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Roma, trasmette HIV ad almeno 7 donne: rinviato a giudizio. Si apre il processo in Corte d'Assise

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Tempo di lettura 2 minuti Il trentenne è imputato per i reati di epidemia dolosa e lesioni gravissime

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Redazione

ROMA – Lunedì scorso si è svolta presso il Tribunale l’udienza preliminare nel procedimento a carico del trentenne sieropositivo, per il quale la Procura della Repubblica di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per i reati di epidemia dolosa e lesioni gravissime.
Il Giudice ha accolto tutte le richieste e l’uomo dovrà affrontare il processo innanzi alla Corte d’Assise.


L’indagine, delegata e coordinata dal Pubblico Ministero dr. Francesco Scavo Lombardo, è iniziata circa un anno e mezzo fa, quando una delle vittime aveva denunciato l’uomo, dopo aver scoperto in maniera del tutto casuale di aver contratto il virus.
Lesioni gravissime, il capo di imputazione contestatogli inizialmente per aver trasmesso il virus HIV, ad almeno altre sei partner.


Già allora, tuttavia, il personale della Sezione di Polizia Giudiziaria- Aliquota della Polizia di Stato – era riuscito ad evidenziare, la propensione dell’indagato ad avere contemporaneamente relazioni sentimentali e ad intrattenere rapporti sessuali, per lo più non protetti, con diverse ragazze nel medesimo arco temporale, omettendo di informarle in merito alla patologia da cui era affetto e di cui era pienamente consapevole, così da trasmettere loro il virus HIV.


Il Giudice per le Indagini Preliminari Roma, nel novembre 2015, aveva emesso la prima delle due Ordinanze di Custodia Cautelare in carcere eseguite poi nei confronti del T.V. nel corso delle indagini.
Nel prosieguo dell’attività investigativa, gli agenti della Polizia di Stato – hanno svolto un’incessante attività di rintraccio ed escussione delle altre partner dell’uomo, alcune delle quali purtroppo ancora inconsapevoli di aver contratto il virus, altre risultate non contagiate solo per puro caso.
Il quadro complessivo venutosi a delineare è risultato talmente grave e inquietante, che il Pubblico Ministero, titolare delle indagini, nel formulare la richiesta della seconda misura dell’ Ordinanza di custodia cautelare in carcere nel maggio scorso, ha ritenuto di ravvisare, oltre alla ipotesi delle lesioni volontarie gravissime e del tentativo- ulteriormente contestate in relazione alle partner non contagiate – anche il delitto di epidemia.


L’uomo, infatti, intrattenendo rapporti non protetti con un numero imprecisato di donne, ne ha contagiate almeno 30 tra quelle rintracciate.
Tre di queste, in maniera del tutto inconsapevole hanno trasmesso il virus ad altrettanti partner ed un’altra, sempre inconsapevolmente, lo ha trasmesso al proprio bambino.
Oggi il bambino, di quattro anni circa, è affetto da encefalopatia, una patologia gravissima, riconducibile proprio allo stato di sieropositività contratto durante il parto.


L’attività investigativa, condotta dal personale della Sezione di Polizia Giudiziaria – Aliquota della Polizia di Stato è stata condotta in maniera serrata, sussistendo non solo esigenze di natura investigativa, ma ancora prima superiori esigenze di tutela della salute pubblica, apparendo subito urgente e necessario limitare un’ulteriore eventuale diffusione del virus dell’HIV, mediante il rintraccio del maggior numero di donne che, del tutto inconsapevolmente, potessero essere state esposte al rischio del contagio e che a loro volta potessero trasmettere il virus ai loro partner e stabilendo con loro un contato diretto con tutte le cautele del caso.-
Queste gravi risultanze hanno indotto il Giudice per le Indagini Preliminari di Roma, ad emettere la seconda misura di custodia in carcere a carico dell’uomo e hanno permesso poi al Giudice dell’udienza Preliminare, valutati gli elementi di prova offerti, di accogliere la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal Pubblico Ministero, per il delitto di epidemia, che per modalità di trasmissione del contagio, tipo di virus e comportamento dell’indagato non ha precedenti in Italia.
Tutte le parti civili costituite hanno aderito alla richiesta.
 

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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