Politica
Rosatellum bis, il governo pone la fiducia: è caos
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7 anni faon
Il governo pone nell’Aula della Camera la questione di fiducia sulla riforma della legge elettorale. Lo ha comunicato all’Assemblea di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro.
Mentre i deputati di maggioranza restavano immobili, quelli di M5S hanno urlato sventolando le copie del regolamento di Montecitorio: uno di questi volumi è stato lanciato al centro dell’Emiciclo da Danilo Toninelli di M5S mentre i suoi colleghi gridavano e fischiavano e Carla Ruocco sbatteva sul banco la ‘ribaltina’ di legno, per fare rumore. All’estrema sinistra, stesse urla, con i deputati MDP e Si tutti in piedi a battere sui banchi in segno di protesta. Dal banco della commissione Ignazio La Russa (Fdi) ha alzato un cartello con la scritta “Hablamos”, parliamo, leitmotiv della campagna unionista della Catalogna.
Saranno tre le fiducie, sui primi tre articoli dei cinque di cui si compone la legge elettorale, che saranno votate da domani nell’Aula della Camera. Due si voteranno domani, la terza giovedì. Lo hanno deciso i capigruppo di Montecitorio. La prima fiducia, sull’articolo uno si voterà dunque dalle 15:45; le dichiarazioni di voto avranno inizio dalle 13:45. La seconda fiducia, sull’articolo 2 sarà votata dalle 19:30 (dichiarazioni di voto dalle 17:30). La terza fiducia, sull’articolo 3 si voterà giovedì dalle 11 (dichiarazioni di voto dalle 9). Dalle 13 in poi di giovedì saranno esaminati dall’Assemblea di Montecitorio gli altri due articoli del testo, su cui insistono una ventina di emendamenti, tutti da esaminare a scrutinio palese. A seguire, presumibilmente nella stessa giornata di giovedì, si esamineranno gli ordini del giorno e ci saranno le dichiarazioni di voto finali ed il voto finale: questa ultima votazione in base al regolamento di Montecitorio, è “secretabile”.
Di Maio, alle 13 tutti a Montecitorio – “Da domani iniziano i voti di fiducia in Aula alla Camera. Poi il voto finale sarà segreto. Più faremo pressione in piazza, più quel voto segreto potrebbe far saltare la Legge. Noi dentro, voi fuori. E’ il momento di fermare questa vergogna. Pacificamente, ma come popolo”. Lo scrive il leader M5s Luigi Di Maio sul blog di Grillo, chiamando i militanti a una manifestazione a Roma contro la legge elettorale. Appuntamento domani alle 13 a piazza Montecitorio. Potrebbe esserci anche Beppe Grillo domani, davanti al Parlamento, a manifestare contro la legge elettorale. La presenza del fondatore del Movimento non è, infatti “esclusa” da alcuni rappresentati del M5s. Il garante del Movimento era comunque atteso a Roma nei prossimi giorni, anche in vista dell’evento organizzato a Marino per la proclamazione del candidato governatore M5s per il Lazio.
Siamo in piena #EmergenzaDemocratica. Domani 11 ottobre alle 13, scendete in piazza Montecitorio con noi. Saranno due giorni duri! pic.twitter.com/QeNW9dgwq4
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) 10 ottobre 2017
Sinistra in piazza contro fiducia – Sinistra in piazza domani contro la fiducia chiesta dal governo per approvare il Rosatellum Bis. Lo comunica Arturo Scotto (Mdp) in Transatlantico. “Stiamo ragionando assieme a tante forze di sinistra – annuncia Scotto – per manifestare domani al Pantheon, alle 17,30, contro questa decisione del governo di mettere la fiducia”. All’iniziativa parteciperà anche Tomaso Montanari e Anna Falcone, animatori dell’assemblea del Brancaccio.
Anche Pier Luigi Bersani chiama, su twitter, a mobilitarsi contro la fiducia sulla legge elettorale partecipando domani alle 17,30 alla manifestazione decisa da Mdp al Pantheon “per la democrazia”.
Finocchiaro, Governo coerente, ha aiutato – “Il presidente Gentiloni – ha spiegato la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro- , ha detto fin dal giorno del suo insediamento che questo Governo avrebbe cercato di facilitare la discussione tra i partiti e in Parlamento e di sollecitare l’approvazione di una legge elettorale e questo è quello che abbiamo fatto”. E ha sottolineato quindi che “il Governo è stato coerente con il ruolo che ha svolto in tutti questi mesi”.
Berlusconi, Fi leale, sì a voto finale – “Non è la legge che sognavamo, ma dato lo scenario attuale riteniamo che questo compromesso sia il miglior risultato possibile. E proprio perché questo sistema scontenta un po’ tutti, pensiamo che questa volta si possa arrivare al traguardo”. Lo scrive in una nota il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, assicurando la “lealtà” del suo partito che pur annunciando “di non partecipare ai voti che riguarderanno le fiducie chieste dall’esecutivo” dirà “sì, con convinzione, in modo compatto e leale, al voto finale”.
Marco Meloni (Pd), non voterò fiducia – Il governo ponendo la fiducia sulla legge elettorale, “ha compiuto un grave strappo istituzionale”. “Si tratta di una decisione, oltretutto assunta nell’imminenza delle elezioni e rivolta all’approvazione di una legge che – senza modifiche – sottrae ai cittadini anche i residui spazi consegnati dalle sentenze della Corte Costituzionale di determinare direttamente la scelta dei parlamentari, dalla quale dissento profondamente. Per queste ragioni non potrò votare la fiducia al governo”. Lo dichiara Marco Meloni, deputato del Pd e direttore della Scuola di Politiche fondata da Enrico Letta.
Di Battista arringa piazza, ma c’è Pappalardo – Alessandro Di Battista scende in piazza per protestare contro la legge elettorale ma a Montecitorio ad attenderlo ci sono i sostenitori dell’ex generale Pappalardo, gli attivisti del Movimento liberazione Italia, che non gradiscono la sortita del deputato pentastellato. Fischi e grida hanno investito il deputato che era uscito davanti a Montecitorio per incontrare i manifestanti che protestavano e tentare un dialogo. “Non so chi ha convocato questa manifestazione…” ha esordito Di Battista e dalla piazza è arrivata subito una secca presa di distanza: “l’ha convocata il generale Pappalardo e siamo qua perché siete abusivi”. Poi arrivano gli inviti, non troppo cortesi, a farsi da parte: “Hai rotto il c…”, “dimettiti” gli urlano i manifestanti fino a quando Di Battista è costretto a lasciare il campo.
Il Popolo ha il dovere di scendere in piazza per impedire ai partiti di nominarsi i parlamentari. State pronti #EmergenzaDemocratica
— AlessandroDiBattista (@ale_dibattista) 10 ottobre 2017
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