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Maltrattamento, cattura, uccisione e furto aggravato di un esemplare di una specie animale particolarmente protetta. Sono le contestazioni che i carabinieri di Rimini, con i colleghi Forestali, muovono a due persone, denunciate al termine dell’indagine sul lupo avvelenato, ucciso e appeso per le zampe a una pensilina di una fermata dell’autobus nel Comune di Coriano (Rimini), a inizio novembre
Dai dati raccolti dal 1 novembre 2016 al 30 aprile 2017, è emerso che solo il 6% dei decessi di lupi registrati è riconducibile a cause naturali, mentre gli incidenti stradali (53%) ed il bracconaggio (32%) rappresentano le prime cause di morte. Tuttavia queste percentuali sono difficilmente rappresentative, in quanto è molto più probabile rinvenire una carcassa lungo la strada piuttosto che in un bosco: quindi sia il bracconaggio che le morti naturali potrebbero avere un’incidenza maggiore, sebbene dietro agli stessi investimenti si possano nascondere episodi di avvelenamento che debilitano i lupi esponendoli maggiormente al rischio di incidenti.
Gli episodi di bracconaggio sono stati compiuti con i mezzi più diversi, dalle armi da fuoco a lacci a bocconi avvelenati. Tra le regioni con il numero più elevato di segnalazioni (prevalentemente per incidenti stradali) spunta il Piemonte, in cui il lupo è presente almeno dal 1992 e che rappresenta un corridoio essenziale per la sopravvivenza del lupo sull’Arco alpino.
Il problema della mortalità per cause antropiche, per quanto difficile da stimare, si conferma, ancora una volta, significativo per la popolazione di lupo italiana, soprattutto sull’Arco alpino.
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