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di Marco Staffiero
Disagi su disagi stanno rendendo l’Italia un paese invivibile. Ogni settore, ogni argomento è colpo di molteplici difficoltà. La cosa più triste è rappresentata dalla totale assenza e capacità delle istituzioni. Un’altra triste realtà caratterizza i nostri tempi: il 48% degli alunni in Italia ancora non ha accesso al servizio mensa nella scuole.
In 8 Regioni la situazione è ancora più grave, con più di 1 bambino su 2 che non usufruisce del servizio mensa. Un quarto dei comuni monitorati non prevede l’esenzione totale del pagamento della retta, così come le tariffe minime e massime sono disomogenee. A rilevare le disparità il rapporto ‘(Non) Tutti a Mensa 2017’, diffuso oggi dall’organizzazione Save the Children, alla vigilia dell’apertura delle scuole.
Tra le criticità individuate dagli alunni, il poco spazio, la rumorosità e la qualità del cibo non sempre reputata sufficiente. E’ la quarta edizione del monitoraggio realizzato nell’ambito della Campagna ‘Illuminiamo il Futuro’ nella quale si evidenzia come, la forbice tra Nord e Sud continua a essere ampia, con cinque regioni del Meridione che registrano il numero più alto di alunni che non usufruiscono della refezione scolastica: Sicilia (80%), Puglia (73%), Molise (69%), Campania (65%) e Calabria (63%). Delle cinque regioni in cui oltre metà dei bambini non accede alla mensa, quattro registrano anche la percentuale più elevata di classi senza tempo pieno (Molise 93%, Sicilia 92%, Campania 86%, Puglia 83%), superando ampiamente il già preoccupante dato nazionale, stando al quale circa il 69% di classi non offre questa opportunità. In quattro delle stesse regioni si osservano anche i maggiori tassi di dispersione scolastica d’Italia (Sicilia 23,5%, Campania 18,1%, Puglia 16,9%, Calabria 15,7%).
Da non dimenticare, che spesso la crisi spinge entrambi i genitori a lavorare rendendo obbligatoria la scelta di far rimane più tempo i figli a scuola. “Anche quest’anno i dati confermano che l’offerta del servizio di refezione e del tempo pieno ha un valore essenziale in azioni come il contrasto all’abbandono scolastico – commenta Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia Europa – La mensa, oltre a svolgere una funzione cruciale nell’educazione alimentare, rappresenta non solo un mezzo di inclusione e socializzazione fondamentale, ma anche uno strumento per combattere dispersione e indigenza. Non dimentichiamo che in Italia la povertà minorile è in costante aumento: è un dovere investire sul servizio di mensa scolastica, garantendo un pasto proteico al giorno a quel 5,7%5 di bambini che non ha altro modo di consumarlo”.
All’interno del Rapporto, l’Organizzazione ha analizzato la proposta di refezione scolastica per le scuole primarie di 45 comuni capoluogo di provincia con più di 100mila abitanti, valutando tariffe, agevolazioni, esenzioni e trattamento delle famiglie morose. Il servizio mensa non è presente in modo uniforme nelle scuole dei territori: solo in 17 comuni è disponibile in tutti gli istituti primari. Sono Reggio Calabria, Siracusa e Palermo le città in cui la refezione scolastica è presente in un numero di scuole inferiore al 10%. Il rapporto ‘(Non) Tutti a Mensa 2017’, rileva come agevolazioni e tariffe applicate per il servizio di refezione scolastica sono molto variabili, con differenze che interessano in modo trasversale tutto il Paese e che non garantiscono un equo accesso.
Un quarto dei comuni afferma di non prevedere l’esenzione totale dal pagamento della retta né per reddito, né per composizione del nucleo familiare, né per motivi di carattere sociale. Di questi, 89 ammettono tale possibilità solo in caso di disagio accertato tramite la segnalazione da parte dei servizi sociali. Tre (Bolzano, Padova e Salerno) escludono anche questo tipo di eccezione. Per quanto riguarda le agevolazioni, queste ultime sono comunque disomogenee, con l’applicazione di criteri diversi e che sommano, in taluni casi, le soglie reddituali a motivazioni di natura familiare o sociale. La residenza, inoltre, continua a essere un requisito restrittivo per l’accesso alle agevolazioni in 27 dei comuni esaminati (più della metà), penalizzando tantissimi bambini che per diversi motivi non sono – o non sono ancora – residenti nel comune della scuola di riferimento.
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