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RIFORMA DELLA SCUOLA: ARRIVA L' OK DAL SENATO

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Tempo di lettura 4 minuti Su 273 senatori presenti, 159 sono stati i sì e 112 i no: con uno scarto di 47 voti dunque maggioranza e governo incassano la fiducia

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di Christian Montagna

Roma – E’ passata la fiducia posta dal governo al Senato sul maxiemendamento per la riforma della scuola. Su 273 senatori presenti, 159 sono stati i sì e 112 i no. Con uno scarto di 47 voti dunque maggioranza e governo incassano la fiducia. Nonostante gli ultimi dissapori all’interno del Pd, la vittoria è arrivata ugualmente. Assenti alle votazioni tre senatori Ncd, Esposito, Bonaiuti e Giovanardi. Il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, ha scritto in un sms al premier Matteo Renzi “Ce l’abbiamo fatta”. Dopo oltre un mese di proteste, il disegno di legge “Buona scuola” è stato licenziato da Palazzo Madama per ritornare nuovamente alla Camera ed essere poi definitivamente approvato entro il 7 Luglio. 


Bagarre in aula e nelle piazze. In aula e nelle piazze dopo l’annuncio della maggioranza al Senato scoppiano le proteste. Da Movimento Cinque Stelle a Gasparri fioccano insulti e dissensi nei confronti del governo accusato, secondo Grillo, di aver “fatto morire la scuola”. Nelle piazze, all’esterno, cortei di dissidenti hanno sfilato reclamando contro la riforma giudicata non idonea alla scuola.

 

Il ddl scuola. Si punta al rafforzamento dell’autonomia scolastica con quello che a breve da disegno di legge potrebbe diventare riforma. Libertà nella gestione degli edifici, della didattica, dei progetti formativi e dei fondi a disposizione di ogni singola scuola. L’organico sarà gestito direttamente dal dirigente scolastico che potrà proporre le cattedre ai docenti (a partire dall'anno scolastico 2016/2017) e i posti utilizzando gli albi territoriali che – dal 2016 – racchiuderanno le Reti di scuole. La chiamata degli insegnanti sarà, dunque, senza più graduatorie ma sulla base degli albi (o ambiti) a cui si accederà per concorso pubblico oppure tramite il Piano straordinario di assunzioni 2015.


Ecco cosa cambierà e come il Senato ha modificato alcuni contenuti del testo:
L’autonomia. Con l'articolo 1 viene ribadita l'autonomia scolastica da attuare attraverso alcuni strumenti: la possibilità di rimodulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina; il potenziamento del tempo scuola anche oltre i modelli e i quadri orari; la programmazione plurisettimanale e flessibile dell'orario complessivo. Le scuole dovranno dunque garantire “ l'apertura pomeridiana delle scuole e la riduzione del numero di alunni e di studenti per classe” o potrà prevedere “articolazioni di gruppi di classi, anche con potenziamento del tempo scuola o rimodulazione del monte orario rispetto a quanto indicato al decreto del presidente della Repubblica 89 del 2009”. Infine, le scuole potranno rimanere aperte anche d'estate. Nei periodi di sospensione dell'attività didattica, infatti, gli istituti e gli enti locali promuoveranno 'attività educative, ricreative, culturali, artistiche e sportive' da svolgersi negli edifici scolastici.

Le cento mila assunzioni. Il testo conferma l'assunzione, da quest'anno, di circa 100 mila docenti: i vincitori e gli idonei del concorso a cattedre del 2012 e gli iscritti nelle graduatorie a esaurimento. Rimangono fuori dal Piano straordinario di assunzioni gli abilitati della seconda fascia delle graduatorie di istituto. I docenti che saranno assunti con il Piano straordinario di assunzioni 2015 potranno scegliere se entrare di ruolo sul sostegno oppure sui posti comuni. Quindi salta l'obbligo per gli insegnanti abilitati al sostegno di essere assunti sui posti medesimi.


 

I presidi. Il dirigente scolastico, nel conferire gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all'ambito territoriale di riferimento sarà “ tenuto a dichiarare l'assenza di cause di incompatibilità derivanti da rapporti di parentela o affinità entro il secondo grado con i docenti iscritti nel relativo ambito territoriale.” L'incarico è conferito con l'accettazione della proposta da parte del docente. Nel caso di più proposte, il docente effettua la propria opzione fra quelle ricevute, fermo restando l'obbligo di accettarne almeno una. In caso di inerzia dei dirigenti scolastici nella individuazione dei docenti, sarà l'ufficio scolastico regionale a provvede ad assegnarli d'ufficio alle istituzioni scolastiche. Lo stesso Usr provvederà a conferire l'incarico ai docenti non destinatari di alcuna proposta.

La valutazione dei dirigenti scolastici. A valutare i dirigenti scolastici, che saranno giudicati in base al programma formativo scolastico, ci sarà una commissione formata da tecnici del ministero dell’Istruzione.

Educazione fisica alle elementari. Tutti coloro che avranno una specializzazione in scienze motorie, dal prossimo anno, potranno insegnare anche nelle scuole elementari.

I bonus annuali ai docenti. I docenti avranno 500 euro all'anno per la propria formazione: si va dai libri ai software, dai concerti ai corsi. A questi si aggiungono anche 40 milioni di euro stanziati per la loro formazione durante il servizio. Il ddl, inoltre, mette a disposizione 200 milioni di euro a partire dal 2016 per il merito del singolo docente: il bonus verrà distribuito dal dirigente al docente che lo merita, motivando la decisione al consiglio di Istituto.


Le supplenze. Sarà sempre compito del dirigente scolastico assegnare le supplenze fino a dieci giorni con personale dell’organico dell’autonomia. Il docente interessato alle supplenze, “se impiegato in gradi di istruzione inferiore, conserva il trattamento stipendiale del grado d'istruzione di appartenenza”.


Il sistema di valutazione. Al fine di potenziare il sistema di valutazione delle scuole è autorizzata la spesa di 32 milioni di euro dal 2016 al 2019. Con la modifica vengono stanziati 8 milioni per ciascuno degli anni dal 2016 al 2019. La spesa è destinata alla realizzazione delle rilevazioni nazionali degli apprendimenti; alla partecipazione dell'Italia alle indagini internazionali; e all'autovalutazione e alle visite valutative delle scuole.


L’alternanza scuola – lavoro. Il ddl rafforza il collegamento fra scuola e mondo del lavoro. In particolare, introduce una previsione di durata minima dei percorsi di alternanza scuola-lavoro negli ultimi 3 anni di scuola secondaria di secondo grado (almeno 400 ore negli istituti tecnici e professionali e almeno 200 ore nei licei), prevede la possibilità di stipulare convenzioni anche con gli ordini professionali e dispone che l'alternanza può essere svolta durante la sospensione delle attività didattiche e anche con la modalità dell'impresa formativa simulata.


Curriculum studenti. Per l'esame di Stato delle scuole superiori la commissione d'esame terrà conto del curriculum dello studente.


La mensa scolastica. Le istituzioni che gestiscono le mense scolastiche potranno inserire nei bandi di gara, per l'affidamento dei servizi, criteri di priorità per l'inserimento di prodotti agricoli e alimentari a chilometri zero, proveniente dall'agricoltura biologica, a ridotto impatto ambientale e di qualità e della pesca sociale.


Il pronto soccorso nelle scuole. Per promuovere la conoscenza delle tecniche di primo soccorso nelle scuole elementari, medie e superiori saranno attivate "iniziative specifiche" rivolte agli studenti.
 

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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