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di Maurizio Costa
Roma – La scia di Mafia Capitale continua a mietere le sue vittime. L'ex amministratore delegato di Ama, Franco Panzironi, è stato condannato a 5 anni e 3 mesi per 841 assunzioni sospette avvenute tra il 2008 e il 2009.
Il pm di Roma, Corrado Fasanelli, aveva chiesto questa condanna già a dicembre, quando lo scandalo della mafia a Roma aveva appena messo in subbuglio l'amministrazione capitolina.
Panzironi avrebbe assunto 841 persone in Ama, tra il 2008 e il 2009, in 41 casi con chiamata diretta senza concorso e senza bandi. L'accusa è di abuso d'ufficio e falso. L'ex ad di Ama non potrà più accedere ai pubblici uffici e dovrà risarcire il comune di Roma.
I giudici hanno anche condannato Luciano Cedrone, ex direttore del personale (3 anni e 1 mese); Bruno Frigerio, ex presidente della commissione esaminatrice (3 anni e 3 mesi); Gianfranco Regard, ex capo settore legale di Ama (1 anno e 1 mese). Assolti Ivano Spadoni, Lorenzo Allegrucci, Sergio Bruno e Giovanni D'Onofrio.
Il sindaco di Roma, in una nota, ha dichiarato che:
"la sentenza di condanna a carico dell'ex amministratore delegato di Ama, Franco Panzironi, getta piena luce sulla vicenda nota come Parentopoli, e dà ragione al Campidoglio che si era costituito parte civile. Gli anni della giunta Alemanno hanno segnato, anche nelle aziende comunali, il momento di massimo buio: favoritismi, assunzioni a chiamata nominale, abusi d'ufficio, falsi. Tutto, come si evince dalla sentenza di condanna, per favorire gli amici degli amici e occupare aziende che devono invece essere al servizio dei cittadini. Noi abbiamo denunciato fin dall'inizio quello che era avvenuto e, una volta arrivati al governo della città, lo abbiamo avversato operando in piena trasparenza e usando lo strumento delle gare e dei bandi pubblici. D'altra parte, la vicenda di Parentopoli e le relative responsabilità politiche hanno sin dall'inizio preannunciato quanto avremmo compreso con chiarezza grazie all'indagine sul Mondo di mezzo, di cui lo stesso Panzironi è protagonista. Alla luce della sentenza di oggi, Ama sta procedendo a verificare tutte le possibili strade per metter la parola fine a quella stagione. Per quanto riguarda Roma, la nostra amministrazione ha deciso di rivalersi anche in sede civile: chiederemo almeno 100.000 euro per il danno d'immagine subito dalla città. Sono convinto che – come è successo già in sede penale – la magistratura riconoscerà le nostre ragioni e mi impegno fin d'ora a utilizzare tutti i soldi che riusciremo a ottenere per il decoro, in particolare per la cancellazione delle scritte che imbrattano i muri della città".
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