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ROMA CIRCO MASSIMO, MARATONA “RACE FOR CURE”: SIMONE CARABELLA CORRE CON MARCO BIVIANO IL SUO SECONDO PILOTA

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Tempo di lettura 3 minuti L’evento ogni anno richiama una folla imponente, l’anno scorso hanno partecipato 55.000 persone unite in una vera corsa alla solidarietà

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Simone, il "runner" ha percorso i cinque chilometri spingendo la carrozzina di Marco:"questa è una corsa a due per un traguardo unico, che si chiama diritto alla salute. Una corsa che parla di vita, di lotta, di impegno sociale, per un diritto che ad oggi è stato scippato, potersi curare!"

 

di Cinzia Marchegiani

Circo Massimo (Roma) –E' appena terminato il bellissimo evento “The Race for Cure” al Circo Massimo nella stupenda e incantevole città eterna, dopo due giorni di interminabili emozioni. Il 16 maggio scorso ha preso vita questa manifestazione organizzata dalla Susan G. Komen Italia onlus, sotto l'alto Patronato del Presidente della Repubblica, cui al centro c’è lo sport, la salute, il benessere ma soprattutto la lotta al tumore al seno. 

L’evento ogni anno richiama una folla imponente, l’anno scorso hanno partecipato 55.000 persone unite in una vera corsa alla solidarietà e una raccolta fondi per un male che deve trovare la strategia migliore per combatterlo… “la prevenzione”.
Roma, la capitale da profilo eterno accoglie questo evento dal 2000 in un contesto unico al mondo, lo scenografico Circo Massimo, con solo due edizioni spostate a Caracalla. Oggi la "Race for the Cure" conclude la sua XV edizione con la corsa di solidarietà, una cinque chilometri competitiva e non competitiva, aperta a tutti, abbinata ad una passeggiata di due chilometri. La gara, con la partenza alle ore 10  a Piazzale Ugo La Malfa, rappresenta la capacità di coniugare al meglio lo sport, il divertimento, tante emozioni ma soprattutto l’impegno sociale.
Le madrine come sempre sono Maria Teresa Cucinotta assieme all’attrice Rosanna Banfi testimonial dell’associazione “Donne in Rosa”. Il tumore al seno è il nemico che si può combattere, soprattutto con l’informazione, con la prevenzione e le “Donne in Rosa” lo sanno benissimo, loro lo hanno affrontato personalmente e scendono in campo con un cappellino e una maglietta rosa, per dimostrare che si può vincere e occorre parlare per mettere a confronto le esperienze, i dolori, e le battaglie che hanno un unico filo in comune, la passione per la vita e il coraggio immenso. La Komen Italia con i fondi raccolti dal 2000 ad oggi ha raccolto e già distribuito oltre due milioni di euro per la realizzazione di duecentoquarantacinque progetti personali e anche di altre associazioni, tra cui corsi di aggiornamento per operatori sanitari, programmi di educazione alla prevenzione per donne sane e studenti, servizi clinici per il recupero del benessere psico-fisico delle donne operate ed acquisto di apparecchiature di diagnosi e cura delle neoplasie del seno.
Oggi due persone speciali hanno partecipato alla gara dei cinque chilometri non competitiva, due ragazzi legati da un filo davvero unico e forse irripetibile, l’impegno sociale. Ragazzi inarrestabili, con un cuore davvero grande e il coraggio di combattere per battaglie sacrosante.

