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Scorie nucleari, l’ennesimo regalo del Conte bis: nullaosta del Governo per realizzare il Deposito Nazionale

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Individuate 67 aree che potrebbero ospitare le scorie radioattive in tutta Italia, 22 delle quali si trovano nel Lazio e tutte in provincia di Viterbo

La Sogin, società pubblica di gestione del nucleare, ha ricevuto il nullaosta del Governo e nella notte scorsa ha pubblicato sul sito web, la Carta nazionale delle aree più idonee dove realizzare il Deposito Nazionale delle scorie nucleari.

Uno studio tenuto segretissimo dal 2015 e che viene reso noto nel momento in cui la pubblica opinione è distratta dalle festività natalizie e dalla pandemia di Corona Virus.

Preoccupa la mappa delle aree che potrebbero ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. La “Cnapi”, ovvero la Carta delle aree potenzialmente idonee appena pubblicata, ne individua 67 in tutta Italia, 22 delle quali si trovano nel Lazio e tutte in provincia di Viterbo.

“E fondamentale avviare un processo trasparente per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – Una scelta che deve tutelare innanzitutto la vocazione dei territori. Il sistema agricolo del Lazio rappresenta una grande risorsa con la qualità e le tradizioni della sua agricoltura. La nostra regione è al quinto posto in Italia per numero di marchi di indicazione geografica, con 65 riconoscimenti ed è il primo anello di una filiera agroalimentare che comprende la trasformazione alimentare”.

Si tratta di 36 marchi ottenuti nel comparto vini e 29 in quello food. Riconosciute 30 Dop per i vini e 6 Igp. Nel settore food invece i marchi sono 29, 16 Dop, 11 Igp e 2 Stg. Oltre 68 mila aziende agricole sono presenti sul territorio regionale con una superficie agricola utilizzata (SAU) che ammonta ad oltre 622 mila ettari e rappresenta circa il 36% dell’intera superficie regionale. I produttori agricoli aderenti al circuito delle IG sono oltre tremila, in aumento del 16% rispetto all’anno precedente, mentre gli allevatori sono oltre duemila, in crescita del 10%.

“Solo nel comparto delle carni fresche – prosegue Granieri – la provincia di Viterbo si colloca al primo posto per impatto provinciale delle IG. Durante la pandemia è emerso maggiormente il valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che vanno difese e valorizzate per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero e creare nuovi posti di lavoro”.
Il Lazio con oltre 140 mila ettari, si colloca al quinto posto per importanza delle superfici biologiche in Italia. Il valore aggiunto prodotto dal sistema agricolo laziale è pari a quasi 1,8 miliardi di euro. Un valore che è pari a circa l’1% del complessivo valore aggiunto regionale, mentre l’incidenza sul valore aggiunto agricolo nazionale supera il 5%.

Tra i Comuni individuati nella provincia di Viterbo potenzialmente idonei nel Lazio ad ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari secondo la carta Cnapi figurano Ischia di Castro, Canino, Cellere, Montalto di Castro, Tessennano, Tuscania, Tarquinia, Arlena, Piansano, Arlena di Castro, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Gallese, Corchiano.

“Crediamo sia folle spostare i rifiuti nucleari dai luoghi dove sono prodotti per portarli da altre parti – dichiara Francesco Greco, presidente nazionale di Fare Verde – ci sembra assurdo andare a contaminare ulteriori territori con scorie ad alta radioattività, che hanno una durata di secoli, mentre i terreni dove ci sono i resti delle centrali atomiche italiane ben difficilmente potranno tornare ad essere coltivabili o abitabili.

Uno spandimento di scorie, quello proposto dal Governo Conte, di cui nessuno ha bisogno

Per questo ci auguriamo la più ampia mobilitazione per rispedire al mittente questo piano irricevibile.

Inoltre, mettiamo in guardia sul pericolo del “ricatto occupazionale”, metodo già usato in passato per piegare la volontà delle popolazioni e degli amministratori locali. Infatti, sono previsti incentivi, con i quali convincere i Comuni ricompresi nella mappatura a farsi avanti e accettare il progetto che costerà 1,5 miliardi di euro.

