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di Silvio Rossi
Roma – Non c’è da perdere tempo. È quanto dovrebbe aver pensato Mister Spalletti nel suo viaggio di ritorno da Miami, dove ha firmato il contratto che lo lega alla Roma, squadra con cui ha conosciuto i primi successi internazionali, fino al giugno 2017.
Appena giunto nella capitale è andato a dirigere il primo allenamento nel centro sportivo di Trigoria, un ritorno per il tecnico di Certaldo, che ha già allenato la Roma per quattro stagioni, dal 2005 al 2009, vincendo due volte la Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, e raggiungendo per due volte i quarti di finale di Champions League (persi in entrambi i casi contro il Manchester United).
Un rapporto, quello tra Spalletti e la squadra, che riprende, sei anni dopo l’addio, avvenuto alla seconda giornata del campionato 2009/2010, con una risoluzione consensuale, senza quegli strascichi velenosi che accompagnano molte volte le separazioni tra dirigenza e allenatore. Spalletti è rimasto, nel ricordo dei tifosi, come l’allenatore dal gioco spumeggiante. Più di Ranieri che lo ha sostituito, più di Zeman, più di Luis Enrique (che forse è giunto a Roma quando aveva ancora poca esperienza internazionale), più dell’esonerato Rudi Garcia, che ha allenato la squadra fino al deludente pareggio col Milan di sabato scorso.
Negli anni di lontananza da Roma, il tecnico toscano ha allenato la squadra russa dello Zenit di San Pietroburgo, vincendo due campionati russi, una coppa nazionale e una supercoppa russa. Un’esperienza, quella sulle rive della Neva, che non ha certamente indebolito il carisma dell’allenatore, pronto a riportare la squadra al massimo splendore, così come ha affermato ai microfoni. Ma al momento è vietato fare pronostici precisi. Alla domanda di un intervistatore, ha precisato che il primo obiettivo è cercare di vincere domenica contro l’Hellas Verona.
Intanto ha portato con se il fido Domenichini, che lo affiancava nella prima esperienza giallorossa, e Andreazzoli, che aveva allenato per alcuni mesi la squadra dopo l’addio di Zeman nel 2013, fino allo sfortunato derby nella finale di Coppa Italia vinta dalla Lazio il 26 maggio. I tifosi sperano che il ritorno di Spalletti non sia una “minestra riscaldata”, così come è avvenuto proprio con Zeman, che nella sua seconda esperienza romana non è riuscito a ripetere il gioco scoppiettante delle stagioni 1997/98 e 1998/99. La convinzione che l’entusiasmo, la serietà, la voglia di vincere dell’allenatore toscano siano contagiose per il resto della squadra.
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