Il grande” runner “ è Simone Carabella, un campione dove la potenza muscolare si è sposata saggiamente al coraggio e l'intelligenza. Un grande attivista nel panorama laziale, che riesce a centrare importanti vittorie. Il secondo pilota è Marco Biviano, il ragazzo di Lipari che assieme a suo fratello Sandro, entrambi malati di distrofia muscolare e costretti a vivere su una  carrozzina, vivono dal 23 luglio 2013 nella tenda blu davanti al parlamento. Con molti sacrifici e immani difficoltà legate alla propria malattia fisica, hanno deciso di non cedere di un passo in questa battaglia ormai titanica per il diritto, il rispetto della vita e la libertà di potersi curare in un paese che ormai sembra più proiettato a difendere il diritto all’eutanasia legale. Oggi è un giorno di festa, Simone e Marco correranno assieme in questa maratona che racchiude molte speranze e vuole dare un messaggio positivo a chi lotta non solo contro la propria malattia, ma contro un sistema che stranamente è diventato cieco e sordo. Simone, il runner percorrerà i cinque chilometri spingendo la carrozzina di Marco…questa è una corsa a due per un traguardo unico, che si chiama tutela del diritto alla salute, e la manifestazione ne racchiude tutta la sua forza…
Raggiunto dall’Osservatore d’Italia Simone Carabella ci racconta: “sono un’attivista ormai da molti anni in questo territorio. Per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica abbiamo fermato l’inceneritore autorizzato ai Castelli Romani, stiamo lottando per chiudere la discarica trentennale di Albano, oggi sono qui per ricordare che la salute è un bene troppo prezioso, e come il tumore al seno con la strategia della prevenzione riesce a salvare molte donne, io mi batto affinché i malati orfani di cure, possano avere la propria chance con Stamina e il diritto di curarsi. La corsa a due cui ci impegniamo, auguro possa sensibilizzare le tante persone che hanno giudicato senza conosce a fondo cosa è successo con il pasticcio di Stamina. Qui siamo davvero in tanti a correre oggi in questa maratona, ognuno con tante speranze e tante promesse, ma con un unico obiettivo comune, la voglia di vivere.”
Simone e Marco in pole position per la battaglia universale, la battaglia per una vita che chiede solo più rispetto e non può e non deve conoscere frontiere, omertà, ma soprattutto indifferenza… Pronti, partenza e via!

Roma

Omicidio a Roma, venti anni a chi uccise e lasciò Michelle in un carrello

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“Ho commesso un reato gravissimo e voglio pagare per quello che ho fatto”.

Una lettera, poche righe, prima che il giudice del tribunale per i minori si ritirasse in camera di consiglio, prima che gli venissero inflitti 20 anni di carcere. E’ quanto ha letto in collegamento video dal carcere di Treviso l’imputato, il giovane di origini cingalesi che nel giugno dello scorso anno ha ucciso a coltellate Michelle Causo a Roma per poi lasciare il cadavere, chiuso in una busta di plastica, in strada abbandonato in un carrello a poca distanza da un cassonetto per l’immondizia nel quartiere Primavalle.

“L’ho uccisa ma non ho premeditato l’omicidio”, ha aggiunto l’imputato, all’epoca dei fatti 17enne come Michelle, che aveva scelto di essere giudicato con il rito abbreviato che consente uno sconto di pena. I genitori della ragazza erano presenti in aula al momento della lettura del dispositivo.

Con questa sentenza – ha detto la madre – riusciamo un pochino a dare giustizia a Michelle. È la prima volta che un minore prende 20 anni, ma se li merita tutti. Adesso andiamo avanti, ho un altro figlio e mi dovrò dedicare completamente a lui”. Il tribunale ha, di fatto, recepito l’impianto accusatorio della Procura.

Le aggravanti sono legate al tentativo di sbarazzarsi del cadavere, infilandolo in una sacca nera dell’immondizia. L’aggressione avvenne in un appartamento di via Dusmet. Il minore, nel tentativo di sbarazzarsi del corpo, non si preoccupò di ripulire la scena del crimine, tracce di sangue furono trovate ovunque a cominciare dall’androne del palazzo. L’esame autoptico svolto sul corpo della ragazzina confermò il drammatico quadro emerso subito dopo il ritrovamento del cadavere.

Tra i ragazzi si consumò una prima discussione accesa con urla, percepite distintamente anche dai vicini, e poi l’aggressione. Dalle ferite riscontrate nel corso dell’esame è emerso che il giovane colpì la ragazza utilizzando un coltello da cucina. Un’azione omicida che forse era iniziata con un fendente alla schiena per poi proseguire con almeno altri cinque colpi sul resto del corpo della minorenne. Un vero e proprio massacro che si sarebbe consumato in pochi minuti.

Altra certezza è che dopo il delitto, messo in atto dal ragazzo in uno stato di alterazione dovuto all’assunzione di alcol e droga, ci fu il drammatico e velleitario tentativo di lasciare il corpo lontano dal luogo dell’aggressione, la casa dove il ragazzo viveva. La madre, infermiera di origini cingalesi, era fuori mentre il padre era in Sri Lanka.

Madre e figlio si erano trasferiti da poco nell’immobile dove nel corso di una perquisizione venne trovata della droga, sostanze utilizzate per produrre mix di stupefacenti sintetici. Nel corso dell’udienza del 29 maggio scorso l’imputato aveva fornito la sua versione di quanto accaduto in quella tragica giornata. Il giovane ha affermato di avere aggredito la ragazza con una prima coltellata perché si era sentito offeso da alcune affermazioni fatte da lei.

