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ROMA – Tra gli elettori del centrodestra, due su tre bocciano il governo giallo-verde. Sono stati infatti 1666 coloro che non si sono dichiarati d’accordo all’esecutivo a trazione grillino-leghista e 780 i favorevoli. Il tutto sui totali 2466 votanti che sabato si sono recati alle sette postazioni organizzate dal movimento “Riva Destra” e dall’associazione “Passione Italia”, a Roma. Da Prati fino a Ostia, passando per il Municipio VIII, dove si voterà il prossimo 10 giugno dopo la caduta della maggioranza pentastellata, e ancora Ponte Milvio, la Balduina e l’Eur, per numerosi cittadini e’ stato possibile inserire una scheda nelle urne. Il quesito era semplice: Governo Lega-M5S, sei d’accordo?
“Ovviamente il nostro intento era dare voce e capire meglio le opinioni e le tendenze dei nostri elettori. Sono molto soddisfatto dell’afflusso ai nostri gazebo, 2500 cittadini rappresentano un risultato importante. Così come il messaggio politico, uscito fuori. Quasi il 70percento non vorrebbe essere governato da un governo Salvini- Di Maio, anche e soprattutto per la grande sfiducia nei confronti del Movimento 5 Stelle, che a Roma ad esempio sta amministrando in maniera assolutamente insufficiente. Al contrario, avrebbero preferito un governo di centrodestra alla guida del Paese”, sottolinea Fabio Sabbatani Schiuma, consigliere del V Municipio e segretario nazionale di Riva Destra. Che, poi, puntualizza: “Circa il 30percento, invece, si è dichiarato d’accordo col contratto giallo-verde, evidentemente spinti dalla necessità di vedere un governo, dopo due mesi e mezzo di stallo politico-istituzionale”.
Questa, invece, l’analisi dell’ex senatore ed esponente di Forza Italia, Francesco Aracri: “I risultati emersi dal voto nei gazebo, organizzati da “Passione Italia” e “Riva Destra”, denotano una comprensibile sfiducia degli elettori rispetto a un governo, quello gialloverde, composto da forze politiche teoricamente antitetiche, d’accordo su un presunto contratto, caratterizzato da incertezze relative alle coperture economiche, e fumosità rispetto al modello di sviluppo del Paese. Il tutto – conclude Francesco Aracri – condito da qualche presunto tecnico”.
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