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di Maurizio Costa
Roma – Non usa mezzi termini il Codacons, l’associazione che cura gli interessi dei consumatori: “La vela di Tor Vergata va abbattuta” è la frase comparsa sul sito dell’ente. Il mistero è che, poche ore dopo, quella nota è stata cancellata dagli amministratori del sito web, che si sono forse accorti di averla detta grossa.
La Vela di Tor Vergata, infatti, è costata già 200 milioni di euro, e l’ipotesi di buttarla giù, dopo anni di insoddisfazioni generali, non sembra molto pertinente.
La nota del Codacons afferma che quella struttura “danneggia l’ambiente, il paesaggio e la collettività”, e, riprendendo il nostro primo articolo, che ha portato l’attenzione della gente su questo enorme spreco di denaro [Articolo del 25/10/2013 ROMA, TOR VERGATA: LA VELA DELLA VERGOGNA] , il Codacons dichiara che “siamo pronti a fare ricorso al Tar. I cittadini la chiamano in vari modi, ‘il nido d’ape’, ‘la piscina’, ma il nome che le si addice di più è ‘lo scempio’, ed è fonte di degrado dell’ambiente umano”.
Peccato che questa parole dure non abbiano portato a nulla, ma solamente alla cancellazione della stessa nota sul sito del Codacons.
L’Assessore all‘Urbanistica, Giovanni Caudo, ha intenzione di proseguire i lavori, magari per una sola Vela, per trasformare la struttura in orto botanico oppure in una Didattica per l’Università di Tor Vergata.
Il retroscena – Dopo il nostro articolo riguardante il manifesto attaccato alla Vela, che riportava il nome della ditta che aveva rifornito i materiali per la struttura in ferro, la “Cimolai”, qualcosa si è mosso: quel cartellone “pubblicitario” è stato prontamente staccato per evitare di trasformare una cattedrale nel deserto in un cartellone pubblicitario per ditte che non hanno compiuto neanche il loro dovere.
Intanto, recentemente si vedono camion e furgoncini che entrano e escono dalla zona della Vela. Continueremo ad indagare per far sì che i nostri sforzi compiuti fino ad adesso non siano stati vani.
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