.
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