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Sanità a rischio nella Tuscia, costituito il comitato per la salvaguardia dell’ospedale S. Anna di Ronciglione

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RONCIGLIONE (VT) – Con un Atto Aziendale la Direzione Generale della ASL, Viterbo vuole chiudere i Punti di Primo Intervento di Montefiascone e Ronciglione.

Abbiamo da queste colonne più volte stigmatizzato il fatto che la Sanità italiana fosse in mano (Lorenzin) a chi nessuna competenza potesse avere nello specifico, essendo titolare soltanto di un diploma di maturità classica, e lontana dalle competenze mediche necessarie per gestire un Ministero fondamentale come quello che riguarda la salute di milioni di cittadini.

E così, mentre a Napoli e in Sicilia le siringhe continuavano a costare tre o quattro volte il prezzo pagato al nord, si è voluto a tutti i costi, con soluzione burocratica – che trasforma i cittadini in numeretti su di un foglio – risparmiare sulle spese, adottando tagli orizzontali, e trasformando il nostro Paese in qualcosa di simile al Terzo Mondo. Anzi, peggio, visto che in Africa i nostri medici volontari vanno ad impiantare nuovi ospedali, mentre in patria si smantellano quelli esistenti, con una logica illogica, che trasforma il cittadino in suddito, cioè in un soggetto che ha solo da accettare decisioni calate dall’alto, senza diritto di replica, come in questo caso, dettate solo dalla cieca burocrazia del denaro, mentre uno dei diritti costituzionali fondamentali, come quello alla salute e alle cure, – art. 32 della Costituzione Repubblicana – viene violato a man salva. Liste d’attesa interminabili, rinuncia alle cure, accesso forzato alla sanità privata, ingolfamento dei Pronti Soccorso e delle disponibilità di ricovero, sono i primi e prevedibili effetti di queste decisioni da pallottoliere della prima elementare, che definire becere è un eufemismo.

Ma già, in Italia si sa chi comanda realmente, chi ha in mano il potere esecutivo: siamo preda e vittime di una burocrazia elefantiaca e sonnolenta, oltre che poco intelligente, dove chi non fa, non sbaglia; quella scienza che, appunto, trasforma i cittadini in numeri. Tranne quando ad aver bisogno sono i soliti noti, che dispongono , ad horas, di interi piani presso i nostri migliori ospedali, oltre che migliori medici e luminari. Pare che la loro vita sia più preziosa della nostra.

Questo si chiama discriminazione, ed anche questa condizione è al di fuori della nostra Costituzione Repubblicana, in particolare dell’art. 3, che riguarda l’uguaglianza dei cittadini senza alcuna distinzione di alcun genere. Insomma, figli e figliastri, aggiungendo al danno la beffa.

Il caso limite dell’ospedale di Ronciglione

Un caso limite riguarda l’ospedale S. Anna di Ronciglione, che, pur essendo al centro di un bacino di utenza di tredici paesi limitrofi, con una potenzialità di intervento su circa 60 o 70.000 cittadini, subisce da tempo pesanti tagli alla sua operatività, e sta per essere definitivamente declassato, pur avendo un numero effettivo di accessi che supera abbondantemente i 6.000 richiesti dalla delibera n. 70/2015. In più, dobbiamo constatare che l’ospedale più vicino – quello di Belcolle, a Viterbo – pur essendo sulla carta a breve distanza, risulta di accesso a volte molto difficoltoso, dovendosi superare la barriera dei Monti Cimini, con una strada di montagna ricca di curve e tornanti, spesso impercorribile per nebbia, neve e cattivo tempo. Un viaggio che di fatto impedisce ogni intervento salvavita che sappiamo dover essere messo in atto in pochi minuti, particolarmente in caso di affezioni cardiache; interventi che, al contrario, come testimoniano numerosi cittadini di Ronciglione, hanno potuto salvare la vita di loro congiunti, quando l’ospedale era nella sua piena funzione. Già oggi, invece, l’ospedale di Belcolle risulta intasato nel Pronto Soccorso, oltre che nei ricoveri, mentre tutti i codici dal giallo in giù subiscono attese di ore, e non per cattiva volontà degli operatori. Attese a volte oltre l’anno sono a carico dei mutuati, anche di esami cardiologici o ginecologici, per i quali si supporrebbe una corsia preferenziale, oltre che per gli oncologici, mentre il tumore ha tutto il tempo per crescere a suo piacimento. Ci auguriamo che l’azione di questo Comitato sia efficace, e riesca a farsi sentire dalla nuova amministrazione della Sanità pubblica – dottoressa Giulia Grillo, finalmente un medico – e che riesca a far ripristinare i servizi che l’ospedale S. Anna erogava una volta. Siamo infatti convinti che tutte queste chiusure e preclusione di diritti civili non abbiano portato ad un significativo risparmio nelle casse dello Stato. Quello Stato che ha già incamerato il denaro per i servizi sanitari, pur negandone l’erogazione. E sappiamo come si chiama qualcuno che incassa senza obbligo di corrispettivo. A questo proposito, trasmettiamo integralmente il comunicato stampa del Comitato per la difesa dell’ospedale S. Anna.

