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Cronaca

San Giuseppe Jato, sciolta l’amministrazione comunale per inflitrazioni mafiose

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San Giuseppe Jato (PA) – Da ieri, presso il Comune di San Giuseppe Jato, si è insediata la Commissione Straordinaria che guiderà l’ente locale per diciotto mesi a seguito dello scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose, disposto dal Presidente della Repubblica con decreto dello scorso 9 luglio, da ieri divenuto esecutivo. Il provvedimento è stato emesso, su proposta del Ministro dell’Interno e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, all’esito dell’accesso ispettivo svolto da Commissione d’indagine nominata dal Prefetto di Palermo lo scorso 30 settembre 2020 che ha evidenziato la sussistenza di “forme di ingerenza della criminalità organizzata che hanno esposto l’amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale”.

L’invio della Commissione era stato disposto a seguito di un’articolata attività info-investigativa svolta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo che ha consentito di far emergere come, nei confronti dell’amministrazione comunale insediatasi nel 2017, vi fossero rilevanti forme di condizionamento da parte della locale criminalità organizzata di stampo mafioso. Gli accertamenti svolti dalla Commissione hanno confermato il grave quadro indiziario documentato dall’Arma, portando così al provvedimento di scioglimento.

In particolare, è stata evidenziata l’esistenza di una fitta rete di frequentazioni e parentele, dirette o acquisite, di esponenti delle locali famiglie mafiose con numerosi amministratori del Comune di San Giuseppe Jato. Rapporti di vicinanza che si sono manifestati anche in contesti pubblici quali matrimoni, cerimonie o altri eventi, episodi di carattere pubblico che hanno testimoniato la vicinanza degli amministratori di San Giuseppe Jato alle locali consorterie mafiose ed attengono ad una caratteristica forma di controllo del territorio storicamente operata da cosa nostra in quanto manifestano forme di rispetto nei confronti di chi è notoriamente appartenente o comunque vicino all’organizzazione criminale.

Sono emerse, inoltre, numerose irregolarità e violazioni di legge nella gestione del settore dei rifiuti da parte dell’amministrazione comunale che hanno favorito due società, entrambe riconducibili al locale contesto mafioso. Entrambe le società favorite sono state destinatarie di provvedimenti interdittivi antimafia.

È emerso, inoltre, come la gestione del settore edilizio fosse condizionata da una gestione familistica che ha consentito di ipotizzare l’esistenza di una “cabina di regia” occulta, in grado di influire sulla regolare trattazione delle pratiche edilizie.

Ulteriori elementi che attestano una gestione dell’ente avulsa dal rispetto dei principi di legalità sono emersi in merito alle attività di somministrazione di bevande e alimenti, la cui apertura è soggetta a S.C.I.A., atteso che molte di queste risultano operare nonostante i loro titolari siano soggetti notoriamente legati alle locali consorterie mafiose.

In rilievo, inoltre, la vicenda concernente la realizzazione del locale palazzetto dello sport, per il quale erano stati stanziati finanziamenti per 6 milioni di euro, sui quali è emerso uno sviamento dell’azione amministrativa del perseguimento dei pubblici interessi a beneficio di quelli della criminalità organizzata. I relativi lavori, che avrebbero dovuto concludersi nel 2007, sono stati costellati da ripetute interruzioni e numerose irregolarità mentre l’opera è rimasta incompiuta.

L’inadeguatezza dell’attività amministrativa è stata evidenziata anche nelle modalità seguite dall’amministrazione comunale per l’erogazione dei buoni spesa alimentari destinati ai cittadini in difficoltà a causa dell’emergenza COVID-19: Circa un terzo delle domande accolte risulta irregolare per la mancanza di verifica dei requisiti richiesti per poter beneficiare degli aiuti. Tale modus operandi ha comportato che parte dei buoni spesa sono stati assegnati a soggetti che non ne avevano diritto o aventi legami con la criminalità organizzata.

Il provvedimento di scioglimento è stato notificato al Commissario Regionale Salvatore Graziano, nominato nel novembre 2020 a seguito delle dimissioni del Sindaco, degli Assessori e del Consiglio Comunale presentate lo scorso ottobre immediatamente dopo l’avvio dell’accesso ispettivo presso il Comune. A comporre la Commissione saranno la D.ssa Esther Mammano, la D.ssa Federica Nicolosi e la D.ssa Susanna Conte, nominate con decreto del Presidente della Repubblica.

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Cronaca

Roma, San Paolo: due ladre tentano di investire la commessa di un negozio dopo la rapina

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ROMA – Nel pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Stazione di Roma Garbatella sono intervenuti in viale Leonardo Da Vinci, arrestando due donne romane, di 20 e 30 anni, appartenenti a una nota famiglia di nomadi stanziali, con precedenti penali e disoccupate. Le due sono gravemente indiziate di rapina aggravata in concorso.
 