Il problema enorme dello stoccaggio dei rifiuti radioattivi – conclude Greco – è l’ennesima conferma di quanto fossimo nel giusto noi ambientalisti, quando assieme al popolo italiano ci siamo battuti affinché l’Italia uscisse dalla follia nucleare.”

Il Partito Democratico di Tarquinia dice NO al deposito nazionale di scorie radioattive nella Tuscia

Dopo aver appreso dalla pubblicazione della Cnapi (la mappa dei luoghi atti alla costruzione del sito nazionale di stoccaggio di scorie radioattive) da parte della Sogin – società pubblica di gestione del nucleare – che la Tuscia figura, con ben 8 dei suoi comuni (compresa Tarquinia), tra i primi 12 siti idonei a livello nazionale ad ospitare il deposito nazionale di stoccaggio delle scorie radioattive, non
possiamo che ribadire il nostro fermo NO a qualunque iniziativa che insista con un impatto ambientale sul nostro territorio già fortemente sfruttato a livello energetico.

Come asserito dalla referente provinciale del Partito Democratico Manuela Benedetti e dal senatore
Bruno Astorre, il territorio viterbese, a forte vocazione agricola, archeologica e culturale (con
Tarquinia sito UNESCO), si dimostra assolutamente inadatto ad ospitare tale progetto.

Ringraziamo il consigliere regionale Enrico Panunzi per essersi prontamente espresso sulla questione confermando la sua contrarietà e quella della Regione Lazio e per essersi attivato, con il Presidente Nocchi della Provincia di Viterbo, organizzando una consultazione in call conference prevista per lunedì mattina alle 11,30 a cui parteciperanno il sottosegretario all’Ambiente Morassut e l’assessore regionale Valeriani, insieme ai sindaci del territorio.

Sarà importante partecipare alle istanze che il nostro territorio vorrà portare avanti attraverso le sue istituzioni, in vista della consultazione pubblica appena avviata che consente di inviare pareri tecnici e controdeduzioni, per far sentire la “voce” degli abitanti della Tuscia che, in termini di inquinamento
ambientale, hanno già abbondantemente dato.

Scorie radioattive, il sindaco di Soriano nel Cimino: “Faremo di tutto per difendere il nostro territorio”

“La giornata di oggi è iniziata con una notizia a dir poco allarmante. – dichiara il sindaco di Soriano nel Cimino Fabio Menicacci – Su tutti i giornali la comunicazione che il nostro comune, insieme a molti altri del viterbese, è stato inserito nella mappa dei siti che potrebbero ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Faremo di tutto per opporci a questo progetto”.

Il primo cittadino, e l’intera amministrazione comunale, si sono dichiarati immediatamente contrari all’individuazione del territorio di Soriano nel Cimino come possibile deposito per i rifiuti radioattivi.
La notizia, che circola dalle prime ore di questa mattina, è scaturita la scorsa notte ed è leggibile nella Cnapi, la “Carta delle aree potenzialmente idonee”.

Il documento individua 67 aree, in tutta Italia, che potrebbero ospitare un deposito per i rifiuti radioattivi. I comuni sono stati selezionati in base ad alcuni criteri, fissati nel 2014-2015, che prevedevano alcune condizioni come ad esempio bassa sismicità, ridotto rischio idrogeologico, distanza da aeroporti ed industrie.

I comuni italiani selezionati sono stati raccolti in cinque macroaree e, tra queste, rientra quella denominata “Toscana-Lazio” con 24 aree tra Siena, Grosseto e Viterbo. “Nel viterbese – aggiunge il sindaco Menicacci – sono moltissimi i comuni scelti insieme a Soriano. Per questo motivo l’amministrazione comunale è già al lavoro per contattare i sindaci dei comuni interessati e creare un gruppo di opposizione coalizzato affinché le scorie radioattive di tutta Italia non vengano portate nei nostri bellissimi territori”.

La preoccupazione maggiore riguarda i rischi per la salute pubblica e per l’ambiente, senza tralasciare il fatto che buona parte dell’economia di queste zone è basata sull’agricoltura e, inevitabilmente, il rischio che possano crearsi danni alle pregiate coltivazioni è fonte di preoccupazione da parte di tutti.

