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ROMA, MUNICIPIO XV: L'INTERVISTA A DANIELE TORQUATI SUL PIANO SICUREZZA

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Tempo di lettura 4 minutiIl Presidente Torquati illustra le iniziative messe in piedi per aumentare il livello di sicurezza nel xv municipio

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di Silvio Rossi

Roma – Può definirsi “storico” il documento firmato all’unanimità dal Consiglio del XV municipio romano, per affrontare il problema relativo alla sicurezza, che ha allarmato i cittadini residenti nel quadrante nord-ovest di Roma, che si sono organizzati anche con iniziative di sorveglianza realizzata direttamente dai cittadini.

Abbiamo incontrato nel suo ufficio il Presidente del XV municipio, Daniele Torquati, a cui abbiamo chiesto cosa cambierà col nuovo piano, e quali sono i problemi principali della sicurezza.

I furti nelle case, in tutta Italia, sono aumentati in questi anni. Come si combatte questo andamento?
Dobbiamo dare un’idea di sicurezza in generale delle case, che passa secondo noi attraverso l’aumento delle forze dell’ordine anche nei quartieri periferici.
Probabilmente anche un maggiore raccordo tra le diverse forze.
Esatto. Ciò che è successo al centro di Roma, a Piazza di Spagna, in questo senso, è un segnale negativo, perché noi, nonostante le forze dell’ordine che erano in campo, non sono riuscite, per una mancanza d’organizzazione, a tutelare il patrimonio pubblico. Quello che diciamo noi è: dobbiamo sì avere l’allarme sul terrorismo nel centro di Roma, o per le partite, ma la gran parte delle cinquecento persone in più che dovrebbero essere messe a disposizione dal Ministero nel territorio del Comune di Roma, dovrebbero essere impegnate nei quartieri periferici, cosa che è stata accolta con favore anche dal Sindaco.
Parliamo degli insediamenti abusivi, dove spesso si nascondono situazioni di illegalità. Vi rimproverano di fare pochi sgomberi.
È vero che noi abbiamo fatto meno sgomberi rispetto agli anni precedenti, per un motivo semplice, perché negli anni precedenti si interveniva reiteratamente negli stessi posti. Quindi si interveniva, ma dopo poco tempo si tornava alla situazione di prima. Il nostro cambio è stato su questo, noi interveniamo su un posto, che non è di proprietà del Comune di Roma, facciamo in modo che il proprietario, che sia ANAS, ASTRAL, o altri, intervenga affinché interdica la zona per sempre.
Quindi cercate collaborazione con gli altri enti che sono interessati.
Sì, noi siamo partiti con queste bonifiche, in questi giorni stiamo lavorando sul viadotto Giubileo 2000, l’abbiamo sgomberato, e abbiamo chiesto ad ANAS di interdire, perché altrimenti i cittadini romani sono costretti a pagare più volte gli stessi interventi. Perché quando il Comune di Roma interviene per uno sgombero, i costi sono messi sulle tasse dei cittadini romani.
Per scoraggiare questi insediamenti, è possibile assegnare le aree liberate alle associazioni locali, che così possono sorvegliare i luoghi?
In alcuni casi è possibile, per esempio c’è un accampamento a Villa di Livia, che sta lì da circa dieci anni. È ovvio che quella bonifica debba essere fatta, nello stesso tempo dobbiamo dare ai cittadini la possibilità di vivere più il parco di Villa di Livia. Certo, per un parco questa cosa può andare bene, sotto un viadotto è più difficile.
Anche se in alcune realtà, sotto il viadotto di Corso Francia al Villaggio Olimpico hanno realizzato un circolo di bocce.
Anche a Saxa Rubra c’è, sotto il viadotto, ai vecchi lavori del Raccordo, c’è un parco giochi vissuto in maniera positiva per il quartiere.
Altra questione invece è in relazione alla sicurezza in generale delle case, che passa secondo noi attraverso l’aumento delle forze dell’ordine anche nei quartieri periferici.
Probabilmente anche un maggiore raccordo tra le diverse forze.
Esatto. Ciò che è successo al centro di Roma, a Piazza di Spagna, in questo senso, è un segnale negativo, perché noi, nonostante le forze dell’ordine che erano in campo, non sono riuscite, per una mancanza d’organizzazione, a tutelare il patrimonio pubblico. Quello che diciamo noi è: dobbiamo sì avere l’allarme sul terrorismo nel centro di Roma, o per le partite, ma la gran parte delle cinquecento persone in più che dovrebbero essere messe a disposizione dal Ministero nel territorio del Comune di Roma, dovrebbero essere impegnate nei quartieri periferici, cosa che è stata accolta con favore anche dal Sindaco.
C’è un luogo comune, per cui la sinistra è più attenta alle tematiche della solidarietà, mentre la destra è più attenta sulla sicurezza. C’è un modo per interpretare la sicurezza diverso tra destra e sinistra?
In parte è ciò che ho detto prima. Non è una questione di destra o sinistra in realtà, una questione di come interpreti l’amministrazione. Io la interpreto in modo che se arrivo alla soluzione di un problema, questo non deve più tornare. Sulla questione delle bonifiche degli insediamenti abusivi non c’è una politica di destra o di sinistra. C’è chi risolve il problema nel tempo, e c’è una politica, che è quella che ci ha portato a oggi, che non risolve il problema, perché se quel viadotto, ad esempio, non viene interdetto, poi c’è la possibilità che venga rioccupato.
Un municipio come questo, con un territorio molto esteso, e una lunga penetrazione urbana del parco, dove ai margini possono esserci le condizioni di vita borderline, è più difficile da amministrare?
È vero, il municipio è molto grande, in confronto alla popolazione che lo abita. Con parecchie zone verdi non di proprietà del comune, quindi noi ci dobbiamo far carico non solo delle aree di proprietà del comune, non solo delle aree abbandonate delle altre società, ma anche dei privati, e lì il meccanismo di diffida, e di bonifica, è molto più complicato rispetto agli altri casi.
Si riesce con un bilancio che è sempre tirato per il collo a garantire la sicurezza adeguatamente?
Beh, no. Non si riesce, ogni municipio per garantire tutto dovrebbe avere venti milioni di euro, mentre a malapena ne abbiamo dieci, per cui più che sui soldi, bisogna puntare sulla qualità della spesa pubblica. Perché se noi avessimo speso bene i soldi prima, non avremmo oggi tutte queste problematiche da affrontare. Se ad esempio si fosse affrontato seriamente il problema degli insediamenti a suo tempo, oggi avremmo avuto dei sottovia, dei sottopassi, che non permettevano gli insediamenti.

 

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