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di Matteo La Stella
Roma – Dopo le dimissioni di Luigi Nieri, il vicesindaco capitolino che ha sventolato bandiera bianca nel tardo pomeriggio di martedì, la giunta Marino imbarca acqua da ogni dove. Non c'è terra all'orizzonte neanche a scrutarlo con il cannocchiale e la nave del “Campidoglio” continua a perdere pezzi, compromessa dalla recente tempesta giudiziaria legate all'inchiesta su “Mafia Capitale” e dalle dimissioni delle ultimissime settimane.
Dopo la burrasca, però, non splende il sole, anzi: la nebbia lambisce ciò che resta dell'imbarcazione, spinta verso il "rimpastone tappa buchi" dalle “correnti decisionali”, la democratica e poi quella targata Gabrielli, che indirizzano con forza la nave non guidata da capitan Marino, che c'è, ma non ha abbastanza polso per dirigere il timone, ultimo appiglio utile per mantenersi a bordo, tanta è la paura di finire in acqua.
Certo è che al sindaco la nave piace poco: preferirebbe al timone il manubrio della sua bicicletta, più ecologica e facile da guidare anche senza particolari attitudini e attributi, qualità che gli sarebbero tornate utili per evitare di consegnare la sua nave in pasto alle correnti e agli squali e quelli che gli servirebbero ora, indipendentemente dalla decisione di Alfano, per alzare i tacchi, consapevole che senza ciurma, né leadership, né nave, nessuna manovra potrà essere quella giusta, ad eccezione delle dimissioni che dopo anni di inconsistenza, decisioni sparate con il bersaglio alle spalle e tante pedalate, conserverebbe nell'uomo Ignazio Marino un po' di dignità, destinata a dissolversi definitivamente quando gli scogli spezzeranno in due lo scafo della nave-giunta, nascosti dalla nebbia fino all'ultimo istante, e la caduta in acqua sarà di quelle memorabili, da prima pagina anche per lui, che ormai fa scalpore solo per la fama da collezionista di messaggi minatori, o per le ultime smentite sul “rimpastone” ora più che mai palesemente necessario per salvare le apparenze e mantenere il posto al timone, solo da spettatore.
Nieri si dimette. L'ultimo fulmine che ha colpito la nave-giunta romana è senza dubbio la ritirata del vicesindaco Luigi Nieri, scivolato giù dal Monte Capitolino senza alcun evidente preavviso. Le avvisaglie delle rassegnate dimissioni del numero 2, però, c'erano già da tempo: dopo mesi passati nel limbo dell'amarezza e dei tormenti, nell'ultima parte della sua carica da vicesindaco Nieri era finito all'angolo, pressato dalle richieste del Pd per un nuovo vice-Marino, divenute sempre più altisonanti con l'avvento del “rimpastone” figlio dell'imminente "fase 2" dell'esecutivo. A questo si erano sommate anche le polemiche che avevano investito Nieri per i presunti contatti con la coop di Salvatore Buzzi, emerse dalla relazione prefettizia oltre ai tanti dissidi che ultimamente imperversavano anche con i suoi di Sel, dove la protezione cantata per il vicesindaco, a suon di barricate promesse, era andata via via scemando. Per questo, in un caldo pomeriggio di metà luglio, in vista del "rimpasto” a cui si avvia la giunta Marino, Nieri ha deciso di deporre le armi, onde evitare inutili spargimenti di sangue nei giorni avvenire. Composto è salito in Campidoglio per comunicare la sua decisione al sindaco-medico che non è riuscito a farlo desistere. Dimissioni:”Irrevocabili, anche se non sono indagato” ha precisato l'uscente vicesindaco. “Luigi ora mi ha comunicato la sua decisione di volersi sentire libero, per rispondere con tutta la forza necessaria alla continua delegittimazione di cui è bersaglio”, ha spiegato Ignazio Marino, molto legato al vendoliano. Dunque, quelle di Nieri seguono altre dimissioni che hanno contribuito a rendere la nave un rottame alla deriva nel giro di pochi giorni: prima del segretario generale del Campidoglio Liborio Iudicello, poi del collaboratore di Marino Mattia Stella. Senza contare, poco più indietro nel tempo, l'abbandono dell'assessore alla Casa Daniele Ozzimo, del presidente dell'assemblea capitolina Mirko Coratti e di diversi consiglieri finiti in manette per l'inchiesta di Mafia Capitale, oltre all'annunciato ritiro dell'assessore ai Trasporti Guido Improta.
Arriva la “fase 2”, A.A.A. vicesindaco cercasi. L'unica chance per mascherare il fallimento resta ora, per Marino, il “rimpasto” del suo esecutivo mutilato, suggellato a più riprese dalla corrente dem. Il sindaco vuole fare in fretta, e dopo la caduta dell'ennesimo pezzo conta di mettere un punto entro la fine di luglio. Il problema è che nessuno crede più nel suo progetto, difficile da avallare già agli albori, destinando Marino a fare incetta di:” No, grazie” da parte dei parlamentari Pd interpellati, ancorati al seggio data l'impossibilità della doppia carica. La prima in lista per sostituire Nieri è Lorenza Bonaccorsi, renziana fedele ritenuta da molte la persona giusta. La democratica però non ci pensa proprio a raggiungere il Campidoglio, che potrebbe raggiungere solo nel caso in cui dal piano più alto di casa Pd arrivassero delle sollecitazioni a fronte di una richiesta d'aiuto da parte del sindaco. Altro personaggio ben lontano dalla carica in Aula Giulio Cesare è Matteo Orfini, Commissario del Pd capitolino e figura chiave nei giorni più difficili del buio sul Campidoglio. Da altre direzioni giugnono i nomi del magistrato Alfonso Sabella, divenuto assessore alla legalità per mano del sindaco-chirurgo dopo la tempesta giudiziaria per “Mafia Capitale”, quello di Fabio Melilli, segretario regionale dem, oppure di Roberto Morassut, ex assessore all'urbanistica per il comune di Roma. Chi se la sentirà di puntare tutto sulla partita di Ignazio Marino? Non si sa. Nessuno punterebbe sapendo già di aver perso.
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