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RIFORMA DEL SENATO: È QUASI FATTA. MARTEDÌ IL VOTO FINALE

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Tempo di lettura 2 minutiDurante le votazioni segrete la maggioranza si abbassa circa di 10/15 unità

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Redazione

Il presidente del Senato Pietro Grasso ha annunciato che le dichiarazioni di voto finale sul ddl Boschi e il voto avverranno in Senato martedì prossimo, 13 ottobre, dalle 15 in diretta tv. Il Senato ha infatti approvato l'ultimo articolo del ddl Boschi, il 41. I sì sono stati 165, i no 58, gli astenuti 2. La riforma del Senato è dunque ad un passo dall'approvazione da parte di Palazzo Madama. Oggi gli ultimi sì agli tabella rimanenti. Durante l'esame dell'articolo 38 del provvedimento, un emendamento all'articolo in questione con il voto segreto è stato bocciato con 145 no, 110 si e 5 astenuti. Durante le votazioni segrete la maggioranza si abbassa circa di 10/15 unità. Nel voto successivo la maggioranza è arrivata a 169.

Ieri è stato dato il via libera agli tabella delle riforme che introducono il nuovo federalismo, tra l'altro aumentando le materie su cui sarà possibile la devoluzione delle competenze dallo Stato alle Regioni. Ma il colpo di scena è arrivato dall'accoglimento da parte del governo di un ordine del giorno di Raffaele Ranucci (Pd) che impegna l'esecutivo a presentare a breve una riforma che tagli il numero delle Regioni. La presentazione di un emendamento dell'esecutivo sulla discussa norma transitoria certifica l'intesa interna al Pd, mentre l'opposizione si divide e dentro forza Italia si registra una spaccatura verticale. Il Senato ha approvato l'articolo del ddl Boschi che riscrive l'articolo 117 della Costituzione, cioè l'assetto federale. Il nuovo testo abroga le materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni, e riporta in capo allo Stato alcune materie, tra cui la tutela dell'ambiente e dei beni culturali, l'energia, le infrastrutture strategiche, la protezione civile. In più nel nuovo articolo 117 c'è la cosiddetta clausola di salvaguardia dell'unità nazionale: lo Stato potrà riprendersi alcune competenze "quando lo richiede la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica della Repubblica o lo rende necessario la realizzazione di programmi o di riforme economico-sociali di interesse nazionale".

A compensare la centralizzazione di alcune competenze, c'è però l'approvazione di un emendamento di Francesco Russo (Pd), fatto proprio e riformulato dal governo, che amplia le materie che potranno essere devolute dallo Stato alle Regioni, purché esse abbiano i conti a posto. Potranno essere devolute l'organizzazione della giustizia di pace, l'istruzione, le politiche attive del lavoro e la formazione professionale, la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, e il governo del territorio. L'emendamento di Russo aggiunge a tali materie le "disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per le politiche sociali" e il commercio con l'estero. Ma ad animare il dibattito ci ha pensato un ordine del giorno di Raffaele Ranucci che impegnava il governo a presentare una riforma che riduca il numero delle regioni, prima che entri in vigore il ddl Boschi.

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