Roma, Virginia si ricandida ma resta col cerino in mano: fuggi fuggi di partiti e cittadini

Virginia si ricandida alla guida del Campidoglio, fra gli applausi dei suoi sostenitori.  Al diavolo la regola del terzo mandato, o altre menate del genere, il popolo grillino capirà, e poi «dobbiamo andare avanti», dice fiera a rete unificate, «non ci stò ad apparecchiare la tavola per far mangiare quelli di prima». Potrebbe andare bene per il trailer di un film, comunque sia, la trovata le ha permesso di catalizzare su di sé l’attenzione, tanto da surclassare la notizia dei due bus Atac finiti arrostiti in pieno centro. Certo, se vogliamo essere pignoli, ma proprio se vogliamo, le reazioni non sono state così concilianti, anzi, ma del resto Oscar Wilde diceva, «non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli». E lei lo sa benissimo.

Dalla politica nazionale a quella capitolina arriva un secco “no”, unanime e trasversale. E i cittadini non sembrano essere da meno, considerati i messaggi disseminati sui social. Povera Virginia, rimasta sola e sconsolata, un tempo ti idolatravano, ora il vento pare tirare in senso avverso, e non si tratta del ponentino ma di una tromba d’aria. Neanche il «daje» lanciato dal Beppe nazionale in suo favore, pare funzionare. Chissà perché.

«A Virgì ma ‘ndo vai?», attacca su facebook il senatore di FI Maurizio Gasparri, «la fallita Raggi si ricandida sostenuta dai grillini sbugiardati e in caduta libera. Lei patetica non andrà al ballottaggio e Roma la boccerà severamente». «Oggi va in frantumi anche la regola dei due mandati del M5S», incalza Giorgia Meloni, «che da “movimento dei cittadini” diventa il partito dei nuovi politicanti. La ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco però è un’ottima notizia: i romani potranno dire con il loro voto come giudicano il lavoro di questa amministrazione grillina. Finalmente…». «Non vediamo l’ora di sgomberare anche la Raggi dal Campidoglio», chiosa infine Matteo Salvini.

Il Pd prende le dovute distanze: «Nulla di personale ma noi diamo un altro giudizio. Roma merita di più e qualcosa di molto diverso da questi anni. Per questo il Pd lavora per costruire un progetto alternativo”. Parola del vicesegretario Andrea Orlando. E Italia Viva fa altrettanto, prima ci pensa il Presidente Ettore Rosato, «Italia Viva sarà da un’altra parte, questa città ha bisogno di autorevolezza, visione, efficienza e trasparenza, tutto quello che non si è visto negli ultimi anni». Seguito dal twitter del deputato Luciano Nobili: «La Raggi si ricandida dopo 5 anni di disastri con la Capitale che sprofonda tra degrado, scandali, rifiuti, dopo aver fallito sotto ogni punto di vista? Bene così: sarà giudicata dai cittadini. Contro i populisti che hanno distrutto Roma, a costruire l’alleanza dei riformisti romani che vogliono restituirle l’orgoglio che merita, per farla rialzare e darle la scossa che serve per ripartire».

Per Marco Cacciatore, consigliere della Regione Lazio uscito dal MoVimento nelle settimane passate, «il problema della candidatura di Virginia Raggi a sindaco di Roma non è tanto il secondo mandato o la ‘maturazione’ del M5S (che rappresenta, mi pare, piuttosto uno snaturamento). Una ricandidatura si poteva anche sostenere, se da parte di questa amministrazione fossero arrivati risultati concreti. Rispetto al programma con cui Virginia Raggi si è presentata agli elettori, questi anni in Campidoglio sono stati un fallimento. Non solo non sono riusciti a portare a termine gli obiettivi, ma in molti casi – su tutti i rifiuti – non ci hanno neanche provato e non hanno mai dato ascolto né alla base né, ancor più grave, ai loro stessi Municipi. Chi la sostiene lo fa per ambizione personale o per equilibrio interno, che nulla ha a che fare con i problemi dei territori che si dovevano risolvere».

Dall’Assemblea Capitolina il capogruppo del Pd Giulio Pelonzi ribadisce che «noi non appoggeremo mai la Raggi, e anche a una richiesta di dialogo chiudiamo la porta in faccia. Avendo un giudizio così negativo sull’amministrazione Raggi auspichiamo», prosegue, «per la città, che lei non si ricandidi. Ma non vogliamo entrare nelle loro dinamiche: i 5 stelle sono in continuo litigio, con la conseguenza di bloccare l’attività istituzionale, come per la delibera sull’OSP, che stenta a uscire per loro litigi, danneggiando i commercianti». Chiaro il concetto. «Ma sì, Virgì, ricandidati», è l’ironico commento della consigliera Svetlana Celli, capogruppo della Lista Romatornaroma, «che tanto finora è andato tutto bene».

«Ai Romani interessa poco se la Raggi si ricandida, è solo l’ennesima dimostrazione che le regole e la morale dei 5 stelle lasciano il tempo che trovano esattamente come la gestione della città da parte della sindaca che vuole affrontare il suo terzo mandato a dispetto di tutto e tutti», afferma Davide Bordoni, consigliere capitolino della Lega-Salvini. «Non serve neanche spiegare perché cambiare le regole del gioco, Roma ne ha viste abbastanza e i cittadini, ora, vogliono una storia diversa da un finale già scritto dal suo personale cerchio magico e dalla banda di Grillo pronti a condannare gli altri per un nonnulla ma sempre primi giustificare sé stessi. Se ne dovranno andare tutti per come hanno ridotto la Capitale. Noi continueremo quel lavoro di ascolto e di presenza sul territorio che farà vincere le elezioni alla Lega e al centrodestra a Roma».

Con i cittadini la musica cambia?

Macché, al netto dei fedelissimi e della base, che comunque non nasconde un certo malumore, la disapprovazione corre sul web, è un tan-tan continuo, dal «lassa perde» a «stiamo su scherzi a parte». Locandine, caricature e battute al vetriolo, ogni modo appare possibile per avversare la scelta della Raggi. Il gruppo facebook “Roma ai tempi di Virgì” è fonte infinita: «Grillo ha fatto un film dal titolo che lo descrive perfettamente: scemo di guerra», scrive Marco. «Nella fogna vacci te», aggiunge Renato, riferendosi al sonetto poco edificante del capo spirituale del M5S, meglio non commentare. «La Raggi è la più grande calamità che sia capitata a Roma», e ancora, «Daje che ve ne annate». E così via.

Qui come negli altri gruppi la solfa è la stessa, e c’è poco da meravigliarsi, forse sarebbe meglio interrogarsi sui motivi.