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ROMA. AL QUIRINO FASSINA DICE ADDIO AL PD E PRESENTA "SINISTRA ITALIANA"

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Tempo di lettura 6 minuti Stefano Fassina nel suo intervento attacca Bersani e Renzi

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LEGGI ANCHE: STEFANO FASSINA ALL’ATTACCO DEL PD: “NON CI SONO CONDIZIONI PER ANDARE AVANTI”


di Cinzia Marchegiani

Roma – Un debutto atteso quello che ieri al teatro Quirino di Roma la nascita del nuovo soggetto politico “La sinistra Italiana”. Stefano Fassina ci stava lavorando da molto tempo, da quando aveva materialmente creato una rottura con quel PD ormai partito fotocopia di quello Berlusconiano. A gennaio 2015 le sue dimissioni irrevocabili lasciavano ad altri l'incarico di viceministro dell'economia. La querelle tra Fassina e Renzi era diventava ormai eloquente quando durante la conferenza stampa al termine della riunione della segreteria del Partito Democratico, Renzi aveva risposto con una battuta al giornalista che gli aveva fatto una domanda sul rimpasto e sulle ripetute richieste di chiarimento politico avanzate dal viceministro dell’Economia, il giornalista aveva pronunciato il nome di Fassina e Renzi lo aveva interrotto domandando: "Chi?" Secca la risposta di Fassina che commentava: “Le parole del segretario Renzi su di me confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione del PD al governo va resa coerente con il risultato congressuale. Non c’è nulla di personale. Questione politica. Un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione” .

Battesimo de “La sinistra italiana”. Folla, tanta folla al Teatro Quirino alla presentazione del nuovo partito nato dalle ceneri di quella sinistra ormai non più identitaria, creato da Sel e dai parlamentari fuoriusciti dal PD, in tutto 31 deputati di Monetcitorio e una decina di senatori. La costituente del nuovo soggetto polititco è prevista per gennaio 2016.
Fassina ci tiene precisare: “Oggi segniamo una tappa decisiva del nostro percorso. È un cammino impervio, controcorrente. Ma è un cammino necessario per un’Italia giusta. Insieme, insieme le energie presenti dentro e fuori il Parlamento e le altre istituzioni di rappresentanza, insieme possiamo ridare sostanza all’art 1 della nostra costituzione: una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.

Discorso di Stefano Fassina. L’intervento di Fassina inizia ringraziando Sel, e in particolare Niki Vendola, Nicola Fratoianni, il coordinatore nazionale, Arturo Scotto, presidente del gruppo alla camera e Loredana De Petris, Presidente del gruppo al Senato, confessando che senza la lungimiranza e la generosità di Sel non sarebbero a questo battesimo. “Siamo in tempi difficili e sono rari gli atti di bella politica. La scelta di costruire un gruppo parlamentare unito non è un gioco di palazzo. La scelta non è soltanto strumentale, sottolinea Fassina -ossia finalizzata a migliorare l’efficacia delle battaglie in aula, nei passaggi cruciali dei prossimi mesi sulla Legge di Stabilità e sulla revisione costituzionale. Certo, è anche strumentale”.

"La sinistra italiana" necessaria per fare salto di qualità. Fassina ci tiene a precisare che innanzitutto, è stata una scelta strategica per segnare una tappa fondamentale e fondativa di un progetto politico. “Non è la prima tappa perché è un anno e mezzo che condividiamo, nel merito, posizioni e voti sulle misure distintive del Governo Renzi per tentare di frenare l'offensiva di svalutazione del lavoro e di svuotamento della democrazia. Non è la prima tappa perché il percorso è già largamente avviato fuori dalle istituzioni della rappresentanza. Infine, non è la prima tappa perché in questi mesi abbiamo anche lavorato insieme ai partiti della sinistra non presenti in Parlamento e insieme a reti di movimenti per aprire, a metà gennaio, la fase costituente di un partito coinvolgente, innovativo, unitario, per la rappresentanza dell’universo dei lavori, per il welfare inclusivo e sostenibile, per la scuola pubblica, per la ricostruzione morale e intellettuale della politica. Ieri, nella sua quotidiana vignetta sulla prima pagina del Manifesto, il grande Mauro Biani di fronte alla notizia di costituzione del gruppo parlamentare della sinistra faceva chiedere al suo composto interlocutore: Ma la sinistra lo sa?. La risposta è: Si, la sinistra lo sa. Lo sa, anzi, ci ha chiesto in questi mesi di fare un salto di qualità anche sul terreno dell’unità e dell’apertura di una fase costituente”.