In merito alla ricerca su internet, effettuata il giorno prima dell’omicidio, su “come sferrare colpi letali”, l’imputato ha sostenuto di averla fatta perché doveva recarsi in una zona isolata e voleva capire come comportarsi in caso di eventuali attacchi. In base ad una perizia psichiatrica disposta dal tribunale l’imputato era, comunque, capace di intendere e di volere al momento del fatto.

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Castelli Romani

Ciampino, episodio di bullismo: la denuncia di una madre su Facebook scatena polemiche

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Un episodio di bullismo avvenuto a Ciampino ha suscitato forti reazioni e polemiche dopo che una madre ha condiviso la sua drammatica testimonianza su Facebook. La signora, madre di un ragazzo di 13 anni, ha raccontato l’incubo vissuto da suo figlio, vittima di un gruppo di coetanei.

Il post, che ha rapidamente raccolto molte reazioni e condivisioni, ha portato alla luce una realtà inquietante e ha acceso un acceso dibattito tra i residenti.

Secondo quanto riportato dalla madre del ragazzo, l’episodio è avvenuto nel parco comunale di Ciampino, dove suo figlio Alessandro stava giocando con alcuni amici. Improvvisamente, un gruppo di ragazzi più grandi si è avvicinato e ha iniziato a insultarlo e a deriderlo. La situazione è degenerata quando uno dei bulli ha spinto Alessandro a terra, facendogli perdere l’equilibrio e ferendolo al ginocchio. Il ragazzo, visibilmente scosso, è tornato a casa in lacrime e con un grande spavento.

Nel suo post, la madre ha scritto: “Mio figlio è tornato a casa oggi con il cuore spezzato e il corpo ferito. Non posso tollerare che i bambini debbano subire tali atrocità. Questo bullismo deve finire!”. Il suo appello ha ricevuto immediato sostegno da parte di molti residenti, che hanno espresso la loro solidarietà nei commenti.

Giovanna, una residente di Ciampino, ha commentato: “È inaccettabile che i nostri ragazzi non possano sentirsi al sicuro nemmeno nei parchi pubblici. Le autorità devono intervenire e prendere provvedimenti immediati”. Un altro commento, di Marco De Santis, aggiunge: “Questi atti di violenza sono vergognosi. I bulli devono essere identificati e puniti, e le scuole devono fare di più per educare i ragazzi al rispetto reciproco”.

Tuttavia, il post ha anche suscitato polemiche e divisioni. Alcuni hanno criticato i genitori dei ragazzi coinvolti, accusandoli di non educare adeguatamente i propri figli. “Dove sono i genitori di questi bulli? Perché non insegnano loro il rispetto e la compassione?”, ha scritto Francesca.

Le autorità locali non hanno tardato a intervenire condannando il gesto.

L’episodio, sebbene doloroso, ha anche sollevato un’importante consapevolezza sulla necessità di promuovere la cultura del rispetto e della solidarietà tra i giovani.

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Castelli Romani

Frascati, Libri in Osteria: appuntamento giovedì 18 luglio con Antonella Prenner

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Cosa lega Tullia, figlia di Cicerone, Servilia, madre del cesaricida Bruto, e Messalina?

Al di là di essere tre figure della Storia antica di Roma sono le protagoniste di alcuni romanzi della filologa e scrittrice Antonella Prenner, docente di Lingua e letteratura latina all’università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

la scrittrice Antonella Prenner

Antonella Prenner ed i suoi romanzi saranno i protagonisti giovedì 18 luglio in piazza dell’Olmo a Frascati, a partire dalle ore 18, del salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria assieme allo scrittore e giornalista Pino Donghi.
Le loro vite, le loro esperienze e i loro rapporti, spiega Emanuela Bruni “offrono un punto di vista non ufficiale, emotivo, disvelando pieghe e zone d’ombra di una storia sempre scritta dagli uomini e per gli uomini”.
Quindi si avrà la possibilità di cambiare la prospettiva di lettura di una storia che vede queste figure troppo spesso relegate al ruolo di comprimarie pur essendone protagoniste ed attrici principali.
Non mancherà un breve approfondimento sull’ultima fatica di Antonella Prenner “Lucano. Nostalgie di libertà” ove l’autrice descrive l’età di Nerone e di una generazione infelice, che assiste all’esercizio di un potere politico iniquo e impossibile da contrastare perché assoluto, e che vagheggia di tornare a un tempo irripetibile, quando “res publica” romana significava “libertà”.

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