Scuola e disabilità: conoscere per educare all’inclusione

La disabilità si può conoscere solo quando tutti i soggetti che vi “entrano in contatto” (dalla famiglia, agli insegnanti, agli educatori etc …) sappiano trattarla nel rispetto di coloro che appunto “vivono una diversa condizione psico-fisica”.

Per questo motivo, la gestione della disabilità non può essere delegata ad un unico genitore, insegnante (es. insegnante di sostegno) o tutore.

Tutti i soggetti che “entrano” in contatto con la disabilità devono essere coinvolti nel processo d’ inclusione “facendosi carico” dell’individuo disabile.

È opportuno realizzare una “comunità educante” capace di mettere in atto interventi formativi e soprattutto orientati alla cooperazione e al sostegno.

Nel 2009 sono state varate le “Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità” le quali, prevedono la realizzazione di incontri tra docenti e specialisti sia per la disabilità che per altri deficit come ad esempio, i DSA (disturbi sociali dell’apprendimento), i BES (bisogni specifici dell’apprendimento) o gli ADHD (disturbi autistici o derivanti da deficit di attenzione iperattiva).

Le Leggi Nazionali infatti definiscono i traguardi principali del processo formativo per la conoscenza e l’inclusione della disabilità:

  • la comunicazione;
  • l’apprendimento;
  • la relazione;
  • la socializzazione;
  • l’autonomia.

Per conoscere gli aspetti importanti legati alla storia personale dell’individuo disabile,
è opportuno identificare un progetto di intervento individualizzato (es. il PEI, nonché
il piano educativo individualizzato).

Affinché la conoscenza iniziale si concretizzi in progetto occorre che la scuola attui:
un’accoglienza continua fatta di “routine” (es. incontri periodici, attività, proposte etc
…).

Al processo conoscitivo si aggiunge quello di integrazione che coinvolge tutte le sfere
quotidiane del disabile (dalla famiglia alla scuola ai diversi centri educativi che
frequenta).

Entrambi i processi (conoscere e includere) devono tener presente di alcuni aspetti
specifici:

  • la comunicazione tra il disabile e il tutore deve essere svelata gradualmente;
  • non bisogna enfatizzare il deficit;
  • occorre accogliere la personalità e il dinamismo evolutivo del soggetto disabile.

La Costituzione Italiana riconosce ai disabili il diritto all’educazione e all’avviamento
professionale, il riconoscimento dei diritti inviolabili e della pari dignità sociale.
Tuttavia, lo scopo è quello di eliminare ogni ostacolo che possa impedire lo sviluppo
psico-fisico del soggetto disabile.

I mondi che ruotano attorno all’individuo con deficit devono andare nella direzione
dell’inclusività e della costruzione del proprio progetto di vita.
Ciascuna forma di disabilità non può essere sterilizzata e ridotta ai minimi termini.
Perciò affinché ciò non avvenga, la comunità educante (per prima la scuola) deve:
realizzare elevati standard di qualità nell’inclusione, promuovere la relazione con le
famiglie, garantire percorsi formativi specifici per tutti i soggetti coinvolti, rafforzare
le capacità inclusive, studiare metodologie e strumenti idonei, promuovere la ricerca,
sostenere lo sviluppo di una cultura dell’inclusione, favorire l’integrazione tra attività
curricolari ed extra-curricolari e incoraggiare l’interdisciplinarità.

Ribadendo i termini di conoscenza e di inclusione della disabilità è professionale
parlare di questa tematica, organizzando situazioni di sensibilizzazione e di
approfondimento per tutta la cittadinanza e non solo per i soggetti coinvolti.