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ROMA, CITTA' METROPOLITANA: SINDACI E PROVINCIA ADDIO! ECCO COME STANNO I FATTI….

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Tempo di lettura 5 minuti Per legge tutti Comuni della Provincia di Roma saranno assorbiti dalla Città metropolitana di Roma.

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di Chiara Rai

Roma – Non ci stiamo rendendo conto di quello che sta succedendo. Parlo dello statuto speciale della capitale d’Italia: la città metropolitana di Roma. In questi giorni molti giornali e agenzie stampa stanno dando delle notizie assolutamente inesatte: non è vero che la Città Metropolitana di Roma può al massimo estendersi ai territori di Roma capitale e ai Comuni della provincia confinanti con esso e, per tale estensione, è richiesto il consenso sia di Roma capitale che del singolo Comune. Non è vero. Per legge, qualora passi defi tutti Comuni della Provincia di Roma saranno assorbiti dalla Città metropolitana di Roma. A confermare questa notizia è il Presidente del Consiglio delle Autonomie Locali del Lazio Donato Robilotta, il quale evidenzia il fatto che l’obbligatorietà d’ingresso nella città metropolitana prevede una procedura molto complicata in uscita per i Comuni che hanno intenzione di opporsi. Per questo motivo stamattina Robilotta ha scritto una lettera al Governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti e al sindaco di Roma Ignazio Marino per chiedere un consiglio regionale straordinario dove siano convocati con la massima urgenza tutti i sindaci dei Comuni della Provincia di Roma che in questo processo così rivoluzionario e delicato, non hanno voce in capitolo.

Ma sentiamo Robilotta che su questo tema ha le idee chiarissime e capisce questo processo “anticostituzionale” che sta per colpire i piccoli Comuni della provincia romana: “Il testo del disegno di legge Del Rio in merito a “disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni dei comuni”, approvato con urgenza dalla commissione Affari Costituzionali e dal due dicembre all’attenzione dell’Aula della Camera dei Deputati, provocherà solo caos e aumento dei costi. La razionalizzazione degli enti non c’entra assolutamente niente – asserisce il presidente Cal – perché l’unico obiettivo del disegno di legge è quello di colpire la rappresentanza del territorio e quindi cancellare con un tratto di penna migliaia di amministratori locali, come è scritto nella relazione di accompagno, che ormai percepiscono pochi spiccioli di rimborso mentre fanno un servizio importante e utile per i cittadini, e mentre migliaia di enti di livello intermedio inutili e dannosi sia a livello nazionale che locale continuano a restare in piedi.
Tanto che la Corte dei conti ha stimato il risparmio in circa 80 milioni di euro ma con preoccupazione per il caos istituzionale che può farli invece aumentare. Le Province sono enti di area vasta, secondo il ddl, ma vengono trasformate in enti di secondo livello e svuotate di competenze, che passano in gran parte alle Regioni. Fa sorridere poi il comma 4 dell’art.15 che prevede un aumento di fondi alle Regioni che chiudono i loro enti e agenzie per trasferire quelle competenze alle province, quando tutti sappiamo che le Regioni non glie le hanno trasferite quando erano enti a elezione diretta figuriamoci adesso. Tanto per parlare della Regione Lazio non solo non ha mai portato a termine la delega sull’urbanistica ma nella scorsa legislatura si è ripresa la gestione del turismo e come le altre Regioni ha già chiesto al Ministero del lavoro di riprendersi i centri per l’impiego e la delega alla formazione. In questo modo le Province diventano enti inutile e si porrà un problema di coesione territoriale per una realtà come la nostra fatta di piccolissimi comuni e la Regione diventerà una provincia. Quanto alla istituzione della città Metropolitana di Roma-Capitale è grave che ora coincida con tutto il territorio dell’intera provincia di Roma contrastando così con la norma costituzionale che prevede che Roma con gli attuai confini sia la Capitale e che impone a tutti i comuni di farne parte ledendo così l’autonomia di ogni comune. Non ha senso considerare tutto il territorio della Provincia di Roma area metropolitana quando su 121 comuni oltre Roma solo 7 sono sopra i 50 mila abitanti, 22 sino a 15 mila e ben 91 comuni sotto i 15 mila abitanti con 60 sotto i cinquemila. Ecco perché credo che la città Metropolitana di Roma capitale debba coincidere con gli attuali confini del comune caso mai allargato a Fiumicino e Ciampino”.

