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ROMA CAPITALE: BOTTA E RISPOSTA TRA RENZI E MARINO

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Tempo di lettura 2 minutiRenzi: “Occorre tornare ad avere quella fiducia nei propri mezzi che a Roma c'è sempre stata"

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Redazione

Roma – Nel 'day after' la fine dell'esperienza di Ignazio Marino alla guida di Roma, a seguito delle dimissioni di 26 consiglieri comunali, arriva anche il botta e risposta tra il premier Matteo Renzi e il primo cittadino. "Ma quale mandante, ma quale congiura? Una città funziona se il sindaco riesce a far girare gli autobus, a mettere a posto il verde pubblico, a sistemare qualche strada e qualche buca, non è questione di grandi dibattiti filosofici, o funziona o non funziona – commenta Renzi al Tg1 – Se una città non funziona, evidentemente bisogna prenderne atto. E' accaduto questo a Roma", dove “26 consiglieri comunali pur di mettere la parola fine a questo balletto indecoroso, si sono addirittura dimessi loro, hanno rinunciato alla poltrona con un grande gesto di stile”. E ora “occorre tornare ad avere quella fiducia nei propri mezzi che a Roma c'è sempre stata.

Dire 'sono cittadino romano' prima era un vanto, ora è diventato quasi un motivo di preoccupazione: gli scandali, le polemiche. Sono convinto che con il lavoro del prefetto Tronca e tutti coloro che gli daranno una mano, il prefetto Gabrielli e i collaboratori che saranno scelti, noi saremo in condizione di restituire ai romani fiducia ed entusiasmo”. Per il presidente del Consiglio è “arrivato il momento di stoppare le chiacchiere, e metterci a parlare di cose concrete: trasporti, riorganizzazione di una città, e anche un investimento sulle periferie”.

La replica di Marino arriva con un post su Facebook: "Con le sue dichiarazioni di oggi al Tg1 e al TG2 il Presidente del Consiglio conferma di avere un'idea sommaria e insufficiente della situazione di Roma", scrive, aggiungendo: “Il capo del governo sorprendentemente ignora l'azione che insieme alla giunta, al governo nazionale e alla maggioranza in consiglio comunale abbiamo portato avanti per salvare il Comune che nel 2013 aveva 816 milioni di Euro di disavanzo e l'Atac con i suoi 874 milioni di Euro di debiti dal fallimento”. E ancora: “Ignora i tanti interventi di cambiamento radicale dal nuovo ciclo dei rifiuti che ha sottratto la gestione a un monopolista privato che agiva indisturbato dal 1963, lo stop al consumo dell'agro romano per nuovo cemento, il rinnovo dei vertici delle aziende municipalizzate non sulla base delle tessere di partito ma sulle competenze dei candidati. Ignora anche la dismissione di oltre 20 aziende non strumentali per i servizi ai cittadini ma utilizzate per poltronifici consociativi. Ignora lo stop a parentopoli, agli amici degli amici e la presenza della Mafia prima della discontinuità portata dalla nostra Giunta". "Il presidente del Consiglio ignora molte altre cose – aggiunge – Dispiace apprendere che Matteo Renzi non conosca il proficuo lavoro condotto con Palazzo Chigi per un piano di rientro pubblicato in Gazzetta Ufficiale e che per la prima volta non crea nuovi debiti per Roma e ha riportato la legalità contabile nella Capitale. Dispiace anche che il contrasto alla corruzione, alle tangenti, al malaffare trovato non vengano considerati dal presidente del Consiglio valori degni di nota".