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Sulla rimborsopoli a 5 stelle Luigi Di Maio chiude il cerchio a distanza di pochi giorni di distanza dallo scoppio della ‘tempesta’ sui mancati tagli dello stipendio da parte di alcuni parlamentari. Non una conferenza stampa, ma una dichiarazione davanti alle telecamere in cui scandisce gli otto nomi di chi per M5s si è autoescluso.
“Ivan Della Valle – scandisce – che non ha dato l’autorizzazione ad accedere agli atti, non avrebbe donato per circa 270mila euro; Girolamo Pisano per circa 200mila euro; Maurizio Buccarella, che ci ha dato l’autorizzazione, non avrebbe donato per 137 mila euro; Carlo Martelli, che non ci ha dato l’autorizzazione, non dovrebbe aver donato circa 81mila euro; Elisa Bulgarelli, che ci ha dato l’autorizzazione per circa 43mila euro; Andrea Cecconi per circa 28mila euro; Silvia Benedetti per circa 23mila euro; Emanuele Cozzolino per circa 13 mila euro”.
Il candidato pentastellato alla presidenza del Consiglio ha interrotto il suo rally elettorale per fare tappa a Roma:
Ha voluto recarsi in banca, quasi a dare il buon esempio, per certificare le somme volontariamente restituite allo Stato, per un totale di oltre 370mila euro. A stretto giro hanno iniziato a seguirlo su Facebook, alla spicciolata, alcuni parlamentari. Fra questi Massimiliano Bernini, finito nella black liste de ‘Le Iene’, ma indicato dal capo politico fra i più generosi sul fronte delle donazioni e anche Silvia Benedetti, che ha rivendicato solo errori formali, ma che è stata indicata da Di Maio fra gli autoesclusi. Al Rally che riprende fino alla sua conclusione a Roma il 2 marzo anche la rivendicazione della “settimana dell’orgoglio” che inizia, per dirla con le sue parole, “con i nomi che abbiamo cacciato fuori”, perché nel Movimento le regole si rispettano “e questa è una garanzia per gli italiani”.
Dove vanno i soldi dei parlamentari grillini
Previsto fin dal 1993 (decreto legislativo 385), ricorda il Corriere, fu attivato con molto ritardo con tre decreti ministeriali emanati fra la fine del 2014 e l’inizio del 2015.Scopo del Fondo è la concessione di garanzie pubbliche sulle operazioni di microcredito, cioè sulla concessione di prestiti fino a 25 mila euro (35 mila in alcuni casi) a lavoratori autonomi e piccole imprese con non più di 5 dipendenti.
La vicenda, aveva detto il candidato a Palazzo Chigi del Movimento, si rivelerà un boomerang per gli altri partiti, “perché ora per i cittadini è chiaro che noi abbiamo restituito 23 milioni di euro mentre gli altri si sono intascati fino all’ultimo centesimo”. In perfetta sintonia con Beppe Grillo che, di passaggio a Roma, ha spinto ad andare avanti i suoi: “alla fine ci favorirà”.
Sul blog dei 5 stelle Di Maio conclude: “Chi pensava di farci del male non solo non ci ha fatto niente, ma ci sta rendendo migliori di quello che siamo. Questo caso è chiuso, abbiamo fatto chiarezza e siamo completamente trasparenti. Gli altri partiti prendano esempio”.
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