“Una morte annunciata, – dichiarano dal Comitato Ospedale Sant’Anna Ronciglione – si dirà, dal momento che questa chiusura era prevista grazie al Decreto Ministeriale 70/2015, secondo il quale per mantenere un PPI sono necessari almeno 6000 casi all’anno. E questo non sembra essere il caso di Ronciglione. Ma e’ questo il dato che da origine alle perplessità e riserve dei cittadini di Ronciglione che hanno assistito al lento smantellamento del terzo Ospedale della Provincia di Viterbo e centro di eccellenza medica. Questa chiusura non e’ effetto di una semplice diminuzione di accessi, ma del fatto che il servizio integrato del fu Pronto Soccorso di Ronciglione ha subito uno “spacchettamento” dei suoi servizi e la applicazione di direttive che hanno sottratto elementi e risorse al servizio.

Primo fra tutti – proseguono dal Comitato Ospedale Sant’Anna Ronciglione – il Servizio Radiologico che ha cessato di erogare i suoi servizi a partire dalle ore 13 con la conseguenza che nel comprensorio coperto dall’Ospedale di Ronciglione ci si può rompere una gamba o un braccio (o la testa) solo fino alle ore 13. Dopo, sperando e confidando nella buona sorte, si può essere attesi solo a Belcolle, a Viterbo. Questa disposizione “amministrativa” falsa il valore degli accessi al PPI. Ma non basta. La seconda disposizione riguarda il percorso delle ambulanze durante la notte, alle quali e’ stato indicato di non convergere sul PPI di Ronciglione, ma di recarsi direttamente a Belcolle con conseguente diminuzione degli accessi, da un lato, e sovraccarico del Pronto Soccorso di Belcolle che presenta sintomi chiari di difficoltà, dall’altro. Con il risultato di pochi casi che arrivano al PPI di Ronciglione durante la notte, e che rappresentano un ulteriore evidenza del dirottamento di risorse realizzato con la finalità di arrivare allo smantellamento totale della struttura. Se a questo poi aggiungiamo l’istituzione di un Punto di Assistenza Infermieristica (PAINF) ed una Guardia Medica separate dal Punto di Primo Intervento, si comprende meglio il senso di questa operazione. Essendo l’accesso al PAIN, infatti, regolato da un passaggio per il CUP, impedisce che questi movimenti siano registrati come attenzione prestata nel PPI. Lo stesso ragionamento vale per la Guardia Medica. Ma ancor di più risulta risibile il richiamo al DM 70/2015, in quanto il limite fissato da questo decreto deve necessariamente essere messo in rapporto con le caratteristiche geografiche del territorio interessato che nel nostro caso hanno, nei Monti Cimini, una barriera naturale che rende poco agevole l’accesso a Belcolle e che da novembre ad aprile risulta più complicato sia per le condizioni meteorologiche sia per lo stato di mantenimento delle strade.

Alla luce di questi elementi i cittadini che integrano il Comitato Ospedale Sant’Anna hanno deciso, in primo luogo, di rivolgersi direttamente ai Sindaci dei tredici (13) paesi che integrano il comprensorio su cui insiste l’Ospedale di Ronciglione affinché convochino in modo urgente un Consiglio Comunale straordinario per approvare una mozione o delibera in cui si richieda alla Direzione della ASL di Viterbo, l’annullamento dell’Atto Aziendale in questione. Come cittadini intendiamo infatti che da questo atto derivino gravi problemi per il rispetto del principio sancito nell’art. 32 della Costituzione e che, in ogni caso, la salute e la vita dei cittadini non possono cedere il passo davanti a “presunte” considerazioni di carattere economico. Invitiamo pertanto tutti i Primi Cittadini dei Comuni interessati – concludono dal Comitato Ospedale Sant’Anna Ronciglione – a mobilitarsi insieme ai Consigli Comunali e a tutta la cittadinanza per difendere il Diritto Fondamentale di tutti i cittadini alla Salute”.

Roberto Ragone

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