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ROMA, METROPOLITANE: IL GRANDE BLUFF
Tempo di lettura 3 minutiLe più importanti opere della mobilità capitolina rischiano di rimanere incomplete per assenza di fondi e cattiva gestione amministrativa.
Tempo di lettura 3 minutiLe più importanti opere della mobilità capitolina rischiano di rimanere incomplete per assenza di fondi e cattiva gestione amministrativa.
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12 anni faon
Redazione
Roma – Si è svolto ieri mercoledì 28 novembre lo sciopero di 8 ore per ogni turno di lavoro nei cantieri delle linee metropolitane B1 e C, proclamato unitariamente dai sindacati provinciali di categoria Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil. Azione culminante di una densa settimana di mobilitazioni, lo sciopero ha ricevuto piena adesione da parte dei lavoratori che si sono riuniti in presidio presso i 4 cantieri di piazza Annibaliano, Conca d’Oro, Centocelle e San Giovanni e davanti la sede di Roma Metropolitane in via Tuscolana 171. “Metropolitana: no soldi, no parti”, o ancora “Metropolitane di Roma, binario morto per 1.200 lavoratori”, alcuni degli slogan che hanno accompagnato la protesta con cartelloni, fischietti e striscioni. A metà giornata lavoratori e sindacati hanno incontrato la cittadinanza e gli organi di informazione, a piazza San Giovanni, per spiegare le motivazioni della protesta, legata alla grande incertezza che regna sul futuro di questi cantieri e all’odissea senza fine che interessa la costruzione delle nuove linee di trasporto metropolitano della Capitale.
Sono a rischio paralisi la tratta T3 (San Giovanni – Colosseo) di Metro C ed il prolungamento della linea B da Rebibbia a Casal Monastero. Le più importanti opere della mobilità capitolina rischiano di rimanere incomplete per assenza di fondi e cattiva gestione amministrativa. 1.200 posti di lavoro nel settore dell’edilizia potrebbero andare perduti, in una città già in ginocchio a causa della crisi, vanificando l’enorme esborso economico sostenuto per anni dai cittadini e i numerosi disagi già subìti. Dal 2007 ad oggi il settore delle costruzioni, soltanto nella Capitale, ha subito la perdita di 18.000 posti di lavoro. Lo stallo di queste infrastrutture rende di fatto inapplicabile l’accordo di salvaguardia occupazionale, a tutela dei lavoratori dei cantieri, siglato nel luglio 2011 dalle federazioni sindacali provinciali Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil con l’amministrazione comunale.
La tratta T3, da San Giovanni a Colosseo, della linea C è attualmente appaltata ma non contrattualizzata, ciò significa che i lavori sono ancora ben lontani dal partire. Diversamente da quanto annunciato alla cittadinanza, le stazioni si fermeranno a piazza Lodi perché le linee di credito del Comune e della Regione sono esaurite. L’opera, la cui progettazione data fine anni ’90, rischia di essere monca e dunque non funzionale alla mobilità cittadina a causa della pessima gestione amministrativa che negli anni è riuscita soltanto a far lievitare i costi, come evidenziato anche dalla Corte dei Conti, senza portare a compimento l’infrastruttura.
Ancora più rocambolesca la situazione in cui versano i cantieri per il prolungamento della linea B da Rebibbia a Casal Monastero. Per finanziare la propria quota parte il Comune di Roma ha deliberato di procedere alla valorizzazione immobiliare di alcune aree urbane, individuate con mesi di ritardo, tranne poi scoprire che buona parte delle suddette aree non risultano essere di proprietà di Roma Capitale! Anche per quest’opera si profila dunque un futuro assai incerto.
Un completo disastro, che si somma al flop della linea B1, inaugurata prima che ne fossero risolti i problemi tecnici. A pagare rischiano di essere i soliti noti: i cittadini – vessati da una tassazione locale tra le più alte d’Italia e costretti a subire mille disagi a causa di cantieri infiniti che procedono a singhiozzo e di una mobilità pubblica inefficiente in perenne dissesto economico – e i lavoratori che potrebbero perdere il posto di lavoro. Alcuni di essi, come i tecnici ex dipendenti di I.M. Intermetro Spa, figure ad altissima specializzazione nel campo del trasporto metropolitano, con gli ammortizzatori sociali ormai scaduti, chiamati ciononostante ad intervenire per ogni emergenza del trasporto pubblico locale, attendono ancora di essere ricollocati dopo oltre due anni sulla base dell’accordo di salvaguardia occupazionale siglato da Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil di Roma con l’amministrazione capitolina nel maggio 2010. Ennesimo accordo ad oggi non rispettato.
“Siamo alla completa débâcle della mobilità cittadina. Se le nuove linee del trasporto metropolitano non saranno completate il danno per la città di Roma sarà enorme, in termini economici, occupazionali e infrastrutturali. Non possiamo permetterlo” – dichiarano Anna Pallotta della Feneal Uil di Roma, Attilio Vallocchia della Filca Cisl di Roma e Marco Carletti della Fillea Cgil di Roma e del Lazio – “Lavoratori e cittadini non saranno i capri espiatori della completa inefficienza e miopia delle amministrazioni locali, dalle quali registriamo soltanto dichiarazioni di intenti ma nessuna risposta concreta. Intraprenderemo nuove azioni, ancora più forti, la nostra protesta proseguirà fino a quanto non saranno garantiti i finanziamenti necessari al completamento delle opere e non sarà assicurata la ricollocazione dei lavoratori”.
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