“Dobbiamo muoverci in fretta – conclude il sindaco – poiché a breve sarà avviata una consultazione pubblica dove potremo far sentire la nostra voce, manifestare il nostro dissenso e la nostra opposizione totale nei confronti di questo progetto”.

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Ambiente

Roma e provincia, inquinamento da polveri sottili: un quadro ancora complesso ma incoraggiante

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L’inquinamento da polveri sottili, rappresentato principalmente dalle particelle PM10 e PM2.5, è un problema ambientale significativo per molte aree urbane, tra cui Roma e la sua provincia. Dal 2000 ad oggi, i livelli di inquinamento hanno subito variazioni dovute a diversi fattori, tra cui politiche ambientali, cambiamenti climatici e modifiche nei comportamenti sociali ed economici.

Anni 2000-2010: problemi persistenti e primi interventi

Nei primi anni del 2000, Roma ha affrontato livelli elevati di inquinamento da polveri sottili. Le principali fonti di PM10 e PM2.5 erano il traffico veicolare, l’industria, i riscaldamenti domestici e le attività commerciali. La città ha spesso superato i limiti giornalieri e annuali di PM10 stabiliti dall’Unione Europea, con conseguenti rischi per la salute pubblica.

Le misure iniziali per affrontare il problema includevano:

  • Limitazioni del traffico: L’introduzione di targhe alterne e blocchi del traffico nei giorni di maggiore inquinamento.
  • Promozione del trasporto pubblico: Incentivazione dell’uso dei mezzi pubblici per ridurre il numero di veicoli privati in circolazione.
  • Regolamentazione dei riscaldamenti: Interventi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici e ridurre l’uso di combustibili inquinanti.

2010-2020: miglioramenti e nuove sfide

Nel decennio successivo, Roma ha continuato a sviluppare e implementare politiche ambientali più efficaci. Tra le principali iniziative:

  • Zone a Traffico Limitato (ZTL): L’estensione delle ZTL ha ridotto significativamente il traffico veicolare nel centro storico e in altre aree critiche.
  • Mezzi pubblici ecologici: L’introduzione di autobus elettrici e ibridi ha contribuito a ridurre le emissioni.
  • Piste ciclabili e mobilità sostenibile: La creazione di nuove piste ciclabili e l’incentivazione dell’uso delle biciclette hanno favorito una mobilità più sostenibile.

Queste misure hanno portato a una graduale riduzione dei livelli di PM10 e PM2.5, anche se i problemi non sono stati del tutto eliminati. Durante i mesi invernali, l’inquinamento da riscaldamenti domestici ha continuato a rappresentare una sfida.

Dal 2020 ad oggi: effetti della pandemia e strategie future

La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto significativo sull’inquinamento atmosferico. Durante i periodi di lockdown, la riduzione drastica del traffico ha portato a un calo temporaneo dei livelli di PM10 e PM2.5. Questo ha dimostrato quanto il traffico veicolare incida sull’inquinamento urbano.

Nel post-pandemia, le strategie per migliorare la qualità dell’aria si sono intensificate, con un focus su:

  • Transizione energetica: Maggiore investimento in energie rinnovabili e promozione dell’efficienza energetica.
  • Smart Mobility: Sviluppo di infrastrutture per veicoli elettrici e soluzioni di mobilità intelligente.
  • Verde urbano: Incremento delle aree verdi e piantumazione di alberi per assorbire le polveri sottili.

L’inquinamento nella provincia di Roma

Anche i comuni della provincia di Roma, inclusi i Castelli Romani, hanno risentito dell’inquinamento da polveri sottili, sebbene in misura diversa rispetto alla capitale. Le principali fonti di inquinamento in queste aree sono il traffico locale, i riscaldamenti domestici e alcune attività industriali e agricole.

Anni 2000-2010: aumento della popolazione e inquinamento

L’espansione urbanistica e l’aumento della popolazione nei comuni della provincia hanno portato a un incremento del traffico e delle emissioni inquinanti. In alcune aree, l’inquinamento ha raggiunto livelli preoccupanti, soprattutto durante i mesi invernali.