Il nuovo soggetto politico, è democrazia Costituzionale. La scelta di costruire un gruppo parlamentare unito è – Fassina spiega – pratica di democrazia costituzionale: “Democrazia costituzionale è il nome del coordinamento per il No al referendum costituzionale del prossimo autunno. Siamo con loro e li ringraziamo. Noi, con il nostro gruppo di Camera e Senato, vogliamo essere ‘terminale sociale’, come ha efficacemente scritto Stefano Rodotà su La Repubblica qualche giorno fa. Vogliamo essere un terminale sociale, intelligente e attivo, senza subalternità, orientati a inserire ogni rivendicazione specifica nella nostra declinazione dell’interesse generale. La nostra idea di democrazia riconosce la funzione propria dei rappresentanze economiche e sociali. Vive secondo il principio della sussidiarietà”.

Fassina contro le parole di Bersani. Bersani aveva attaccato questa scissione proprio in questi giorni affermando che così si fa il gioco della destra. Fassina rimanda al mittente :”No. Non è così. Il gioco della destra lo fa chi fa la destra: con il Jobs Act, con la scuola pubblica, con l’Italicum, con la revisione del Senato, con lo ‘Sblocca Itali’, con la Rai, con la Legge di Stabilità. Siamo ‘Sinistra Italiana’. Abbiamo scelto un nome che rivendica una collocazione di campo esplicita. Perché un partito, in qualunque dimensione, è sempre parte. Anche quando si presenta come partito pigliatutto. Anche quando si proietta come Partito della Nazione. Anche quando si propone oltre la distinzione tra sinistra e destra. Quando si cerca di nascondere la parzialità si è sempre portatori degli interessi dei più forti. Nelle forme proprie e inedite del XXI Secolo, destra e sinistra continuano a esistere. Noi rigettiamo la divisione del campo politico tra ‘sistema’ e ‘antisistema’. È una divisione incompatibile con la declinazione costituzionale della democrazia. È una divisione che alimenta e si nutre di trasformismo. È una divisione che soffoca la democrazia, nega la distinzione tra gli interessi economici e sociali, condanna il lavoro alla subalternità. Noi vogliamo smascherare la presunta neutralità del cambiamento e portare alla luce il suo immanente segno politico: progressivo regressivo”.

Fassina contro Renzi, attua il programma di Berlusconi. Fassina non risparmia critiche pesantissime a Renzi: “La Legge di Stabilità per il 2016 è sinergica al Partito della Nazione. Non è una ricostruzione tendenziosa: il Presidente del Consiglio, qualche giorno fa ha affermato che lui, cito, ‘attua il programma che Berlusconi non è riuscito a attuare’. Sul terreno economico e sociale è un insieme di provvedimenti iniqui e recessivi per l’economia reale. Ha un segno elettorale e un impianto coerente, convintamente coerente, con l’insostenibile agenda liberista dominante nell’eurozona. Allarga le disuguaglianze, impoverisce il welfare, in particolare la Sanità oramai sempre più lontana da servizio universale e sempre più vicina a privilegio di censo. Abbandona il Mezzogiorno”.

"La sinistra italiana" alternativa al neoliberismo di Happy days. Fassina è caustico per chi ancora non ha compreso questa spaccatura. Fassina nel suo intervento affinda Renzi: “Interpretiamo una cultura keynesiana, alternativa al neo-liberismo da “Happy Days” del Segretario del Pd. Ringrazio Giorgio La Malfa qui con noi oggi per l’avvincente sintesi del pensiero di Keynes appena pubblicata per Feltrinelli”.

Ecco le proposte de "La sinistra italiana". Fassina nel suo lungo intervento spiega gli interventi e le proposte per cambiare quest’Italia che sta affondando:

