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ROMA, CARCERE REGINA COELI: DETENUTO 82ENNE MUORE AL SANTO SPIRITO DOPO DUE GIORNI DI AGONIA

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Tempo di lettura 2 minutiAngiolo Marroni. "L'uomo con le patologie e l'età che aveva avrebbe dovuto scontare una pena alternativa adatta alle sue condizioni"

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Redazione

Roma – Si è sentito male all’interno della sua cella. Subito soccorso e trasportato all’ospedale romano di Santo Spirito, è deceduto dopo due giorni di agonia. E’ morto così un detenuto di 82 anni recluso nel carcere di Regina Coeli. La notizia di questo nuovo decesso nelle carceri del Lazio, il 15mo dall’inizio del 2013, è stata diffusa dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.

«Due settimane fa – ha detto il Garante – il Tribunale di Sorveglianza aveva rigettato la richiesta, presentata dai legali, di differimento della pena per motivi di salute. L’uomo, 82 anni, era affetto da gravi patologie ed era anche stato colpito da ictus. Forse bisognerebbe riflettere sul fatto che una persona con questo quadro clinico ed anagrafico avrebbe dovuto scontare la sua pena in una struttura diversa dal carcere e maggiormente adatta alle sue condizioni».

La vittima, S. C., aveva un fine pena previsto nel 2026. Nel 2005 a 75 anni di età,in preda ad una crisi depressiva dovuta alla sua situazione finanziaria, in quello che fu definito “il suo giorno di ordinaria follia”, aggredì una coppia cui aveva venduto l’appartamento e la falegnameria che gestiva. L’uomo venne ucciso, la donna gravemente ferita. Nel corso della sua detenzione S.C. era stato anche a Rebibbia. Non aveva contatti con l’esterno se non qualche saltuario colloquio con un anziano fratello.

Questo è il decesso numero 15 registrato nelle carceri del Lazio da gennaio: cinque sono stati i suicidi, quattro i decessi per malattia e cinque per cause da accertare. Al computo va aggiunta anche una donna che lavorava come infermiera a Rebibbia.

«La morte di quest’uomo – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – riporta in primo piano la questione dei detenuti anziani e malati reclusi nelle carceri di tutta Italia. Si tratta di decine di persone che spesso sono ospitate nelle infermerie e nei centri clinici perché hanno bisogno di un’assistenza continua che, in una situazione di emergenza, comporta costi umani ed economici sempre più difficili da sostenere. Auspico che il Parlamento faccia al più presto proprio il grido d’allarme lanciato, una settimana fa, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Questi drammi rischiano di diventare all’ordine del giorno perché sovraffollamento, ristrettezze economiche e vuoti di organico sono fattori che, purtroppo, nascondono le persone, i loro problemi e le loro debolezze».