ROMA, FUNERALI CASAMONICA: "TUTTI SAPEVANO TUTTO"

di Angelo Barraco
 
Roma – Novità in merito agli allegorici funerali del boss Vittorio Casamonica. Il Prefetto di Roma Franco Gabrielli, nel corso di una conferenza stampa riferisce che questa è stata “una  vicenda gravissima per il disdoro che ha recato, per la percezione di una citta' non controllata, per l'immagine di una citta” ma non solo dice questo, conferma inoltre che tutti sapevano, dicendo “Le informazioni c'erano, ma non hanno raggiunto i vertici delle strutture che potevano assumere iniziative” aggiunge anche che “Se i vertici delle strutture fossero stati posti nella condizione di conoscere la situazione sicuramente la Questura si sarebbe determinata a far si che le modalita' di svolgimento sarebbero state diverse, almeno nella loro manifestazione di potenza” e per tale motivo capisce perfettamente lo sdegno a livello mondiale che si è venuto a creare e che tutt’ora c’è. Ha concluso “Non ho mai detto che sarebbero rotolate teste, ho sempre detto che la cosa era grave. Se nel caso le teste le fa rotolare il ministro, a partire dalla mia”.
 
Pochi giorni fa è successo a Roma un avvenimento che ha dell’incredibile e che ha lasciato tutto il mondo a bocca aperta per via della sua maestosità e del suo sfarzo, il funerale del boss Vittorio Casamonica, di 65 anni, un esponente di punta dell’omonimo clan che da tempo era osservato speciale dalla procura di Roma per attività illecite. Funerali di lusso per dare l’ultimo saluto al boss nella chiesa di Don Bosco; sembrava una scena di quei film di mafia in cui tutti sanno ma nessuno parla per paura, avete presente? La chiesa era stracolma di gente, una carrozza sfarzosa trainata da sei cavalli neri, elicottero rosa che lanciava petali dal cielo, una banda musicale che all’ingresso del feretro ha suonato la musica de “Il padrino” e a fine funzione è stata suonata la colonna sonora di “2001 Odissea nello spazio”, tutto ciò è normale in un’Italia in cui magistrati come Falcone e Borsellino hanno lottato la mafia e sono morti per combatterla? Qualcosa non torna. Mentre a Roma tutti alzavano le spalle e facevano scaricabarile su chi sapeva e chi non sapeva, mentre emerge inoltre che la prima sezione della Corte d’Appello aveva rilasciato un permesso “urgente” e trasmesso, come conviene di rito alla caserma dei carabinieri di Ciampino, ad Antonio Casamonica, detenuto agli arresti domiciliari e figlio del defunto Vittorio, mentre i due nipoti di Casamonica che erano ai domiciliari hanno ottenuto il permesso dai Carabinieri di Tor Vergata; insomma tutti sapevano.
 
Il Sindaco a tal proposito scrive sui social “Ho chiamato il Prefetto di Roma perché siano accertati i fatti con il dovuto rigore. I morti e i funerali non possono essere strumenti dei vivi per inviare messaggi mafiosi. Tutto ciò è intollerabile e non sarà tollerato”. Un tempo la mafia si nascondeva, agiva dietro meandri non accessibili all’occhio comune, adesso invece agisce sotto gli occhi di tutti e con assoluta tranquillità e soprattutto legalità nell’illegalità. Ciò fa sorgere molti dubbi agli italiani e al mondo che ci osserva e ci fa porre tante domande su chi ci governa, su chi ha voluto tutto ciò e anche sul passato e sulle parole di chi è morto per la lotta alla mafia. In seguito alla morte di Borsellino, fu fatta un’intervista al dott. Antonino Caponneto-stretto collaboratore di Falcone e Borsellino nonché amico, Caponneto disse una frase che oggi risuona familiare, sinistra e attuale; “E’ finito tutto”.