. Cancelliamo la Tasi per quasi il 90% delle famiglie. Recuperiamo, rispetto all’intervento del governo, 1,5 di euro all’anno, poiché il top 10% dei contribuenti versa oltre 1/3 del gettito totale. Dedichiamo le risorse recuperate a un programma straordinario di contrasto alla povertà e inserimento al lavoro e finanziamento della settima salvaguardia completa dei lavoratori e lavoratrici "esodati". È immorale regalare migliaia di euro all’anno a chi vive in case lussuose e milionarie e lasciare senza nulla chi non ha nulla.
. Proponiamo un programma di politiche industriali (in senso lato al fine di includere anche i servizi e l'agro-industria) da affidare al Fondo Strategico o al Fondo di turn-over della Cassa Depositi e Prestiti in intesa con le aziende.
. Vogliamo introdurre un Fondo per la redistribuzione dei tempi di lavoro per: l'anticipo del pensionamento dei lavoratori e lavoratrici impegnati in attività usuranti; il part-time pensionistico e l'ingresso part-time di giovani al lavoro; i contratti di solidarietà difensivi e, sopratutto, espansivi; il finanziamento dei congedi parentali.
Intendiamo ridurre la contribuzione previdenziale per le Partite IVA iscritte alla gestione separata INPS per portarla al livello dei lavoratori autonomi e allargare l’accesso al regime forfettario dei contribuenti minimi.
. Cerchiamo di ridurre i danni sula scuola pubblica determinati dalla Legge approvata prima dell’estate attraverso una revisione della normativa sulle supplenze per evitare l'insostenibile distribuzione degli alunni delle classi scoperte nelle altri classi.
. Proponiamo di portare avanti la spending review ma, contrariamente alla linea del Governo, i risparmi raggiungibili grazie a maggiore efficienza e eliminazione di corruzione, li riallochiamo su programmi di spesa carenti, colpiti dai tagli orizzontali degli scorsi anni: Sanità, Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università; servizi sociali dei Comuni; diritto allo studio; salvaguardia e promozione del patrimonio storico-artistico; riduzione dei costi energia per famiglia e imprese e alla accelerazione degli obiettivi della roadmap 2050 nel quadro di un aggiornamento della Strategia Energetica Nazionale; potenziamento dell’ Agenzia per la Coesione Territoriale.
Finanziamo gli emendamenti attraverso specifiche, precise, quantificabili misure anti-evasione, a completamento del ripristino del limite del contante a 1000 euro.

Tanta folla all'evento politico romano tanto che a turno i relatori sono usciti in strada a spiegare il nuovo soggetto politico alle tante persone intervenute.

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Editoriali

Oriana Fallaci: Il coraggio della verità

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Scusaci Oriana,
non ti abbiamo proprio capito.

Non solo ci avevi messi in guardia ma avevi lasciato che quello che tu chiamavi “alieno che vive in me” ti divorasse perché ritenevi più importante educarci alla riscossa dell’Occidente che salvare la tua vita.

Dopo quasi 20 anni dalla tua scomparsa– te ne andasti via in silenzio quel 15 settembre 2006 – siamo ancora con quell’estremismo islamico mascherato da buonismo che si insinua nel nostro pianeta con la rapidità di un virus al quale non siamo un grado di porre rimedio o, meglio, non vogliamo porre rimedio.

Le tue parole, i tuoi gesti, anche estremi, il chador buttato a terra – cencio da medioevo -, non hanno fatto presa.

Purtroppo un ecumenismo buonista ci copre gli occhi.

Gli Stati Uniti, un tempo custodi di un ordine mondiale democratico, si inginocchiano per l’ennesima volta di fronte alle guerriglie talebane divenendo, ancora una volta, artefici di confusione e non di libertà.

Le donne afgane tornano ad essere al pari di animali da riproduzione e nessuna voce si scaglia più contro questa ignominia.

Il sangue di giovani soldati occidentali sparso sulla terra non grida solo giustizia ma verità e rispetto per la loro missione di democrazia.

Il sangue di troppe giovani vittime colpevoli solo di vivere “nella parte sbagliata del mondo” muoiono sotto “bombe intelligenti” che dimostrano, sempre di più, la “stupidità del genere umano”.

Senza dimenticare la continua corsa ad un riarmo che in apparenza vuole imporre la pace ma poi diventa solo “fabbrica di morti”.

Scusami se mi rivolgo a te solo oggi.

Ma sento attorno a me il silenzio della rassegnazione di un mondo prono alla violenza.
Sento l’ipocrisia di chi vorrebbe un mondo organizzato dall’alto con scelte di chi, nel mondo, ormai non vive più perché abituato alle mollezze di un cultura che vuole essere solo di morte e non più di vita.

Oggi saresti stata l’emblema vivente di una riscossa necessaria ad un mondo senza più attributi né coraggio.

Saresti quel punto di riferimento di chi, come me e tanti altri, crede ancora nella possibilità che questo martoriato mondo possa tornare ad essere luogo di pace, di rispetto reciproco, luogo in cui le “libertà individuali” possano divenire valore aggiunto.

Ma, purtroppo, non ci sei più e sentiamo terribilmente la tua mancanza.
Ci manchi, mi manchi!

