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ROMA, CASO FEDERICA PUMA: L'ONOREVOLE GIUSEPPE BERRETTA PRESENTA UNA INTERPELLANZA AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

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Tempo di lettura 4 minuti Il pianto, le grida, le urla.. della piccola Beatrice che vuole stare con la sua mamma

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DI FRONTE A QUESTE URLA DISPERATE, ALLA RABBIA DI UNA BAMBINA CHE SI SFOGA CON LA SUA MAMMA PERCHE' NON CAPISCE IL MOTIVO PER IL QUALE NON PUO' STARE CON LEI, CON LA PERSONA CHE L'HA MESSA AL MONDO E CHE LA VUOLE CON SE'. E' NECESSARIO MUOVERSI PER PRESERVARE IL DIRITTO ALLA FAMIGLIA, QUESTO CASO, IL PEGGIORE DEGLI INCUBI PER UN GENITORE NON PUO' AVERE UNA ORRENDA CONCLUSIONE. LA REDAZIONE DE L'OSSERVATORE LAZIALE E' SOLIDALE CON LA MAMMA DI BEATRICE E SI STRINGE ATTORNO ALLO STRAZIANTE E TERRIBILE MOMENTO CHE STA VIVENDO.

 

Berretta (Pd) al Ministro della Giustizia: "Quali interventi normativi intenda introdurre al fine di evitare il ripetersi di simili casi, in cui pare evidente un eccessivo margine di discrezionalità in merito all’allontanamento dei minori dal contesto familiare"

 

A.P.

Continua la battaglia di Federica Puma per poter riavere la piccola Beatrice affidata dal giudice Carmela Cavallo alla casa famiglia “Il Ciliegio” di Roma. Dopo la lettera a Clio Napolitano, dopo le innumerevoli iniziative intraprese dalla Puma, l’Onorevole Giuseppe Berretta (Pd) interpella il Ministro della Giustizia.

Ecco il testo dell'interpellanza:
“Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della Giustizia, per sapere – premesso che:
in data 14 dicembre 2011, il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Roma, Carmela Cavallo, convocava presso il Tribunale la signora Federica Puma e la propria figlia minore, Beatrice Grottesi di anni 7;
senza alcun preavviso e senza ascoltare la minore, il giudice Cavallo, con decreto numero 7809 disponeva l’allontanamento della bimba dalla madre, per collocarla presso la Casa Famiglia “Il Ciliegio” di Roma;
con tale provvedimento la minore veniva allontanata dai propri familiari, dai propri affetti e dalla propria scuola;
il decreto motivava l’allontanamento della minore su “una conflittualità tra i genitori” rappresentata dagli assistenti sociali;
da quanto emerso dalla stampa locale, che ha dato ampia eco al caso, l’intera vicenda appare in modo totalmente diverso da quello che viene rappresentato nel decreto;
in particolare i genitori della piccola Beatrice non hanno mai convissuto dalla nascita della figlia;
entrambi i genitori sono stati sottoposti a due perizie psichiatriche svolte nel 2005 e nel 2008, entrambe le perizie riscontrano nel padre della minore, Alfonso Grottesi Alfonso un “disturbo di personalità di stampo narcisistico dovuto a vuoto empatico ed affettivo da curare in strutture cliniche idonee”;
sono numerose le relazioni delle forze dell’ordine che presentano il signor Grottesi, come soggetto ingestibile, il padre è pertanto risultato, in più occasioni, inidoneo ad accudire la minore, cosa che non ha mai mostrato di voler fare: non è comparso, seppur convocato, presso il Tribunale dei minorenni di Roma, e non ha mai richiesto di vedere la figlia nella Casa Famiglia;
secondo la signora Puma, il padre preferirebbe che la figlia restasse in Casa Famiglia, privata della possibilità di un costante rapporto affettivo con la madre, per destinarla all’adozione a terzi;
la madre e il contesto parentale materno, nel quale Beatrice è cresciuta, sono risultati sani e in grado di accudirla;
dalle relazioni redatte dalla Direttrice della scuola precedentemente frequentata dalla minore si evincerebbe che la bambina era ben curata e amata dalla madre e trascurata dal padre;
le relazioni delle assistenti sociali che inizialmente avevano gestito il caso Puma – Grottesi, sembrano mutare a seguito delle numerose denunce presentate dal signor Grottesi;
a seguito delle denunce del signor Grottesi le assistenti sociali vengono sostituire da altre che, ribalteranno completamente le relazioni, inquadrando il caso in un conflitto tra i genitori;
la tesi presentata dalle assistenti sociali di “conflittualità genitoriale”, appare discutibile considerato che il signor Grottesi è risultato essere affetto da grave patologia, arrivando, durante una udienza, a disconoscere la figlia;
considerato il forte stato di malessere della minore che costantemente chiede di poter tornare a casa dalla sua mamma e alla sua precedente scuola;
-: se è a conoscenza della vicenda su esposta;
quali urgenti ed opportune iniziative, nell’ambito delle sue competenze, intenda adottare al riguardo e se in particolare non intenda promuovere iniziative volte ad accertare la regolarità delle procedure seguite nel caso succitato;
quali interventi normativi intenda introdurre al fine di evitare il ripetersi di simili casi, in cui pare evidente un eccessivo margine di discrezionalità in merito all’allontanamento dei minori dal contesto familiare. On.le Giuseppe Berretta”

ARTICOLI PRECEDENTI:

  23/09/2012 ROMA, MANIFESTAZIONE PER PER SOSTENERE E PROTEGGERE LA FAMIGLIA (MAI PIÙ UN FIGLIO SENZA GENITORI, MAI PIÙ UN GENITORE SENZA FIGLI)

 

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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