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RIFORME: GRASSO DICE NO AGLI 80MILIONI DI EMENDAMENTI DELLA LEGA

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Redazione

Il presidente del Senato Pietro Grasso dichiara irricevibili gli oltre 80 milioni di emendamenti della Lega sulle riforme. "Per rispettare i tempi stabiliti dal calendario dei lavori – ha detto Grasso – la presidenza è impossibilitata a vagliare nel merito l'abnorme numero di emendamenti se non al prezzo di creare un precedente che consenta di bloccare i lavori parlamentari per un tempo incalcolabile".
Ieri il premier Matteo Renzi aveva chiarito di come la pensano il governo e il Pd sul "problema" Calderoli: "la sua mossa ostruzionistica è fuori da ogni regola e dunque non le si può consentire di fermare la riforma". Aumenta intanto lo stato di agitazione della minoranza Pd per quello che Pier Luigi Bersani ha definito "il delirio trasformista" di Verdini. Intanto  in Aula è in corso l'illustrazione degli emendamenti

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La 'road map' di Palazzo Madama prevede che oggi ci sia l'illustrazione degli emendamenti e da mercoledì l'inizio delle votazioni sull'articolo 1 del ddl costituzionale. Il presidente del Senato dovrebbe pronunciarsi di volta in volta, su ciascun articolo, sull'ammissibilità degli emendamenti. Dunque solo quando si arriverà all'esame dell'art. 2 ci sarà una parola definitiva sulla questione che ha tenuto banco per tutta l'estate: la possibilità di cambiare le parti del testo già approvate con doppia lettura conforme dalla Camera e dal Senato.
Ma prima di arrivare a quel punto, non poche insidie si celano nei voti segreti sull'articolo 1. Perciò governo e maggioranza avrebbero intenzione di chiedere di votare prima l'art. 10, una mossa che avrebbe l'effetto di far cadere molti emendamenti all'art. 1 ed evitare diverse votazioni a scrutinio segreto.
Davanti a un percorso così irto di pericoli, il ministro Boschi mantiene una posizione di ottimismo prudente. "Lavoreremo fino in ultimo per allargare il consenso e speriamo che prevalga il buonsenso", dice Matteo Orfini. Ma da New York Matteo Renzi si mostra sicuro: "Non c'è nessuna impasse: nessun tentativo ostruzionistico ci fermerà. Con la stessa serenità e decisione dimostrata finora porteremo a casa la riforma che i cittadini con il referendum dovranno decidere se approvare o no".
L'accordo raggiunto la scorsa settimana non ha cancellato del tutto, però, nemmeno i problemi nella maggioranza. Da Ncd Gaetano Quagliariello torna a chiedere una verifica di governo dopo l'ok alle riforme. E la minoranza Pd insiste sulla necessità di cambiare le regole per l'elezione del presidente della Repubblica e le norme transitorie per l'elezione dei senatori. "Abbiamo ottenuto una riduzione del danno ma c'è ancora qualcosa da migliorare", dichiara Pier Luigi Bersani. Poi aggiunge: "In Parlamento vedo il senatore Verdini e compagnia, con gli amici di Cosentino e compagnia, che stanno cercando di entrare nel giardino di casa nostra per fare il partito della nazione. Siccome questo è un delirio trasformista, mi aspetterei che dal Nazareno venisse una parola chiara". Ma i renziani tagliano corto: "Verdini – replica Andrea Marcucci – è stato un parlamentare della maggioranza durante il governo Letta e ha già votato le riforme"
 

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