15 settembre 2006 – 15 settembre 2024

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Editoriali

Omosessualità, il caso del Vescovo Reina e le ombre sulla formazione nei seminari

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L’inchiesta sul Vescovo Reina getta luce su presunte problematiche all’interno della Chiesa, alimentando il dibattito sulla formazione dei sacerdoti e il trattamento dell’omosessualità nei seminari cattolici

L’omosessualità, la maturità umana e i requisiti per il sacerdozio sono temi centrali di un dibattito che negli ultimi anni ha assunto una dimensione sempre più rilevante all’interno della Chiesa Cattolica.

Questo approfondimento de L’Osservatore d’Italia intende analizzare il contesto che coinvolge il Vescovo Baldo Reina, ex rettore del seminario di Agrigento, accusato di aver adottato pratiche discutibili nella formazione dei seminaristi, in particolare riguardo ai candidati con tendenze omosessuali.

La vicenda è stata approfondita in una recente inchiesta giornalistica, che solleva interrogativi sulle dinamiche di discernimento, il rispetto dei “fori” interno ed esterno e la condotta morale all’interno dei seminari cattolici.

La formazione nei seminari: un quadro confuso

Un primo elemento critico è la mancanza di un progetto formativo univoco che regoli la formazione dei seminaristi in modo uniforme in tutta la Chiesa cattolica.
I seminari, infatti, seguono orientamenti e approcci diversi, il che complica il processo di valutazione dei candidati al sacerdozio. In questo contesto, emergono problematiche legate alla gestione delle tendenze omosessuali e al modo in cui queste vengono affrontate durante la formazione.

La Chiesa Cattolica ha stabilito una distinzione tra due concetti fondamentali nella gestione della formazione: il foro interno e il foro esterno. Il primo riguarda l’intimità spirituale e personale del candidato, tutelato dal sigillo sacramentale e gestito da padri spirituali e confessori. Il secondo concerne la dimensione pubblica e formativa del seminarista, supervisionata da rettori e insegnanti. Tuttavia, il confine tra questi due “fori” non sempre viene rispettato, come dimostrato nel caso del seminario di Agrigento.

Tanto si potrebbe scrivere sulle origini e sviluppo della coscienza ecclesiale di questi due “fori” ma prendiamo un intervento di Papa Francesco che vale a spiegare bene in cosa consista: «E vorrei aggiungere – fuori testo – una parola sul termine “foro interno”. Questa non è un’espressione a vanvera: è detta sul serio! Foro interno è foro interno e non può uscire all’esterno. E questo lo dico perché mi sono accorto che in alcuni gruppi nella Chiesa, gli incaricati, i superiori – diciamo così – mescolano le due cose e prendono dal foro interno per le decisioni in quello all’esterno, e viceversa. Per favore, questo è peccato! È un peccato contro la dignità della persona che si fida del sacerdote, manifesta la propria realtà per chiedere il perdono, e poi la si usa per sistemare le cose di un gruppo o di un movimento, forse – non so, invento –, forse persino di una nuova congregazione, non so. Ma foro interno è foro interno. È una cosa sacra. Questo volevo dirlo, perché sono preoccupato di questo». (Papa Francesco – Presentazione della nota sull’importanza del Foro Interno e l’inviolabilità del sigillo sacramentale, 29 giugno 2019.)

La nota sull’intervento, ovviamente, ci aiuta a capire dalle stesse parole di Papa Francesco l’importanza e la serietà con cui vengono visti i due “fori”, specialmente quello interno.

Il caso di Agrigento: “Libertà” o pressioni?

Nel seminario di Agrigento, sotto la direzione di Baldo Reina, un giovane seminarista con tendenze omosessuali è stato inviato a seguire un percorso noto come “Verdad y Libertad”, un programma di guarigione dall’omosessualità, ampiamente criticato e condannato sia dalla comunità scientifica che dalla Chiesa stessa.

La decisione di sottoporre il giovane a questo programma, che ha provocato disorientamento e danni psicologici, è stata presa nel foro esterno, sotto la supervisione di Reina quando era rettore del seminario di Agrigento.

Questo solleva questioni etiche e pastorali, poiché la proposta di partecipare a tali programmi dovrebbe avvenire con il consenso del seminarista, che però si è trovato di fronte a pressioni implicite per conformarsi.

L’elemento più inquietante è l’assenza di separazione tra foro interno ed esterno: il seminarista, che si è confidato spiritualmente, è stato poi giudicato e obbligato a seguire un percorso di “cura” che violava i principi di riservatezza e rispetto del foro interno. Questo modus operandi è stato fortemente criticato, poiché ha sovrapposto il giudizio spirituale a quello formativo, con effetti devastanti sulla persona coinvolta.

