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Editoriali

SANT'AGATA DI MILITELLO: PASSEGGIANDO IN BICICLETTA ACCANTO A… INCURIA E SPAZZATURA

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Tempo di lettura 2 minuti Molti cittadini non protestano più perché stanchi di farlo, molti altri non protestano perché temono di offendere l’amico assessore o il funzionario preposto che conoscono.

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di Vincenzo Giardino

Sant'Agata di Militello (ME) – “Passeggiando in bicicletta accanto a te, pedalando senza fretta la domenica mattina…” , sono i versi di una famosa e intramontabile canzone di Cocciante, che se avesse percorso le strade di Sant’Agata di Militello in una domenica come quella di ieri 6 settembre 2015, molto probabilmente non avrebbe avuto alcuna ispirazione e sarebbe stato preso da un senso di sconforto nel vedere tanta incuria degli spazi pubblici.

Gli spazi antistanti allo stadio comunale “Biagio Fresina”, sono in uno stato di completo abbandono, nelle aiuole non si capisce se c’è più verde o più spazzatura. La lapide in bella mostra all’ingresso dello stadio (abbandonato anch’esso) recita in un tratto “…grande apertura verso i problemi delle gioventù…” , da quando è stata posta questa lapide, deve essere cambiato qualcosa nel pensiero degli attuali amministratori, se il simbolo di quest’apertura si traduce con l’immondizia di ogni genere. Lo spazio in oggetto è proprio davanti all’imbarco degli aliscafo che collegano, durante il periodo estivo, Sant’Agata di Militello con le Isole Eolie, si può immaginare quale spettacolo e immagine per niente edificante viene offerta ai turisti che transitano.

Continuando la passeggiata sul lungomare non è difficile imbattersi in altri rifiuti e all’evidente incuria di spazi verdi. Il lungomare è un percorso di relax per le famiglie con bambini che abitano a Sant’Agata di Militello, che soprattutto di domenica si affolla anche di abitanti che hanno la consuetudine di fare jogging e passeggiate in bicicletta. Se tanto ci da tanto, possiamo immaginare cosa ci aspetta nei luoghi meno esposti e più internati, lo spettacolo che si presenta è ancora più deprimente. Nei giorni feriali si vede la presenza di personale che pulisce le strade cittadine, ma solo quelle principali, in particolare la “Via Medici” che nel tratto centrale è il percorso antistante al Municipio e al Castello “Gallego”, non è dato sapere chi dovrebbe occuparsi di pulire il resto della cittadina.

Quando si interpellano gli uffici preposti per presentare reclami spesso si ricevono risposte giustificative che ribaltano le responsabilità a “nonsisachi”. Molti cittadini non protestano più perché stanchi di farlo, molti altri non protestano perché temono di offendere l’amico assessore o il funzionario preposto che conoscono. Sant’Agata di Militello, in questi ultimi anni, sta dando segnali di degrado che potrebbe diventare irreversibile e incontrollabile. Il primo servizio che misura la funzionalità di in un’amministrazione comunale è proprio quello di pulizia urbana e se non è in grado di poter garantire questo primo servizio, dovrebbe avere la dignità e il pudore di dimettersi.

Qualcuno potrà obiettare che la pulizia della città è anche a cura del senso civico della cittadinanza, ma se alcuni cittadini non hanno questa sensibilità, occorre che intervenga l’Autorità municipale, con l’ opera di controllo che può esercitare il corpo dei vigili urbani e il sindaco in carica ha l’autorità per dare disposizioni in tal senso. Se non si affronta e risolve questo problema che dovrebbe avere la priorità assoluta, è del tutto inutile pensare allo sviluppo dell’economia nel settore turistico viste le grosse potenzialità di Sant’Agata di Militello.
 

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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