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di Silvio Rossi
ROMA – Per molti italiani è stato Zorro. Lo Zorro radiofonico, sempre controcorrente, mai allineato, un esempio del giornalismo italiano.Ha iniziato a scrivere su Paese Sera e Tuttosport nei primi anni settanta, per passare a Repubblica nel 1976, anno della sua fondazione. Beha sarà però conosciuto dal grande pubblico prima per la sua collaborazione con Andrea Barbato in “Va Pensiero”, un contenitore culturale domenicale dove si alternavano interviste e approfondimenti su molti argomenti ai commenti delle partite del campionato in diretta, formula ripresa anni dopo nella trasmissione Quelli che il calcio. Parallelamente Beha inizierà la trasmissione radiofonica che lo identificherà, Radio Zorro, una trasmissione di servizio dove giungevano quotidianamente richieste di intervento su molti argomenti. Nel 1995 la trasmissione si fuse con la storica “3131”, diventando il caso dell’anno, con centinaia di chiamate in diretta ogni giorno.
Spesso ostacolato dalle dirigenze, sia di destra che di sinistra, ha continuato a portare avanti con coerenza le proprie trasmissioni (Brontolo in TV, Radio a Colori e Beha a Colori in radio), e le sue inchieste. Tra le sue pubblicazioni, le più conosciute sono state Italiopoli, un viaggio contro i poteri forti, e Indagine sul calcio, una denuncia delle combine che spesso si effettuano nel milionario mondo del pallone. A 69 anni Beha muore a Roma dopo una breve malattia, circondato dall’affetto della sua famiglia.
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