Le critiche a Reina: Un giudice unico?

Reina ha agito come giudice unico nel caso del seminarista, dimostrando una gestione della formazione caratterizzata da un’autorità indiscutibile e da un’interpretazione rigida delle norme. L’inchiesta pubblicata su “Domani” evidenzia come il percorso imposto al giovane seminarista non solo mancasse di fondamento medico e psicologico, ma fosse anche moralmente discutibile. Le pratiche proposte dal programma “Verdad y Libertad” sono state condannate in vari paesi, compresa la Spagna, e ritenute contrarie agli insegnamenti della Chiesa stessa (QUI L’ARTICOLO DEL QUOTIDIANO DOMANI).

Un clima di tensione nella Diocesi di Roma

La nomina di Baldo Reina come vescovo ausiliare di Roma ha sollevato preoccupazioni anche per la gestione della Diocesi di Roma, in particolare per quanto riguarda la gestione del patrimonio immobiliare e le dinamiche interne al Vicariato. La presenza di figure discusse, come Don Renato Tarantelli Baccari, ex avvocato diventato sacerdote, e Mons. Michele Di Tolve, ex rettore del seminario lombardo, ha creato un clima di sfiducia e tensione tra i sacerdoti romani. La mancanza di trasparenza e il rischio di favoritismi hanno alimentato il malcontento.

Il caso del Vescovo Reina solleva questioni profonde su come la Chiesa Cattolica gestisce la formazione dei futuri sacerdoti, soprattutto quando si tratta di tematiche delicate come l’omosessualità. L’assenza di un progetto formativo chiaro e la mancata distinzione tra foro interno ed esterno espongono i candidati a pressioni psicologiche e morali che possono compromettere il loro percorso. La Chiesa dovrà riflettere su questi episodi per garantire un ambiente di formazione più rispettoso e trasparente, evitando che si ripetano errori simili.

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Editoriali

Mario Draghi e Gianni Letta ospiti di Marina Berlusconi: un incontro che scuote il panorama politico

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L’ex premier Mario Draghi a Milano: tensioni e segnali di distacco dal governo Meloni

La notizia dell’incontro tra Mario Draghi e Marina Berlusconi, tenutasi mercoledì 11 settembre, ha scatenato un forte dibattito politico, soprattutto dopo che l’Ansa l’ha resa pubblica solo tre giorni dopo. L’ex Presidente del Consiglio, visto uscire dall’abitazione della primogenita di Silvio Berlusconi in corso Venezia a Milano, avrebbe partecipato a un incontro definito “di cortesia” e pianificato da tempo, secondo quanto riferito da un portavoce della famiglia Berlusconi.

Tuttavia, la tempistica e il contesto politico rendono difficile non interrogarsi sulle implicazioni di questo incontro. Draghi era appena tornato da Bruxelles, dove aveva presentato un rapporto sulla competitività europea, e poche ore dopo la sua visita milanese è stato visto anche Gianni Letta, figura storica di raccordo tra la famiglia Berlusconi e Forza Italia.

L’incontro arriva in un momento delicato per Forza Italia, che negli ultimi mesi ha manifestato segnali di distacco dagli alleati di governo, in particolare Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni. In questioni cruciali come i diritti civili e la giustizia, il partito azzurro ha mostrato una crescente distanza dalle posizioni conservatrici del governo. Sebbene in Parlamento non ci siano stati strappi concreti, le dichiarazioni di Marina Berlusconi e le recenti mosse del gruppo Mediaset rivelano un progressivo smarcamento.

Solo qualche mese fa, Marina Berlusconi aveva dichiarato senza mezzi termini di sentirsi “più in sintonia con la sinistra di buon senso” su temi come l’aborto, il fine vita e i diritti LGBTQ. Questa presa di posizione, già significativa, viene ora amplificata da una nuova iniziativa di Mediaset, guidata da Pier Silvio Berlusconi: a partire dal 15 settembre, tutte le reti del gruppo manderanno in onda una serie di spot che promuovono la diversità e l’inclusione, una scelta che suona come una sfida indiretta alle politiche del governo Meloni.

Questo segnale non arriva solo dal fronte mediatico, ma si estende anche al contesto politico. Forza Italia sembra voler tracciare una linea di distinzione, tentando di riaffermare la propria identità moderata e liberale, distante dalle posizioni più radicali dell’esecutivo attuale.

Con queste mosse, la famiglia Berlusconi sembra voler riposizionarsi nel panorama politico italiano, lasciando intendere che potrebbe non voler più seguire pedissequamente la linea degli alleati di destra.

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