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Redazione Lazio

SAN CESAREO: IL 17 DICEMBRE IL PRESIDIO PER SALVARE LA VILLA DI CESARE E MASSENZIO

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Tempo di lettura 3 minutiIl "Comitato di Difesa del Territorio Colli Prenestini Castelli Romani"si mobilita per la seconda seduta della conferenza dei servizi per il nuovo complesso di Sa

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Il "Comitato di Difesa del Territorio Colli Prenestini Castelli Romani" in occasione della seconda seduta della conferenza dei servizi per la “Realizzazione del nuovo complesso parrocchiale di San Giuseppe”, invita la cittadinanza tutta, di San Cesareo e non, a partecipare mercoledì 17 dicembre alle ore 11,00 al presidio autorizzato presso gli uffici della regione Lazio, sede della conferenza, in via del Giorgione, 129.

di Cinzia Marchegiani

Roma – Negli ultimi anni a San Cesareo sono stati rinvenuti degli importanti reperti archeologici, tra cui parti della famosa Villa Imperiale di Cesare e Massenzio, i cui possedimenti andavano da Santa Croce in Gerusalemme fino ad Anagni. Lo studio di questi, e di altri reperti scoperti sul territorio, sta portando alla luce la ricostruzione di un interessante tracciato archeologico.  Il 23 settembre 2014, presso il comune di San Cesareo si è svolta la prima Conferenza dei Servizi indetta per l’approvazione del nuovo complesso parrocchiale “San Giuseppe” che dovrebbe sorgere adiacente e probabilmente a ridosso di una parte dei resti della villa imperiale di Cesare e Massenzio, inserendosi nel PIN (Piano Integrato d’Intervento) “La Pietrara”. Il “Comitato di Difesa del Territorio Colli Prenestini Castelli Romani” proprio in occasione della seconda seduta della conferenza dei servizi per la realizzazione di questo enorme complesso parrocchiale  invita la cittadinanza tutta, di San Cesareo e non, a partecipare mercoledì 17 dicembre alle ore 11,00 al presidio autorizzato presso gli uffici della regione Lazio, sede della conferenza, in via del Giorgione, 129.

Critico il Comitato di Difesa del Territorio Colli Prenestini Castelli Romani, che fotografa una situazione imbarazzante che aleggia su tutta questa straordinaria scoperta archeologica:”le azioni della Soprintendenza sono ambivalenti e poco trasparenti, mentre da un lato sembra essere particolarmente impegnata a farsi lustro delle azioni di musealizzazione dei beni rinvenuti negli scavi, dall’altro si mostra scarsamente attenta alla destinazione finale dei siti archeologici che, diversamente, potrebbero risollevare l’ economia di un intero territorio. Sembra infatti oramai evidente la tendenza a decontestualizzare questi, seppur importanti, ‘frammenti’ destinati ad essere raccolti nei diversi musei nazionali, lasciando poi alle ortiche un capitale, sicuramente di difficile gestione, ma di una importanza storica ed economica certamente diversa.”
E senza alcun riserbo sollevano dubbi inquietanti sul destino di queste opere venute alla luce, che rischiano di essere ignorate e abbandonate dallo Stato italiano, e lasciate alla deriva di progetti dell’hinterland senza alcuna tutela superiore:”Sarà forse un caso, se gli scavi eseguiti a San Cesareo, a Ciampino ed a Valmontone, che probabilmente sono parte del medesimo complesso imperiale, che fanno capo ai medesimi responsabili del MIBACT, vivono oggi le medesime condizioni di abbandono?”

Quello che emerge è un pugno allo stomaco, e una denuncia che sembra sia portata avanti solo da chi nel piccolo vede un patrimonio sciupato e abbandonato e con un grande potenziale per la comunità di San Cesareo e limitofrofe. Il Comitato ricorda e denuncia:"in queste aree, dove negli ultimi anni sono stati forti gli interessi della speculazione edilizia, la soprintendenza archeologica non sembra cercare il confronto con i cittadini, unici veri eredi di questo patrimonio nazionale se non mondiale, ma cerca la ‘quadra’ con costruttori ed amministratori (gli stessi che intendono delegare la manutenzione del complesso archeologico della Villa di Massenzio ai condomini)."

Mercoledì 17 dicembre 2014, in Regione Lazio è stata convocata la seconda seduta lontana da San Cesareo, più precisamente presso gli uffici della Regione Lazio, in via Del Giorgione, 129, mentre la prima, avvenuta a porte chiuse presso il Comune di San Cesareo è stata blindata dalle istituzioni comunali, perché il Comitato non è stato riconosciuto portatore di interesse.
L'associazione rispedisce al mittente una domanda più che lecita:”Se è vero quanto affermato dalla D.ssa Calandra e dal suo predecessore la D.ssa de Spagnolis, secondo cui il compito della soprintendenza si limita alla musealizzazione dei singoli reperti e non alla valorizzazione dell’intero patrimonio archeologico, quale ordine dello Stato si occupa della tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico?”
Se è vero che il tutto sembra demandato alla attività di volontariato prestata dai cittadini, il Comitato ora grida a gran voce, la volontà di difendere assieme alla cittadinaza la villa di Cesare e Massenzio poiché rappresenta per il territorio la loro  primaria risorsa economica.

Eppure basta spostarsi dall'Italia per assistere ad atteggiamenti profondamente diversi dalle istituzioni italiane, lì ritrovamenti di minor prestigio archeologico e soprattutto storico sono immediatamente valorizzate e messe sotto tutela dallo Stato affinché la popolazione tutta possa fare pellegrinaggi e bearsi di questi beni immensi…creando lavoro, cultura e crescita non solo economica ma semplicemente culturale. Questione di orgoglio, di denaro, o semplicemente menefreghismo?