2010-2020: interventi locali

Molti comuni della provincia hanno iniziato a implementare politiche ambientali per contrastare l’inquinamento. Tra queste:

  • Miglioramento del trasporto pubblico: Potenziamento delle linee di autobus e creazione di collegamenti più efficienti con Roma.
  • Efficienza energetica: Promozione di soluzioni energetiche sostenibili per i riscaldamenti domestici.
  • Progetti verdi: Creazione di parchi e aree verdi per migliorare la qualità dell’aria.

Dal 2020 ad oggi: focus sulla sostenibilità

Negli ultimi anni, l’attenzione all’ambiente è aumentata ulteriormente. I comuni della provincia di Roma hanno iniziato a collaborare più strettamente con la capitale per implementare strategie integrate di gestione della qualità dell’aria. L’obiettivo è ridurre le emissioni inquinanti attraverso soluzioni sostenibili e innovazioni tecnologiche.

L’andamento dell’inquinamento da polveri sottili a Roma e nella sua provincia dal 2000 ad oggi riflette un quadro complesso ma incoraggiante. Sebbene siano stati fatti progressi significativi grazie a politiche mirate e a una maggiore consapevolezza pubblica, rimangono sfide importanti. La collaborazione continua tra le istituzioni, i cittadini e le imprese sarà cruciale per migliorare ulteriormente la qualità dell’aria e garantire un ambiente più sano per tutti.

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Il top dei Comuni turistici di mare e di lago del 2024: la classifica

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Acque cristalline, bellezze paesaggistiche, attenzione alla sostenibilità e alla tutela della biodiversità. Sono le località italiane dove sventolano le Cinque Vele di Legambiente e Touring Club Italiano: 21 comuni turistici marini e 12 località lacustri premiati a Roma in occasione della presentazione della guida Il Mare più bello 2024, curata dall’associazione ambientalista e dal Touring Club Italiano. La guida raccoglie informazioni turistiche e caratteristiche ambientali dei comuni a Cinque Vele, compreso l’impegno nella tutela delle tartarughe Caretta caretta.

A guidare la top five del 2024 è Pollica, Acciaroli e Pioppi, (Sa) il comune cilentano inserito all’interno del comprensorio del Cilento Antico, in Campania. Al secondo posto il comune di Nardò, in provincia di Lecce nel comprensorio pugliese dell’Alto Salento Ionico, seguito da Baunei, in provincia di Nuoro sulla costa orientale sarda. Quarto posto per la località Domus De Maria sul Litorale di Chia, sempre in Sardegna, e quinto posto per Castiglione della Pescaia, nel comprensorio della Maremma Toscana.

A livello regionale la Sardegna è di gran lunga la regione con più comuni premiati con le Cinque Vele: accanto a Baunei (Nu) e a Domus de Maria (Sud Sardegna) figurano, infatti, anche i comuni di Cabras (Or), Santa Teresa di Gallura (Ss), San Teodoro (Ss) Posada (Nu), Bosa (Or). A seguire la Toscana che, oltre a Castiglion della Pescaia (Gr), piazza i comuni di Capraia Isola (Li), Isola del Giglio (Gr), Capalbio (Gr) e Marina di Grosseto (Gr). Quindi la Campania con una pattuglia di comuni tutti in provincia di Salerno: alla prima classificata si affiancano i comuni di San Giovanni a Piro (Sa), Castellabate (Sa) e San Mauro Cilento (Sa). Tre comuni a Cinque Vele per la Puglia con Nardò (Le), Vieste (Fg) e Gallipoli (Le) e una bandiera anche per la Liguria, con i tre comuni delle Cinque Terre (Riomaggiore, Vernazza a Monterosso al Mare in provincia della Spezia) e la Basilicata con Maratea (Pz).

I comuni amici delle tartarughe

Novità di quest’anno, presente anche all’interno della guida il Mare più bello, sono anche i 33 comuni amici delle tartarughe marine segnalati con l’apposito simbolo ‘la tartaruga’ e dove sventolano le vele di Legambiente e Touring Club Italiano. Da Maratea alle isole Tremiti, da San Teodoro a Gaeta passando per Silvi, Caorle e Castiglione della Pescaia, solo per citarne alcuni. Si tratta di quelle amministrazioni che, attraverso un apposito protocollo d’intesa, si sono impegnate a adottare una serie di misure per rendere le spiagge accoglienti anche per le tartarughe che depongono le uova oltre che per i bagnanti. Ad oggi in totale sono 74 i comuni in tutta Italia (guida al momento la classifica la Campania con 22 comuni) che hanno firmato il protocollo, di questi 33 sono quelle in cui sventolano anche le vele di Legambiente e Touring Club Italiano.