L’episodio è iniziato quando i titolari di un negozio di casalinghi, gestito da cittadini cinesi nel quartiere San Paolo, hanno denunciato che le due donne avevano sottratto diversi articoli per la casa. Una dipendente del negozio, notando il furto, ha cercato di fermarle, ma le due donne, nel tentativo di fuggire, sono salite a bordo della loro auto e hanno cercato di investirla.
 
I Carabinieri, giunti rapidamente sul posto, sono riusciti a bloccare le ladre. La refurtiva, trovata all’interno dell’auto, è stata restituita ai legittimi proprietari. Fortunatamente, la coraggiosa dipendente, visitata dai sanitari del 118, non ha riportato ferite.
 
Successivi accertamenti hanno rivelato che la 30enne era alla guida dell’auto senza patente, mai conseguita, motivo per cui è stata anche sanzionata per violazione al codice della strada. Il Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e disposto gli arresti domiciliari per entrambe le donne.
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Castelli Romani

Rocca Priora, arrestati due uomini sorpresi a sotterrare telai di auto rubate

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I Carabinieri della Stazione di Rocca Priora hanno arrestato due uomini italiani, rispettivamente di 59 e 67 anni, entrambi con precedenti penali, accusati di riciclaggio. L’operazione è avvenuta durante un normale servizio di pattugliamento del territorio, quando i militari hanno notato i sospetti intenti a scavare una buca con una ruspa in un terreno situato lungo la via Tuscolana, al chilometro 32. All’interno della buca, i Carabinieri hanno scoperto quattro telai completi di autovetture, successivamente identificati come proventi di furto.
 
Successivamente, i militari hanno eseguito una perquisizione in un capannone nei pressi del luogo del ritrovamento, anch’esso nella disponibilità dei due uomini arrestati. All’interno del capannone, sono state rinvenute numerose parti di veicoli smontati e privi di matricola, le quali sono state immediatamente sequestrate per ulteriori verifiche.
 
I due uomini arrestati sono stati posti agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni, in attesa dell’udienza di convalida. Le autorità stanno proseguendo le indagini per chiarire ulteriormente la portata dell’attività illegale e identificare eventuali complici.
 
 
 
 
 
Privo di virus.www.avast.com



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Epidemia di Peste Suina, cresce la rivolta degli allevatori: il Ministro Lollobrigida nel mirino

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Il ministro dell’Agricoltura accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza

L’epidemia di peste suina sta mettendo in ginocchio gli allevatori del Nord Italia, con nuovi focolai che si diffondono in Lombardia e Piemonte, alimentando rabbia e frustrazione tra i produttori. Nonostante l’adozione di nuove misure di sicurezza da parte del Commissario straordinario Giovanni Filippini, la situazione continua a peggiorare, con 26 allevamenti contaminati solo in Lombardia, coinvolgendo le province di Pavia, Milano e Lodi.

La diffusione del virus in queste aree altamente densamente popolate da suini, che contano circa 4,5 milioni di capi, ha suscitato un’ondata di proteste da parte degli allevatori, già provati da oltre due anni di gestione considerata fallimentare dell’emergenza. Assosuini, una delle principali associazioni di settore, ha espresso la propria indignazione, lamentando che gli allarmi lanciati dagli allevatori sono stati ignorati per troppo tempo, lasciandoli ora a dover affrontare costi insostenibili e una situazione sanitaria al limite.

La tensione è ulteriormente aggravata dalla critica dei vertici di Coldiretti, che chiedono l’immediata erogazione degli indennizzi alle aziende colpite e certezze sui rimborsi per chi è costretto a sospendere l’attività. Le nuove regole imposte dal commissario includono il divieto di movimentazione degli animali e l’accesso agli allevamenti nelle aree di restrizione, nonché la possibilità di abbattimenti preventivi in caso di rischio di contagio. Tuttavia, l’incertezza regna sovrana, con molti allevatori che si sentono abbandonati dalle istituzioni.

La critica si è rivolta anche verso il governo, e in particolare verso il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza. L’Eu Veterinary Emergency Team, gruppo di esperti della Commissione Europea, ha recentemente bocciato la strategia adottata, suggerendo che sarebbe stato più efficace un approccio basato sul monitoraggio e sul contenimento geografico dei cinghiali, piuttosto che sulla caccia.

Dichiarazioni recenti del ministro Lollobrigida, riportate dai media, sottolineano l’impegno del governo nel fronteggiare la crisi, pur ammettendo le difficoltà incontrate. Lollobrigida ha ribadito l’importanza delle nuove misure di biosicurezza e ha promesso un maggiore supporto agli allevatori, ma per molti queste rassicurazioni arrivano troppo tardi.

Con l’aumento dei focolai, l’epidemia di peste suina si sta trasformando in una catastrofe economica e sanitaria, con conseguenze che potrebbero essere devastanti non solo per il settore zootecnico, ma anche per l’intera economia delle regioni colpite.

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