Il d.d.l. Delrio è entrato il due dicembre alla Camera dei deputati, dove dovrebbe essere approvato, negli auspici del Ministro che lo promuove, nell’arco di pochissimi giorni. Il limite conclusivo dell’approvazione, infatti, è fissato entro il 31 dicembre, pena il possibile crollo dell’impianto per l’abolizione delle province. Numerosi gli emendamenti presentati al disegno di legge che dovrebbe rifondare l’assetto istituzionale: tra i più significativi, i ritocchi alle norme che regoleranno le città metropolitane, gli organi intermedi tra comune e regione che prenderanno il posto delle province.
Ieri mattina, però, primo imbarazzo per il progetto di riforma: la relatrice del Governo, Elena Centemero, si è ufficialmente ritirata dall’incarico, spiegando che “il d.d.l. Delrio non è una vera riforma – ha denunciato la deputata forzista – ma un provvedimento che non abolisce le province, che stabilisce che il sindaco della città metropolitana, sia di diritto, il sindaco del capoluogo, che crea addirittura ‘province ciambella’ per i comuni che non vogliono aderire alle città metropolitane”.
Ciononostante il due dicembre la Commissione bilancio della Camera ha dato il suo nulla osta sul d.d.l., nonostante la Ragioneria generale avesse sostenuto che nel testo ci fossero norme "potenzialmente prive di copertura".

In Commissione si è precipitato il Ministro Delrio e i lavori sono stati sospesi per mezz'ora. Alla fine parere favorevole sul rispetto dell'art. 81 della Costituzione (secondo il quale ogni legge deve essere "coperta" finanziariamente): "La Ragioneria – ha osservato il relatore, Angelo Rughetti, Pd – ha espresso parere solo parzialmente negativo: le misure foriere di impatto negativo sul Patto di stabilità interno riguardano solo singoli comuni e non tutto il comparto".
I territori non ci stanno: "Dopo la Corte dei conti, ora la Ragioneria. Il Governo tenga conto di questa bocciatura", dice il presidente dell'Upi (Unione Province d'Italia) Antonio Saitta.
In Aula, il Ministro degli affari regionali spiega il suo provvedimento: "Possiamo ridare un po' di fiducia nella politica: avevamo promesso che avremmo abolito le province e possiamo mantenere quell'impegno. In questo modo, produrremo semplificazione e risparmi".
Tecnicamente dal 2014 ci saranno per alcuni territori le città metropolitane, mentre le province (fino alla riforma costituzionale) diventeranno "enti leggeri", svuotati di quasi tutte le loro funzioni , resteranno solo le strade, ma immaginiamoci il caos. Scompaiono, così, giunte e consigli provinciali, più i relativi staff: il presidente sarà un sindaco in carica, scelto dall'Assemblea dei primi cittadini. Dunque mettiamo ordine per quanto ci è possibile: In questo nuovo sistema scompare la Giunta provinciale; il presidente è un sindaco in carica eletto, con un sistema di voto ponderato, dall'Assemblea dei primi cittadini; il Consiglio provinciale è costituito dai sindaci dei Comuni con più di 15.000 abitanti e dal presidente delle Unioni di Comuni del territorio con più di 10.000 abitanti. La trasformazione si avvia entro 20 giorni dalla data di proclamazione dei sindaci eletti nelle prossime tornate amministrative con l'elezione del nuovo Presidente e l'insediamento del Consiglio.

Questo significherà un cambiamento rivoluzionario dei rapporti politici e della maniera di fare politica. Il peso e la libertà di azione delle autonomie locali verrà cancellato con un colpo di spugna. Le promesse elettorali, a livello dei piccoli Comuni che non avranno una rappresentanza di peso e quindi poca voce in capitolo, saranno veramente difficili da esaudirsi. C’è una vera e propria crisi della politica e delle istituzioni ma anche un disorientamento della mafia, dello scambio dei voti e compravendita del territorio. Staremo a vedere.

