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Redazione
Roma / Licenziamenti Atac – "La procedura di mobilità ex 223/91 appare nella sostanza illegittima ed economicamente dannosa, sia per le azioni prodromiche effettuate che per quelle conseguenti. Con queste motivazioni la battaglia per la salvaguardia occupazionale di Atac prosegue, con l’obiettivo di tutelare la dignità di tutti i dipendenti e le casse dell’azienda e dell’Amministrazione comunale contro la sciagurata procedura attivata dalla dirigenza. Di fronte a consulenze esterne dorate, un numero di dirigenti esorbitante, nomine che vanno contro quanto previsto dalla spending review, demansionamento di quadri, troviamo assurdo che oggi Atac voglia mandare a casa impiegati che percepiscono poco più di mille euro al mese”, così dichiara Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio e componente della commissione Mobilità, nell’annunciare ad ore la presentazione di un esposto alla Corte dei Conti per richiedere di revocare l’apertura formale della procedura di licenziamento avvenuta con lettera a firma dell’Amministratore Delegato di Atac Broggi il 9 aprile scorso.
“L’esposto, che segue quelli già presentati presso la Procura della Repubblica di Roma, il Ministero del Lavoro e la Direzione Territoriale del lavoro, chiede di revocare la procedura per numerose violazioni di legge che vengono delineate nel documento che verrà consegnato alla Magistratura contabile e di condannare, in caso di accertamento della responsabilità per colpa grave o dolo, il Sindaco, la Giunta di Roma Capitale, l’amministratore delegato di Atac Spa a rifondere il danno subito e subendo al Bilancio dell'Ente pubblico e al bilancio dell’azienda del trasporto pubblico romano Atac spa. Si tratta di contenuti che sono già all’attenzione dei vertici Atac e anche del sindaco Marino e dell’Assessore Improta. Qualsiasi decisione che verrà assunta dall’azienda, in base a una procedura fallata, sarebbe soggetta a una serie di ricorsi e richieste di risarcimenti che di fatto andrebbero ad incidere sulle casse aziendali e quindi sull’erario pubblico e dunque direttamente sulle tasche di chi ha deciso”, conclude Santori.
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