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Viterbo

RONCIGLIONE (VT), BCC: DODICI SOCI E UNA LIRA A TESTA, ECCO COME SIAMO NATI

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Tempo di lettura < 1 minutoGinnasi: "Siamo orgogliosi di essere sempre stati e di rimanere un punto di riferimento fisso per famiglie," artigiani e piccoli imprenditori

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di Gennaro Giardino

Ronciglione (VT) – “Dodici soci e una lira a testa. Il tutto durante una riunione tenutasi nel lontano 1902 nella camera da letto di Nazareno Casini, il suo primo Presidente. Ecco come è nata la Banca di Credito Cooperativo di Ronciglione che all’epoca si chiamava Cassa Depositi e Prestiti”. A raccontarne la storia ai microfoni di Radiocoop76, la web radio di Confcooperative Viterbo, è il Presidente della BCC Giuseppe Ginnasi intervistato da Rita Salimbeni.
“Oggi – prosegue Ginnasi – contiamo invece circa 1700 soci e 10 filiali sparse tra Ronciglione, Nepi, Sutri, Caprarola, Bassano Romano, Corchiano, Soriano, Fabrica di Roma, San Martino al Cimino e Campagnano. Una banca che cerca di sostenere le difficoltà del territorio – afferma il Presidente – compatibilmente, però, con le nuove disposizioni che purtroppo ci limitano molto nel nostro patrimonio di vigilanza, cioè in quel patrimonio che dobbiamo mettere a disposizione dell’Istituto di vigilanza per garantire tutti i prestiti erogati. Questo ci porta ad applicare una forte selezione, per non sforare i vari indici che siamo obbligati ad osservare”. In questi ultimi anni, inoltre, la base sociale stessa del credito cooperativo è molto cambiata, caratterizzandosi perlopiù per la preminenza del settore terziario, mentre prima era costituita quasi del tutto da agricoltori, che oggi invece contano solo il 10%. Allo stesso modo, risulta molto diverso il modello sociale che chiede l’accesso al credito: “Non per niente  – spiega Giuseppe Ginnasi – chiedono mutui sempre più i divorziati, in quanto necessitano di una nuova soluzione abitativa. Per il resto, siamo orgogliosi di essere sempre stati e di rimanere un punto di riferimento fisso per famiglie, artigiani e piccoli imprenditori, a sostegno cioè – conclude Ginnasi – di quella base sociale che corrisponde al ceto medio del nostro territorio”.

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