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SCHIFANI: UN PROIETTILE DALLA MAFIA, "PAGHERAI PER IL SEQUESTRO BENI"

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Tempo di lettura 2 minutiNella lettera si fa riferimento al fatto che di recente Schifani, in alcune intervisteha parlato della sua attività contro Cosa Nostra

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Redazione

Un bossolo di proiettile di medio calibro, avvolto in un foglio contenente minacce, e' stato recapitato lunedi' mattina – ma la notizia si e' appresa soltanto adesso – nella cassetta postale dello studio professionale di Palermo del senatore Renato Schifani, avvocato ed ex presidente dell'assemblea di Palazzo Madama. A trovarlo sono stati i componenti della segreteria dell'esponente politico, che hanno fatto subito scattare l'allarme. Nella lettera si fa riferimento al fatto che di recente Schifani, in alcune interviste seguite all'archiviazione dell'indagine per mafia contro di lui, ha citato come merito della propria attivita' contro Cosa nostra il varo delle norme sul sequestro per equivalente dei patrimoni, mafiosi e non solo, acquisiti illecitamente e oggetto di compravendite con terzi di buona fede. La frase minacciosa rivolta a Schifani recita (non testualmente): "Ci hai fatto togliere i soldi e te ne sei vantato. Pagherai, morirai".
  L'episodio si inserisce in un contesto segnato dalle minacce ai magistrati e dalle dichiarazioni del neopentito Vito Galatolo, circa i piani di morte contro il pm Nino Di Matteo.
  Schifani e' esponente del Nuovo Centrodestra e ne e' uno dei leader, assieme al ministro dell Interno, Angelino Alfano e al deputato regionale siciliano Francesco Cascio. L'inchiesta sull'ex presidente del Senato ipotizzava il concorso in associazione mafiosa ed e' stata chiusa con l'archiviazione, su richiesta dello stesso pm Di Matteo e del suo collega Paolo Guido.
  Il senatore e' ancora scortato da cinque uomini e dispone di due auto blindate. La legge sui patrimoni e sui sequestri per equivalente, inserita nel pacchetto sicurezza del 2008, per salvaguardare i diritti dei terzi di buona fede, "aggredisce" altri beni o altri pezzi del patrimonio dei mafiosi, dei criminali, dei corrotti, sequestrandoli e poi confiscandoli per una cifra "equivalente" a quella oggetto dell'affare illecito.
  Renato Schifani non vuole commentare, per adesso, l'episodio, ma ribadisce l'importanza di quella legge