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Il nostro inviato è stato oltre 9 ore al pronto soccorso del policlinico Umberto I registrando tutti i disservizi e vivendo sulla propria pelle l’estenuante attesa alla quale sono sottoposti i malati ogni giorno
di Matteo La Stella
Roma – C'era una volta il pronto soccorso, braccio ospedaliero utile ad accogliere malati in emergenza, ma soprattutto utile a scongiurare la stessa emergenza assicurando il diritto alla salute ad ogni cittadino in tempi brevi. Oggi invece l'evoluzione vergognosa del sistema sanitario laziale ha dato vita ad una modalità tutta nuova di affrontare la il bisogno dei malcapitati cittadini : il “Lento soccorso”, dove le risposte alle domande d'aiuto impiegano 10 ore ad arrivare.
Soprattutto nella capitale, i cittadini che accusano un qualsivoglia sintomo o patologia devono mettere in conto una dose smisurata di pazienza, poiché nel limbo del pronto soccorso si è abbandonati a se stessi per ore, in attesa di essere visitati, curati o per lo meno presi in considerazione.
Sembra quasi che la cura sia affidata al tempo che si passa in sala d'attesa, più che al personale medico. Pochi giorni fa, il Sindaco di Roma Ignazio Marino accusava il Ministro della salute Beatrice Lorenzin, intervenuta nella capitale per le condizioni igieniche pressoché assenti negli istituti scolastici, di prendersi cura anche dei pronto soccorso, fonte per lui di grande preoccupazione , che condannano i cittadini a “tempi d'attesa e sofferenze inumane”.
Peccato che la sanità romana sia nelle mani del suo compagno di partito Nicola Zingaretti, al quale fino ad oggi si può riconoscere solo il merito di vantare una sensazionale oratoria, poichè la classifica de L'Osservatore d'Italia parla chiaro e mostra come i cittadini che entrano in pronto soccorso debbano attendere non meno di 5 ore. Se poi alla sfortuna dei problemi fisici si somma la “sfiga” di essere etichettati con un codice “verde” la questione si fa ancor più complicata.
Il nostro tentativo è stato quello di classificare alcune strutture capitoline, prese a campione in giornate feriali, mediante l'utilizzo di referti medici di pronto soccorso, in base alla reattività con cui il paziente viene trattato.
In terza posizione troviamo il pronto soccorso dell'Azienda Ospedaliera Sant'Andrea, DEA (Dipartimento Emergenza Accettazione) di primo livello, che ci assicurano avere un rapido metodo di accettazione, compensato successivamente da un'attesa che si attesta intorno alle 5 ore per il referto. L'argento va al DEA di secondo livello del San Giovanni Addolorata, che mediante un'ingolfata accettazione, stipa i pazienti in sala d'attesa per metterli al corrente delle loro condizioni solo 8 ore dopo il loro ingresso. Imperversa primo della classe il Policlinico Universitario Umberto Primo, emblema dei “Lento soccorso” romani, dove il paziente ci confida di aver passato più di un'ora, in piedi e in mezzo alla corrente provocata dalle porte scorrevoli per effettuare l'accettazione ed essere indirizzato alla sala d'attesa.
Quì si parla di un'attesa pari a più di 9 ore, con l'ingresso documentato alle 20:06 come le dimissioni, che arrivano addirittura alle 5:19. Se poi vi si aggiunge l'ora persa in accettazione si raggiunge quota 10 ore.
A cosa serve dunque un articolo costituzionale che annovera la salute tra i diritti fondamentali del cittadino quando poi lo stesso è condannato ad interminabili attese, condite dall'aumento di ansia e paura. La malattia non attende, i tempi medici devono accorciarsi garantendo ad ogni cittadino una diagnosi in tempi dignitosi.
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