ROMA, TRASPORTO DISABILI SU PULMINI NCC: INCONGRUENZE, PARADOSSI E ASSURDI DISSERVIZI

Giulio Simeone

All'inizio di quest'anno, il Comune di Roma ha smantellato il vecchio sistema di trasporto dei disabili, che era basato sui taxi, e lo ha sostituito con uno nuovo che ha una considerazione molto scarsa delle esigenze degli utenti e che utilizza molto male le risorse a disposizione. Io, che non posso guidare la macchina, nè andare da solo in autobus a causa di un handicap motorio abbastanza serio, con il vecchio sistema avevo un buon livello di autonomia negli spostamenti: chiamavo il taxi, dicevo l'indirizzo al conducente e, nei limiti di un certo budget di spesa mensile, questi mi portava dove mi pareva.
Da gennaio, tale servizio è affidato a un insieme di società di pulmini e NCC: all'inizio le incongruenze erano enormi, basti dire che per trasportare singole persone venivano quasi sempre impiegati pulmini da
10-15 posti che peraltro erano inaccessibili a molte categorie di disabili. A seguito di mie vivaci proteste, almeno a me hanno iniziato a mandare veicoli in generale meno ingombranti e più accessibili; in giro, però a volte vedo ancora quei mastodontici pulmini che non servono assolutamente a nessuno.

A causa di regolamenti assurdi e di funzionari per niente disponibili a comunicare con gli utenti, permangono in ogni caso grossi problemi. Due settimane fa, purtroppo, una mia banale richiesta ha smascherato un grave limite del sistema. Io ero stato invitato in un posto e avevo chiesto, al ritorno dal lavoro, di essere accompagnato lì: tale posto peraltro era molto più vicino al mio ufficio di casa mia, pertanto il tragitto non
avrebbe comportato nè costi, nè tempi aggiuntivi. La sorprendente risposta che ho ricevuto dal call center della società di trasporti è “Non abbiamo ricevuto alcuna autorizzazione dal Comune per tragitti diversi da quelli usuali”. Ho mandato una lettera di richiesta spiegazioni alla Direttrice del Dipartimento (Gabriella Acerbi) che gestisce questo servizio: questa lettera, come già tante altre lettere che avevo mandato ai funzionari del Comune, è rimasta senza risposta. Gli operatori del servizio, dunque, sono autorizzati soltanto a riportarmi a casa, mentre portarmi da altre parti non costerebbe loro nulla, anzi. Adesso, io mi domando il motivo di questa restrizione assolutamente immotivata, che rende molto più difficile agli utenti del servizio la pianificazione delle giornate, è assurdo infatti pensare che la loro vita si riduca al tragitto casa-lavoro-casa. Non vorrei che tale limitazione sia dovuta a puro malanimo nei confronti degli utenti del servizio, che dopo il lavoro "devono tornare a casa" e non possono andare da altre partì a spese
del Comune.  Visto che la comunicazione con il Comune è molto problematica, è difficile capire ciò che passa per la testa a chi stabilisce i termini di questo servizio. Sicuramente un servizio importante come questo deve essere gestito da persone capaci, disponibili al dialogo e di mentalità flessibile. Al centro di tutto vanno poste le necessità degli utenti, che non sono pacchi da spedire da una destinazione all'altra, ma persone che, come tutti, si trovano spesso ad affrontare giornate molto complesse e possono avere necessità di spostarsi lungo percorsi variabili. Non deve assolutamente più succedere che l'efficacia del servizio sia limitata da paletti regolamentari assurdi, che non hanno assolutamente nessuna giustificazione nè organizzativa, nè di bilancio. Condividiamo e diffondiamo il messaggio affinchè arrivi a chi di dovere.

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