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ROMA, BENI, MAFIA E BUSINESS: DOVE VANNO A FINIRE I BENI CONFISCATI ALLA MAFIA?

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Tempo di lettura 4 minuti Scorrendo i primi tre immobili confiscati alla mafia, abbiamo fatto delle scoperte eclatanti e che impongono una revisione da parte del Comune della destinazioni di questi beni.

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di Maurizio Costa

Roma – Il Comune di Roma ha messo in rete l'elenco completo del proprio Patrimonio immobiliare. I dati sono incredibili: 59.466 beni in totale, che si suddividono in alloggi di edilizia residenziale e pertinenze (43.053 unità), in edifici scolastici (1.547), in parchi, cimiteri, mercati e beni archeologici.

Questi beni immobili dovrebbero fronteggiare l'emergenza abitativa che caratterizza da tempo il Comune di Roma; sono molte le famiglie che chiedono un alloggio per vivere e ancora non hanno risposte dall'Amministrazione.

Ogni anno Roma Capitale spende  21.349.652,93 di euro in affitti passivi per fronteggiare questa emergenza. I numeri sono importanti ma la situazione è ancora critica e non tutti i cittadini disagiati possono ricevere una casa nella quale abitare. Il vicesindaco Luigi Nieri si ritiene comunque soddisfatto di aver reso pubblici i beni immobili del Comune: "Un’operazione trasparenza senza precedenti. Si tratta di dati tenuti per anni nei cassetti e mai ricontrollati, che ora finalmente vengono alla luce, anche grazie al prezioso lavoro degli uffici del Dipartimento Patrimonio che hanno effettuato un complesso lavoro di verifica e incrocio delle informazioni in possesso dell’Amministrazione, per ristabilirne una volta per tutte la correttezza”.

La situazione sembrerebbe tutta rose e fiori, ma così non è. Controllando attentamente l'elenco dei beni immobili confiscati alla mafia e adesso appartenenti al Comune di Roma, possiamo notare molte situazioni che sembrano strane e oscure.

Questo elenco è stato reso pubblico insieme a quello dei beni immobili residenziali. Come leggiamo direttamente dal sito del Comune di Roma, i beni confiscati alla mafia dovrebbero essere riutilizzati da Roma Capitale con scopi assistenziali, istituzionali o sociali, come è stato fatto per esempio con la "Casa del Jazz" di Roma; infatti il comunicato del Comune recita: "a seguito del decreto di confisca e successivo decreto di trasferimento a favore di Roma Capitale di beni della criminalità organizzata da utilizzare prioritariamente a fini sociali o istituzionali da parte dell'Agenzia Nazionale Beni Confiscati, il Dipartimento interviene nel procedimento di destinazione degli immobili, ai sensi del D.Lgs n. 159/2011."

Il ragionamento è semplice: il Comune confisca i beni alla mafia e li dona ad associazioni che hanno fini assistenziali. Semplice, ma nella realtà non è sempre così. Scorrendo i primi tre immobili confiscati alla mafia, abbiamo fatto delle scoperte eclatanti e che impongono una revisione da parte del Comune della
destinazioni di questi beni.

Il primo, un locale di 190 mq. più 30 mq. di terrazzo, sito in via Tuscolana 1100/1102, è stato destinato alla "Associazione Goodwill Italia ONLUS". Cercando sulla rete abbiamo scoperto che allo stesso civico è presente un ristorante che si chiama "Goodwill Ristobar", guarda caso lo stesso nome dell'associazione. Una ONLUS che utilizza un locale espropriato alla mafia come ristorante fa storcere un po' il naso, vista anche la destinazione che dovrebbe avere l'immobile. Abbiamo cercato di contattare l'associazione, che però ci ha respinto dichiarando di non sapere nulla. La coincidenza esiste e nei prossimi giorni indagheremo a fondo. La Goodwill è un ente che si interessa di migliorare la vita a persone disabili e in situazione di svantaggio; certamente un ristorante non è appropriato al fine ultimo dell'associazione, che in tutto il mondo ha un fatturato di 1.37 miliardi di dollari derivanti dall'esercizio delle proprie attività commerciali.

Il secondo immobile della lista è un appartamento di 210 mq. in via Federico Cesi 44. L'associazione che ha ricevuto il bene è l'"Andromeda", appartenente all'ex Onorevole del PDL Filippo Ascierto, rimasto in carica fino al 14 marzo 2013. L'ex maresciallo dei Carabinieri è il Presidente della suddetta associazione, che si occupa di pubblica sicurezza, proponendo una "cultura della legalità" attraverso un diretto coinvolgimento del cittadino. Famoso per aver negato l'Olocausto e per le pretese di processare chiunque avesse partecipato al G8 di Genova, l'ex PDL è indagato dall'ottobre del 2013 per associazione a delinquere finalizzata a commettere reati contro la Pubblica Amministrazione, tra cui corruzione, abuso d'ufficio e turbativa d'asta. "Andromeda", tra l'altro, ha come sponsor la "Polare scarl", un consorzio di ricerca senza scopo di lucro, che ha sede a Padova, nello stesso palazzo che ospitava un ristorante di Ascierto, chiuso successivamente per droga. La cosa strana è che il boss di Polare, Stefano Bonet, è passato alla storia per aver regalato una Porsche al tesoriere della Lega Francesco Belsito, in cambio di un'intermediazione per un contratto di consulenza. Lo stesso Bonet è stato citato in un'intercettazione telefonica tra una sua amica e Erica Rivolta, ex deputata della Lega, nella quale emerge che Bonet pagasse l'affitto ad "Andromeda" per il locale che abbiamo nominato prima, in via Federico Cesi. Un giro di interessi che non avrebbe niente a che ve
dere con dei fini sociali o istituzionali.

Infine, un terreno in Via di Valle Bagnata, località Muraccio dell'Olmo, di 2010 mq. con annessi due capannoni industriali, era stato donato all'Associazione "Raphael", che si occupa tuttora di bambini disagiati. Anche questa storia risulta complicata, il 7 gennaio 2009 viene concesso il terreno e subito dopo, esattamente il 5 marzo 2009, viene revocato senza motivazioni precise. La stessa associazione aveva ricevuto, sempre lo stesso anno, anche 13 ettari dell'Inviolatella Borghese con un piccolo casale annesso, all'interno del Parco di Veio. L'ex sindaco Gianni Alemanno, infatti, donò alla "Raphael" il terreno dell'Inviolatella Borghese dopo una visita del Papa in Campidoglio. La ONLUS, in quest'ultima sede, creò un centro di accoglienza e di recupero per bambini che versavano in difficili condizioni socio-familiari. L'Associazione ha anche ricevuto un premio per questa attività assistenziale, ma alla fine il terreno è ridiventato pubblico e la "Raphael" è stata spostata in via Gomenizza 81, stabile sempre di proprietà del Comune di Roma. La zona dell'Inviolatella è tornata pubblica e, fino ad ora, non sembrano esserci associazioni che possano prendere in gestione quell'immobile. Abbiamo esemplificato la situazione dei primi tre immobili che compaiono nella lista, riscontrando, in tutti e tre, delle anomalie, presunte e non.

Continueremo ad indagare per far in modo che queste strutture ritornino alla collettività.

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Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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