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Redazione
Roma / Saxa Rubra
– Per far rispettare le regole in Italia, in particolare a certe latitudini, c’è bisogno dell’eccezionalità, altrimenti i tentativi di chi, per ruolo o per coscienza, tenta di condurre i comportamenti umani al rispetto delle norme, sono destinati a fallire. Accade così che, nei dintorni del Centro di Produzione RAI di Saxa Rubra, cittadella dell’informazione nata nei primi anni novanta, da dove vengono trasmessi tutti i telegiornali del servizio pubblico, la sicurezza avrebbe imposto il divieto di sosta e fermata delle autovetture a confine con l’insediamento. Regola che, da sempre, è stata ampiamente violata, da dipendenti, fornitori, visitatori e quanti, invece di lasciare le proprie vetture nei parcheggi che pochi metri più in la, esistono numerosi, preferiscono lasciare il proprio caro bene più vicino possibile, infischiandosene dei cartelli.
Dopo la strage di Charlie Hebdo, la preoccupazione per attentati a giornali e televisioni di tutta Europa ha riguardato anche l’emittente di Stato italiana, per cui, a titolo precauzionale, la Polizia Locale ha multato la lunga fila di mezzi parcheggiati in divieto.
Ci sono alcuni elementi di questa storia che ci devono far riflettere. Innanzitutto, se la verifica delle auto posizionate a ridosso del muro del centro televisivo fosse stata orientata alla prevenzione di eventuali attentati (un’autovettura carica di esplosivo, per esempio), la semplice multa non avrebbe certo avuto l’effetto disinnescante. Se invece questo slancio di legalità è solo un’operazione atta a non mostrarci troppo “sguaiati” quando l’intelligence di mezza Europa sta in stato di allerta, ci si chiede perché non adottare lo stesso zelo anche in condizioni “normali”.
Nonostante i controlli, però, l’automobilista medio appare refrattario al rispetto delle regole. Infatti, se la mattina, quando la pattuglia di servizio passa regolarmente a “bollare” quanti hanno lasciato la loro vettura nel posto proibito, ecco che, nelle ore pomeridiane, quando la “buriana” è passata, le scatole di ferro tornano a impadronirsi dell’agognato fazzoletto di asfalto sotto il cartello sanzionatorio.
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