Castelli Romani

Ciampino, episodio di bullismo: la denuncia di una madre su Facebook scatena polemiche

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Un episodio di bullismo avvenuto a Ciampino ha suscitato forti reazioni e polemiche dopo che una madre ha condiviso la sua drammatica testimonianza su Facebook. La signora, madre di un ragazzo di 13 anni, ha raccontato l’incubo vissuto da suo figlio, vittima di un gruppo di coetanei.

Il post, che ha rapidamente raccolto molte reazioni e condivisioni, ha portato alla luce una realtà inquietante e ha acceso un acceso dibattito tra i residenti.

Secondo quanto riportato dalla madre del ragazzo, l’episodio è avvenuto nel parco comunale di Ciampino, dove suo figlio Alessandro stava giocando con alcuni amici. Improvvisamente, un gruppo di ragazzi più grandi si è avvicinato e ha iniziato a insultarlo e a deriderlo. La situazione è degenerata quando uno dei bulli ha spinto Alessandro a terra, facendogli perdere l’equilibrio e ferendolo al ginocchio. Il ragazzo, visibilmente scosso, è tornato a casa in lacrime e con un grande spavento.

Nel suo post, la madre ha scritto: “Mio figlio è tornato a casa oggi con il cuore spezzato e il corpo ferito. Non posso tollerare che i bambini debbano subire tali atrocità. Questo bullismo deve finire!”. Il suo appello ha ricevuto immediato sostegno da parte di molti residenti, che hanno espresso la loro solidarietà nei commenti.

Giovanna, una residente di Ciampino, ha commentato: “È inaccettabile che i nostri ragazzi non possano sentirsi al sicuro nemmeno nei parchi pubblici. Le autorità devono intervenire e prendere provvedimenti immediati”. Un altro commento, di Marco De Santis, aggiunge: “Questi atti di violenza sono vergognosi. I bulli devono essere identificati e puniti, e le scuole devono fare di più per educare i ragazzi al rispetto reciproco”.

Tuttavia, il post ha anche suscitato polemiche e divisioni. Alcuni hanno criticato i genitori dei ragazzi coinvolti, accusandoli di non educare adeguatamente i propri figli. “Dove sono i genitori di questi bulli? Perché non insegnano loro il rispetto e la compassione?”, ha scritto Francesca.

Le autorità locali non hanno tardato a intervenire condannando il gesto.

L’episodio, sebbene doloroso, ha anche sollevato un’importante consapevolezza sulla necessità di promuovere la cultura del rispetto e della solidarietà tra i giovani.

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Castelli Romani

Frascati, Libri in Osteria: appuntamento giovedì 18 luglio con Antonella Prenner

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Cosa lega Tullia, figlia di Cicerone, Servilia, madre del cesaricida Bruto, e Messalina?

Al di là di essere tre figure della Storia antica di Roma sono le protagoniste di alcuni romanzi della filologa e scrittrice Antonella Prenner, docente di Lingua e letteratura latina all’università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

la scrittrice Antonella Prenner

Antonella Prenner ed i suoi romanzi saranno i protagonisti giovedì 18 luglio in piazza dell’Olmo a Frascati, a partire dalle ore 18, del salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria assieme allo scrittore e giornalista Pino Donghi.
Le loro vite, le loro esperienze e i loro rapporti, spiega Emanuela Bruni “offrono un punto di vista non ufficiale, emotivo, disvelando pieghe e zone d’ombra di una storia sempre scritta dagli uomini e per gli uomini”.
Quindi si avrà la possibilità di cambiare la prospettiva di lettura di una storia che vede queste figure troppo spesso relegate al ruolo di comprimarie pur essendone protagoniste ed attrici principali.
Non mancherà un breve approfondimento sull’ultima fatica di Antonella Prenner “Lucano. Nostalgie di libertà” ove l’autrice descrive l’età di Nerone e di una generazione infelice, che assiste all’esercizio di un potere politico iniquo e impossibile da contrastare perché assoluto, e che vagheggia di tornare a un tempo irripetibile, quando “res publica” romana significava “libertà”.

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Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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