L’iniziativa ‘comuni amici delle tartarughe’ rientra nel progetto Life Turtlenest che mira a tutelare gli habitat di nidificazione della Caretta caretta aumentando le probabilità di successo riproduttivo e tenendo conto di clima e antropizzazione. Nato grazie al sostegno del programma Life dell’Unione Europea, il progetto è coordinato da Legambiente e riunisce 13 partner di 3 diversi Paesi (Italia, Spagna e Francia). In prima linea insieme ai comuni amici delle tartarughe anche le aree protette (34 quelle che ad oggi hanno firmato il protocollo), entrambi premiati oggi a Roma.

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Dighe in Italia, partito il Dam Day: Un evento per promuovere la conoscenza e l’importanza di queste opere idrauliche

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Dal 24 maggio al 1° giugno 2024 si terrà la prima edizione del “Dam Day – Dighe in Italia”, un’iniziativa organizzata dal Comitato Nazionale Italiano per le Grandi Dighe (ITCOLD). L’evento è volto a promuovere una maggiore consapevolezza sul ruolo cruciale delle dighe nel panorama ambientale, economico, energetico e di sicurezza del paese.

L’Obiettivo del Dam Day

L’evento mira a sensibilizzare il pubblico sull’importanza delle dighe attraverso una serie di iniziative che si terranno in tutto il territorio nazionale. Il Dam Day prevede un totale di 26 eventi, tra cui visite guidate, seminari, dibattiti e conferenze, concentrati in una settimana per garantire un impatto significativo e coordinato sul tema.

Il Ruolo di ITCOLD

ITCOLD, l’associazione culturale e scientifica che organizza l’evento, rappresenta oltre 300 delle circa 500 grandi dighe presenti in Italia. Il comitato si impegna a promuovere lo studio e la valorizzazione delle dighe, collaborando con operatori del settore, pubbliche amministrazioni, accademici e liberi professionisti. Inoltre, ITCOLD è membro della Commissione Internazionale per le Grandi Dighe (ICOLD-CIGB), istituita nel 1928.

Gli Eventi in Programma

Gli eventi del Dam Day sono pensati per coinvolgere un pubblico ampio e variegato, con particolare attenzione ai giovani studenti. Tra gli appuntamenti previsti vi sono:

  • Visite Guidate: Alla Diga di Mignano a Vernasca (PC), alla Diga di Occhito a Carlantino (FG) e alla Diga del Locone a Minervino Murge (BT).
  • Seminari: Come quello sulla “Gestione delle risorse agricole per l’agricoltura” a Bari e il seminario dedicato agli impianti idroelettrici a Tramonti di Sopra (PN).
  • Convegni e Workshop: Inclusi eventi tecnici come il workshop sulla caratterizzazione geotecnica presso il laboratorio ISMGEO a Seriate (BG).
  • Open Day e Conferenze: Tra cui l’Open Day “Dighe e cambiamento climatico: quali sinergie?” a Firenze e la conferenza stampa presso la Diga del Gabiet a Gressoney (AO)

Un’Iniziativa Europea

Il Dam Day non è solo un evento nazionale, ma si inserisce in una serie di iniziative analoghe organizzate in altre nazioni europee sotto l’egida di EURCOLD, il Club Europeo delle Dighe. Questo rafforza la collaborazione e lo scambio di conoscenze tra i paesi europei in materia di gestione e valorizzazione delle dighe.

Il “Dam Day – Dighe in Italia” rappresenta un’importante occasione per avvicinare il pubblico alle tematiche legate alle dighe, evidenziandone il ruolo strategico nella gestione delle risorse idriche e nella produzione di energia rinnovabile. Partecipare agli eventi previsti sarà un’opportunità unica per conoscere da vicino queste grandi opere ingegneristiche e il loro impatto positivo sull’ambiente e sulla società.

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